Vescovi Toscani
«Unioni civili», lettera di mons. Scatizzi al Consiglio comunale di Pistoia
Pubblichiamo il testo integrale della lettera inviata il 18 luglio scorso dal vescovo di Pistoia mons. Simone Scatizzi, al Consiglio comunale di Pistoia, dopo che quest’ultimo aveva dato il via libera al registro delle unioni civili.
Ho letto che il Consiglio comunale, senza giungere all’approvazione delle nozze gay, ha però dato vita al registro delle «unioni civili», facendo un primo scalino verso forme negate dall’etica generale. Prima di ogni altra considerazione mi piacerebbe molto che si evitassero certi eufemismi, sia scrivendo che parlando, perché sembrano nascondere la realtà quasi per un certo pudore ma, nella vita sociale, sanno di stratagemmi per far bypassare un’idea dinanzi all’opinione pubblica e, quindi, hanno il sapore di un’ipocrisia.
Le unioni civili esistono già, costituite da un uomo e da una donna che riconoscono solo il legame consapevolmente e reciprocamente assunto, dinanzi allo Stato. So che la maggioranza dei consiglieri è data da uomini: non so se certi consiglieri si sono resi conto di dare un ulteriore colpo all’identità maschile. E’ risaputo, da diverso tempo ormai, che è sempre più in calo non solo la fecondità maschile ma anche la stessa virilità. Si scrive e si vocifera in tutti gli spazi della comunicazione: quotidiani, riviste settimanali e specialistiche, saggi, discussioni radio-televisive – che la perdita della virilità maschile dà indici sempre più alti. È proprio partendo anche dai dati emersi in occasione del referendum sulla legge 40/2004 – che indicano come nei prossimi anni si arriverà ad una percentuale davvero impressionante circa l’infertilità maschile – che ogni forma che incoraggia lo svilimento della mascolinità e la confusione di genere è incomprensibile.
Al congresso di Copenaghen sulla riproduzione umana e sulla embrionologia, il 20 giugno scorso, Bill Ledger, docente all’università di Sheffield, ha ipotizzato che entro un decennio l’infertilità colpirà non più una coppia su sette, come oggi avviene, ma una coppia su tre.
Questa perdita dell’identità maschile, con tutte le sue conseguenze e causata dalla mancanza di modelli autorevoli e credibili; da un’educazione in gran parte nelle mani femminili, da contesti di assenza o di insignificanza psico-pedagogica della figura paterna. Non si può ignorare che l’uso di droghe ed alcolici sta aumentando tra i pre-adolescenti proprio a causa di una fragilità dell’identità e dell’inquietudine psico-affettiva con le conseguenze facilmente prevedibili.
La cultura attuale, dunque, sta mettendo in crisi la virilità propria del maschio. Il grido di allarme, partito dagli Stati Uniti, sta riecheggiando in tutta Europa e perciò, anche in Italia. Non sono certo le leggi spagnole di Zapatero che potranno migliorare la situazione. Se è vero, come è vero, che le persone omosessuali per motivi del Dna sono una piccolissima minoranza, si deve arrivare ad ammettere, implicitamente o esplicitamente, che la grande maggioranza di essi sono il prodotto di un contesto socio-culturale: la femminilizzazione della società. Gli uomini, secondo quanto riferisce la stampa spendono più delle donne per cosmetici, depilazione, parrucchieri trucchi di vario genere, chirurgia estetica, eccetera. Da qui bisessualità conclamata, esperienze negative nell’infanzia, mancanza di formazione all’amore e alla sessualità, orgoglio gay e via dicendo.
Se così stanno le cose – e chi è informato dimostri il contrario – non solo le nozze gay sono un ulteriore elemento negativo, ma anche lo stesso registro delle unioni omosessuali.
Avrei davvero piacere di sapere se i consiglieri comunali che hanno votato la delibera del caso, hanno considerato certi aspetti del problema, e mi sarebbe gradita una risposta seria dal Consiglio o almeno da qualcuno di essi.
2) Il registro delle unioni omosessuali è stato considerato soltanto un aiuto alla coppia sessualmente omologa senza considerarne le influenze sulle nuove generazioni, o si è inteso omologare tutto?
3) Da che mondo è mondo, il matrimonio è sempre stato il fenomeno base della formazione della società, anche se in forme diverse perché andare incontro a un’esclusione dell’impegno sociale della coppia, non riconoscendo essa la funzione dello Stato, per chiedere poi allo Stato sostegno ed aiuto? Non parlo del matrimonio religioso, ma di quello civile.
4) I consiglieri hanno preso coscienza e consapevolezza di quanto ho denunciato sopra, cioè della crisi della mascolinità anche in Italia, oltre che nel mondo?
5) Hanno avuto consapevolezza che i sessuologi e gli andrologi hanno sempre più richieste di intervento proprio per una svirilizzazione del maschio?
6) Credono davvero che queste soluzioni – norma o legge che sia – non incidano sul comportamento comune? Chi conosce la mentalità popolare – e i consiglieri dovrebbero conoscerla – sa che la gente comune ragiona in termini semplici «Se la legge lo permette, significa che non è male!». Bene! Hanno preso coscienza che questa deriva culturale porterà sofferenza psicologica a persone che si troveranno defraudate di tanti contenuti importanti di vita? Hanno parlato mai con serietà, con persone omosessuali per coglierne l’angoscia e la disperazione che spesso le intridono?
7) La richiesta di «una possibile adozione» non dice proprio nulla circa la sofferenza che producono certe incompiutezze di genere? Credono davvero che tutto si risolva nella persona con una legge, o una torma pseudo-giuridica, che sembra non solo accettare ma convalidare certi comportamenti?
8) Spetta proprio ai consigli comunali, che hanno carattere amministrativo, deliberare o darne l’impressione, su questi punti nodali dell’etica di una società?
9) Si sono resi conto i consiglieri che i pre-adolescenti e gli adolescenti, così poco seguiti nell’educazione etica della vita e nella formazione alla sessualità, hanno un periodo di assestamento e di ricerca della propria identità e, di conseguenza, queste indicazioni che provengono dalla società civile possono non aiutarli ad uscire da quell’ambiguità che l’amicizia stessa, con il suo carico di affettività, può ingenerare nel loro inconscio?
10) Si sono resi conto che porteranno nella vita la responsabilità di aver incentivato la confusione di genere in momenti significativi della maturazione della personalità ed avranno il risentimento, se non l’odio, di tanti sofferenti ed angosciati per la loro incompiutezza?
11) I consiglieri comunali si sono resi conto che la differenza di genere – maschile e femminile – è una ricchezza della vita psichica della coppia, e nello stesso tempo del singolo partner, per gli aspetti originali e acquisiti che il maschile porta al femminile e il femminile al maschile, mentre ciò non avviene nella coppia omosessuale?
12) Mi si dica: incentivare la soppressione tra maschile e femminile è una conquista civile o non piuttosto un inquinamento della realtà naturale e, quindi, una forma da evitare assolutamente?
13) La ricchezza della vita di coppia non sta solo nel legame, ma anche nel completamento delle diversità con una maturazione permanente, anche se faticosa: si ritiene la maturazione di genere, e quindi personale, un valore, oppure si ritiene un bene la fissazione della personalità ai primi stadi dello sviluppo? I consiglieri si sono impegnati, prima, in una conoscenza della psicologia dinamica?
14) Che cosa hanno proposto, nel caso che abbiano voluto andare incontro a molte «situazioni irregolari», per aiutare preadolescenti, adolescenti e giovani a non cadere nel tranello di «prove» o di cedimenti, in un momento in cui emergono le pulsioni sessuali, disorientando così la psicologia giovanile?
15) Se il criterio dei consiglieri è stato quello di regolarsi sulla domanda di una minoranza, a quando il consenso civile per la pedofilia, le organizzazioni mafiose, il terrorismo come rivendicazione, la stessa aggressività e la violenza fisica per farsi valere, la guerra preventiva, eccetera, eccetera? Mi vogliono spiegare perché alcune minoranze devono essere ascoltate ed altre no? E perché non debbono essere ascoltate le maggioranze che propugnano comportamenti che ne i consiglieri, ne il sottoscritto condividono, a cui ho accennato sopra? Oppure si considerano i comportamenti sessuali, anche più anormali, come fattori che non hanno sulla società nessuna incidenza?
16) Posta la laicità dello Stato, esiste un’etica naturale a cui fare riferimento, oppure no? E una cultura che ha difeso e difende la persona come valore su cui misurarsi, è un portato di arretratezza o di civiltà? Mi possono dire con chiarezza in quale civiltà si sono formati e, se non sono troppo indiscreto, a quale civiltà appartengono?
17) Se una comunità non condivide certe derive radicali e nichiliste, ha il diritto o no di difendersi con la stessa logica della ragione e non solo con la logica della fede? Avrà diritto una comunità, anche nel momento politico, ad opporsi a queste soluzioni che negano una storia, una civiltà acquisita ed ogni etica naturale?
18) È vero o no che i partiti che fanno certe scelte – vedi nazismo, comunismo, fascismo, liberismo selvaggio – finiscono per provocare soluzioni opposte, anche se non condivisibili? Basta osservare quello che sta succedendo nella Russia! Si è detto talvolta che per votare occorreva tapparsi il naso: la storia ci ha indicato come finiscono certe situazioni! Credono i consiglieri che si possa continuare una politica a colpi di testa, senza una linea precisa dovendosi continuamente tappare il naso?
Attendo umilmente delle risposte e non mi si dica che questa è un’invasione di campo. Sono un cittadino come tutti, ho votato sempre alle elezioni politiche e amministrative, pago le tasse, ho quindi diritto di sapere come gli amministratori la pensano e come intendono muoversi. Ho diritto di saperlo anche perché sono responsabile di una comunità ed ho il dovere di informarla e di illuminarla.