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UNESCO: MONS. FOLLO (S.SEDE), FAMIGLIA, SCUOLA, CITTÀ PER COSTRUIRE LA PACE

Famiglia scuola, città: per mons. Francesco Follo, osservatore permanente della Santa Sede presso l’Unesco, sono queste le “piccole società” da cui partire per “la costruzione della pace”. Nel suo intervento al Dibattito pubblico della Conferenza generale dell’Organizzazione Onu, pronunciato lo scorso 29 ottobre ma diffuso oggi dalla sala stampa vaticana, mons. Follo ricorda il recente richiamo del Papa alla “ecologia umana” come “necessità imperativa”, e si sofferma sul suo legame con l’educazione e la pace. Pace che, precisa il diplomatico, è un obiettivo raggiungibile partendo da famiglia, scuola e città, “piccole società” all’interno delle quali “trovare modelli o insegnamenti”. È infatti nella famiglia, “cellula sociale originaria” costituita “dai genitori e dai figli”, che “l’uomo impara ad essere umano”. “Imparare a vivere in famiglia è dunque una priorità”. “Seconda società” è “la scuola, luogo non solo di istruzione, ma anche di “apprendimento a comportarsi da esseri sociali”. La scuola, avverte mons. Follo, “verrebbe meno alla sua missione se proponesse soltanto un insegnamento teorico dimenticando di favorire l’introduzione ad una vita comune serena, necessaria allo sviluppo di ogni uomo”. “In un mondo profondamente diviso, minacciato da violenti scontri”, la scuola “può formare operatori di pace e promuovere una cultura di dialogo aperta all’autocritica”. In questo modo, prosegue mons. Follo, la scuola può inoltre combattere “situazioni di grande disuguaglianza”, esigere che “i diritti umani siano ovunque rispettati, e soprattutto può educare a comprendere ciò siamo: una sola famiglia umana!”. Ma famiglia e scuola si collocano all’interno della “città”, intesa nel suo significato originario secondo il termine “greco di città, paese o villaggio”. Il nostro mondo, osserva l’esponente della Santa Sede, “è sempre più urbanizzato e la città è diventata luogo di vita della maggior parte dei nostri contemporanei”. È diventata “in maniera contraddittoria il luogo in cui vivono e si esprimono la cultura più raffinata e la peggiore violenza, il luogo della ricchezza e della povertà schiacciante”. Per questo “è necessario impegnarsi affinché la città, il paese o il villaggio siano veramente umani”. In altri termini, affinché la comunità di persone che li costituisce sia consapevole della necessità di “fondare la propria esistenza su principi positivi che derivino dalle rispettive culture ​​e conducano ad una cultura di pace che bandisca ogni forma di violenza”. Di qui la conclusione di mons. Follo: “La costruzione della pace attraverso i tre strati – famiglia, scuola e città – può portare ad una cultura di pace che può influenzare, in modo più ampio, la coesistenza armoniosa delle nazioni”. Infine l’appoggio della Santa Sede alla “piattaforma intersettoriale per una cultura di pace e non violenza” dell’Unesco. (Sir)