Opinioni & Commenti
Un’allenza educativa tra tutti coloro che hanno a cuore l’uomo e la società
di Giuseppe Savagnone
La conclusione dell’anno scolastico trova il nostro sistema educativo ancora alle prese con una serie di limiti strutturali, che i recenti tagli operati dal governo non stanno certo giovando a risolvere. Ma è sempre più chiaro che il problema educativo oggi va molto al di là delle singole questioni tecniche che affliggono la scuola e coinvolge le radici stesse della nostra società.
Qualcuno ha messo in dubbio la validità dell’espressione «emergenza educativa», facendo notare che da sempre il rapporto tra vecchie e nuove generazioni è problematico e che ciò non ha nulla di eccezionale e di drammatico. La notazione è giusta a metà. È verissima per quanto riguarda la complessa realtà del mondo giovanile, che non è da enfatizzare e tanto meno da demonizzare. Ma in altre epoche a questa incertezza faceva riscontro una generazione più matura in grado di dare delle risposte che giuste o sbagliate erano comunque il frutto di una posizione largamente condivisa e saldamente acquisita. Oggi, invece, la crisi dei giovani è solo il riflesso di quella degli adulti che, di conseguenza, hanno ben poco da offrire loro in termini valoriali.
L’espressione «emergenza educativa» mantiene tutta la sua validità, dunque, se riferita agli educatori. Già nella famiglia, spesso, si è perduto il senso dell’educare e lo si è sostituito con una iperprotettività che finisce per essere controproducente. Non basta una sovrabbondanza di regali, magari fatti anche per farsi perdonare l’assenza da casa, a stabilire un valido rapporto educativo tra genitori e figli, specialmente se accompagnata dall’incapacità di dire «no» e dalla rinunzia ad imporre delle regole. Né si può ridurre la scuola a un luogo dove trasmettere abilità e competenze, o, peggio ancora, dove badare esclusivamente a completare lo svolgimento dei programmi e ad assegnare voti. Tutto ciò costituisce la parodia dell’educazione ed è alla base dei fallimenti a cui stiamo assistendo.
Questa situazione spiega perché i vescovi italiani, riuniti nella loro 59a assemblea generale, nei giorni dal 25 al 29 maggio scorsi, abbiano scelto, come tema del prossimo decennio pastorale, la questione educativa, considerata ha detto il cardinale Bagnasco «la sfida che attende la Chiesa italiana nei prossimi anni».
Una scelta autorevolmente confermata dalle parole pronunziate da Benedetto XVI nel suo incontro con i vescovi. Si tratta ha sottolineato il Papa «di porre mano a un progetto educativo che nasca da una coerente e completa visione dell’uomo, quale può scaturire unicamente dalla perfetta immagine e realizzazione che ne abbiamo in Gesù Cristo». A questo scopo Benedetto XVI ha auspicato la nascita di «una alleanza educativa tra tutti coloro che hanno responsabilità in questo delicato ambito della vita sociale ed ecclesiale».
Il punto è che bisogna innanzi tutto educare gli educatori. Sono loro lo abbiamo detto il vero problema. Nella stessa comunità cristiana ci si dovrà interrogare, tra l’altro, sull’adeguatezza della formazione che attualmente si offre alle coppie in vista del matrimonio e che poi saranno impegnate nell’educazione dei figli; sulla capacità di sostenere l’impegno di tanti docenti cattolici (non solo di religione!), che nella scuola finiscono per trovarsi soli ad affrontare problemi più grandi di loro; sulla qualità della preparazione che gli stessi presbiteri ricevono e che dovrebbe metterli in condizione di aiutare altri a maturare umanamente e cristianamente.
Ma per una questione di così vasta portata è ipotizzabile che l’alleanza di cui parlava il Pontefice possa andare al di là dei confini della comunità cristiana e coinvolgere tutti coloro che hanno a cuore il destino delle persone umane nella nostra società. La sfida educativa è anche una grande occasione di confronto e di dialogo, in cui tutti abbiamo la possibilità di imparare e di crescere. Non ci sono, né possono esserci, ricette precostituite. L’impegno che si delinea è di fondo e per certi versi costituisce un’incognita. Sappiamo solo che dalla sua riuscita dipende in larga misura il nostro futuro.