Toscana
Una Toronto sulle Apuane
Don Lucio Malanca, responsabile della pastorale giovanile per la diocesi di Lucca, ce ne parla al suo «viva voce» proprio di ritorno dal Santuario, dov’è stato per organizzare al meglio l’avvenimento. Per i giovani della sua diocesi sarà un altro importante appuntamento dopo il Forum dei giovani del 4 e 5 maggio e il prossimo convegno in programma per il 17 e 18 giugno, destinato in particolare agli operatori pastorali. «Si tratterà spiega di trovare forme e modi con cui dare gambe nei prossimi anni alla pastorale giovanile, fornendo all’arcivescovo linee pratiche e suggerimenti concreti. Punto di partenza saranno proprio le provocazioni che sono venute fuori dal Forum e dal dibattito successivo, ancora in corso sul sito www.dettotranoi.it. Il Forum continua: non a caso, a distanza di un mese, i giornali ne parlano ancora».
«Nessuno escluso», era lo slogan con cui la Chiesa lucchese si è rivolta a tutti giovani del proprio territorio. Qualcuno potrebbe pensare a una proposta magari accattivante ma non sufficientemente «forte». «In realtà precisa don Lucio la nostra pastorale giovanile è partita da poco, in modo non ancora organico, ed è in attesa di indicazioni più precise da parte della nostra Chiesa. E la scelta iniziale è stata quella di essere visibili: una visibilità che comunque non fosse un effetto speciale ma, sia pure con un linguaggio adeguato, fosse evidenza di ciò che siamo. Attualmente, il nostro scopo è dimostrare che la Chiesa di Lucca è fortemente interessata ad aprire un dialogo con tutti i giovani perché non esistono giovani lontani, quanto piuttosto giovani non ancora avvicinati. Il problema della qualità, poi, riguarda la formazione che ha per scopo l’aiutare i giovani a incontrare il Signore. Comunque, sicuramente non ho in testa una comunità di eletti, non solo per quanto riguarda i giovani ma come comunità di credenti, una comunità che in 100 casi su cento non è la migliore possibile ma è quella che hai. C’è poi da tener conto, com’è stato evidenziato anche attraverso il Forum e il questionario che lo ha accompagnato, che se da un lato i giovani che non hanno esperienza ecclesiale considerano la Chiesa come una sorta di agenzia spirituale cui però si chiede di essere animatrice di proposte aggregative anche ai fini del divertimento, i più inseriti chiedono cose molto chiare, come anche l’essere sostenuti e seguiti per quanto riguarda l’aspetto vocazionale».
Il tema della «qualità» è stato affrontato recentemente anche da don Luca Caprini, responsabile della pastorale giovanile per la diocesi di Pitigliano-Sovana-Orbetello, attraverso una riflessione pubblicata sulle pagine locali del nostro settimanale in margine alla giornata diocesana dei giovani, quest’anno in programma a Magliano ma poco partecipata. Una trentina di presenze in tutto: pochi ma buoni, sostiene il sacerdote, che nell’articolo ha invitato a «ripensare la nostra pastorale giovanile, abbandonando i criteri puramente numerici e le visioni pastorali legate a gruppi giovanili parrocchiali ormai in crisi».
L’invito è invece a ricoprire «una prassi in cui le nostre risorse umane e spirituali vengano messe in gioco per instaurare un profondo rapporto con i giovani là dove essi vivano (la scuola, la strada, la discoteca, lo sport, il volontariato…), basato tutto sulla qualità di una presenza e di una proposta mai scontata e sempre all’altezza». Una riflessione che certo tiene conto anche della particolarità di una diocesi poco popolata ma estesa dal Monte Amiata al mare, priva di città capoluogo e per questo quotidianamente «abbandonata», in molti casi, già all’epoca delle medie superiori in nome di un massacrante pendolarismo, soprattutto verso Grosseto.