Pisa
UNA SCUOLA PER GENITORI DALLE SUORE IMMACOLATINE
Sono in mezzo a noi da più di cinquant’anni, da quando cioè collaboravano con il lanificio Marzotto. La fabbrica venne chiusa. Loro rimasero a fianco delle famiglie e degli anziani. Oggi il Centro Sociale gestito dalle otto suore immacolatine – a Pisa in via Buonarroti – «segue» almeno trecentocinquanta bambini e si propone come punto di riferimento anche per i loro genitori. Per parlare di famiglia ed incontrare le giovani coppie – lo scorso sabato – l’arcivescovo Alessandro Plotti si è recato in quella struttura. L’impegno anche economico che implica metter su famiglia, l’opzione della convivenza, sempre più comunemente accettata. Parliamoci chiaro – ha osservato l’arcivescovo – oggi i giovani non sono incoraggiati a sposarsi. «Eppure c’è un recupero della famiglia tradizionale. A quanti decidono di sposarsi in chiesa dico: per farlo bisogna essere in tre. Due sposi che celebrano il sacramento coinvolgono direttamente Dio che si compromette, che non lascia più quel matrimonio e sublima l’amore dei coniugi rendendolo eterno». Ne sono convinti Alberto ed Alessandra Mannini. Lui impiegato in un’azienda, lei ricercatrice universitaria: «Siamo arrivati al matrimonio – ha ricordato Alberto – con la consapevolezza che il nostro desiderio di amarci per sempre poteva essere realizzato solo grazie a Dio». Certo, oggi viviamo in una cultura tipicamente conflittuale e la conflittualità entra anche nelle nostre case. Non c’è la voglia di perdonarsi, di accettarsi, di tirare un rigo su tante piccole discordie che invece si sommano l’una all’altra finchè non arriva la rottura. Forse è successo così ad Isabella Compagli, 47 anni, tre figli, un lavoro in proprio: «Da mamma separata voglio lanciare un avvertimento: non usiamo i nostri figli come arma di ricatto, come forma di vendetta o rivalsa personale. Ne va soprattutto della loro serenità». L’esperienza della solitudine è comune anche ad altre mamme. Ne sa qualcosa Emanuela Cardelli, 33 anni, sposata da dieci con Camillo, un consulente chimico spesso all’estero per lavoro. Ad aspettarlo non c’è solo la moglie, ma anche tre figli piccoli. La settimana di Emanuela? «Molto pesante. Il peggio arriva quando devo prendere una decisione e non ho la possibilità di confrontarmi con mio marito. Soprattutto in caso di scelte di salute. All’inizio era difficile. Poi mi hanno spiegato che non siamo soli, che in ogni cosa, dietro ogni volto, di un vicino o di un amico, c’è sempre la presenza di Cristo». A suor Odilla Bertuccio, che guida la piccola comunità religiosa, abbiamo chiesto quale sia lo stato di salute della famiglia: «Qual è lo stato di malattia vorrà dire – è stata la risposta. Il male peggiore, soprattutto per i bambini, sono le sempre più frequenti separazioni. I figli soffrono terribilmente di questa situazione. Noi ce ne accorgiamo tutti i giorni ed è per questo che abbiamo pensato con don Luca Volpi e suor Lucia Del Colle di offrire alla comunità un luogo di confronto». Si tratta della scuola dei genitori, un progetto che inizia circa otto anni fa e propone, ad ogni edizione, quattro o cinque incontri con consulenti familiari (pedagogisti e psicologi) e altrettante riunioni con un sacerdote. «Cerchiamo di far capire alle coppie – ha chiarito suor Lucia – quanto sia fondamentale il tempo passato insieme, quello da destinare ai figli e quello alla preghiera con tutti i componenti della famiglia. Alla fine dell’anno – ha proseguito la religiosa – c’è il ritiro familiare. L’ultima volta abbiamo visitato i luoghi di culto della bellissima Sestri Levante, quest’anno il nostro pulmann ci porterà ad Assisi».