Vita Chiesa

Una Quaresima di silenzio per ascoltare il bisogno di Dio

di Stefano Zecchi«Come andremo a finire?» è una domanda significativa per il periodo storico che stiamo vivendo, una domanda laica che interpella in maniera integrale il cristiano, una domanda alla quale il credente ha una risposta certa. Questa domanda è il titolo del saggio edito dall’editrice San Paolo (pagg. 160, € 10,50) scritto da mons. Angelo Comastri (nella foto), arcivescovo prelato di Loreto, autore di numerosi libri di spiritualità, liturgia e meditazione. Con il mercoledì delle ceneri è iniziata la Quaresima, una parola che forse intimorisce. Ma è un tempo favorevole, adatto alla conversione. Monsignor Comastri, perché è cosi importante per il cristiano questo periodo?

«Uno dei vangeli che ascoltiamo nelle domeniche di Quaresima è quello di Marco 1, 12- 15 dove leggiamo: “Lo Spirito Santo spinse Gesù nel deserto”. Queste parole ci dicono che Gesù, nel suo cammino di uomo, ha avuto bisogno di vivere l’esperienza del deserto. Questo perché il deserto è uno di quei beni di cui l’uomo non può fare a meno: se vuol restare uomo! Gesù spesso cercava la solitudine: prima della istituzione dei dodici Apostoli, passò l’intera notte in preghiera; dopo una intensa giornata passata a Cafarnao, si alzò presto e andò a pregare in un luogo solitario; anche dopo l’ultima cena, uscì dal cenacolo e cercò il silenzio e la preghiera invitando con sé Pietro, Giacomo e Giovanni. E disse loro: “Restate qui e vegliate con me”. Gesù, vivendo in una carne fragile, ha sperimentato che la preghiera e il silenzio sono esigenze fortissime. Nessuno meglio di Lui sapeva e sentiva che senza Dio l’uomo è perduto, senza Dio l’uomo è insignificante. La Quaresima ci ricorda questa grande e decisiva verità! Mario Pomilio, acuto scrittore, ha osservato: “Oggi abbiamo perso l’abitudine al silenzio, perché abbiamo paura di confrontarci con la verità. Così non possiamo crescere: siamo condannati alla mediocrità”. La Quaresima è un invito forte del Signore a cercare e trovare più tempo per nutrirci di silenzio, di preghiera, di adorazione. Un silenzio che squarcia quel velo di falsità dietro il quale si cela il bisogno di rumore e frastuono tipico della nostra società. Konrad Lorenz, premio Nobel, ha dichiarato: “Il dilagante bisogno di rumore si può spiegare soltanto con il bisogno di soffocare qualcosa”. Quel qualcosa è Qualcuno: è Dio, dal quale e per il quale siamo stati creati. Il silenzio orante si rivela, allora, presenza di Dio e illumina di senso e di sorprendente bellezza ogni aspetto della vita».

Il suo libro «Come andremo a finire?» è incentrato sull’attesa del Signore, un tema particolarmente adatto per questo tempo forte. L’invito «Convertitevi e credete al Vangelo» lo sentiremo per tutta la Quaresima. Cosa vuol dire oggi, per il credente del 2005, questo invito?

«Con queste parole Gesù ci invita a mettere in discussione noi stessi, a cambiare mentalità, a buttar via le speranze ingannevoli e a cercare la Speranza che non inganna.Oggi queste parole sono un invito a contestare la menzogna della mentalità consumistica così forte e radicata. La civiltà del consumismo non vuole gente capace di pensare: vuole soltanto consumatori, bocche che mangiano, corpi che cercano sensazioni ma non cercano alcun senso, alcun significato per la loro vita. Il consumismo consuma il senso della vita! Gesù ci invita a gridare la bella speranza cristiana. E quindi a non temere le prove, le sconfitte, le delusioni: quando va in frantumi un progetto umano, Dio trova il suo spazio migliore. Quando cadono le sicurezze umane, è l’ora della sicurezza di Dio. Dio si trova su questa strada di contestazione di se stessi: infatti non è al termine di bei ragionamenti che si incontra Dio, ma vivendo umilmente attenti e disponibili all’incontro con Qualcuno. “Convertitevi”: vale anche per noi “perché – come diceva papa Giovanni XXIII – il paganesimo non finisce mai di morire in noi e il cristianesimo non finisce mai di nascere”. “Convertitevi”: è dunque un impegno urgente perché, come scrisse Charles de Foucauld, “i nemici della Chiesa non possono farle altro che del bene. Il vero nemico della Chiesa è dentro di noi: il peccato”. Se capissimo questo, cadremmo in ginocchio: e sentiremmo il battito del cuore di Dio». Il suo libro è anche un invito a interrogarsi sul destino personale. All’orizzonte c’è sempre «nostra sorella morte», un tema spesso cancellato dalla nostra cultura contemporanea, con cui tutti dobbiamo fare i conti. Come deve porsi il cristiano, di fronte alla morte? «È vero: la cultura contemporanea vuole cancellare dal suo vocabolario il termine “morte”! Lo storico Pierre Chaunu ironicamente afferma: “Ci è capitata una curiosa avventura: avevamo dimenticato che si deve morire!”. Ciò è confermato da un’indagine sui circa centomila libri di saggistica usciti tra il 1960 e 1980: solo duecento, e cioè lo 0,2 %, affronta il tema della morte. Perché questo silenzio, ci domandiamo? Perché la morte smonta la falsa visione della vita, che ha fatto presa sugli uomini del XX secolo: il materialismo. Ma se la morte non ha senso, allora neanche la vita ha un senso e siamo tutti condannati a vivere nell’assurdo. Indro Montanelli, prima di morire disse: “Se debbo chiudere gli occhi senza sapere da dove vengo e dove vado, valeva la pena che li aprissi?”. Come porsi allora di fronte alla morte? La fede ci viene incontro e ci fa accogliere la morte con la coscienza che essa è la soglia che ci immette nell’eternità. La fede ci dà la consapevolezza che la morte è stata attraversata da Cristo e, pertanto, con Cristo il viaggio della morte non è più un’incognita ma un salto tra le braccia del Signore e Redentore della vita umana. San Francesco d’Assisi, poco prima di morire, disse a frate medico “Coraggio frate medico dimmi pure che la morte è imminente: per me sarà la porta della vita”. I santi ci insegnano che è bella la morte illuminata dalla fede: essa è l’attraversamento di una soglia, al di là della quale, c’è l’infinita gioia dell’abbraccio con Dio: un abbraccio che ci contagerà di una gioia che oggi per noi è inimmaginabile». Un vescovo toscano in VaticanoDalla Toscana in Vaticano: sabato 5 febbraio monsignor Angelo Comastri è stato nominato dal Papa coadiutore del cardinale Francesco Marchisano, Arciprete della Basilica Vaticana. A mons. Comastri sono stati affidati anche gli incarichi di Vicario Generale del Papa per lo Stato della Città del Vaticano e di Presidente della Fabbrica di San Pietro. Monsignor Comastri, finora arcivescovo-prelato di Loreto e delegato pontificio per il santuario lauretano, è nato a Sorano, in diocesi di Pitigliano-Sovana-Orbetello, e dopo molti anni trascorsi come parroco di Porto Santo Stefano, è stato vescovo di Massa Marittima-Piombino. Monsignor Comastri è anche autore di numerosi testi di spiritualità: dopo il saggio «Dove andremo a finire», da cui prende spunto l’intervista di questa pagina, nei giorni scorsi è uscito anche «Dio è Padre» (Paoline, euro 7,50).