Ad indicarli è il Vescovo nella sua lettera per la Quaresima indirizzata a sacerdoti, religiosi, religiose e fedeli laici. Perno del documento è il «primo annuncio del Vangelo nella prospettiva della preparazione al Convegno ecclesiale di Verona».La riflessione di monsignor Gualtiero Bassetti prende spunto dalle considerazioni dei Vescovi della Toscana e parte dal «cammino pastorale della Chiesa italiana che in questo primo decennio del terzo millennio si è data come tema generale “Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia”». Le linee che emergono sono impegnative. «L’annuncio del Vangelo – spiega il Vescovo -deve incarnarsi nell’attuale contesto culturale segnato da un avanzato processo di secolarizzazione, ma anche da un diffuso bisogno religioso. E’ necessario mettersi in ascolto della cultura del nostro mondo per discernere i semi dei Verbo». In secondo luogo, scrive monsignor Bassetti, occorre prendere «decisioni coraggiose, capaci di qualificare il nostro camino ecclesiale» Punto cardine è quello di «dare alla pastorale una chiara connotazione missionaria» che deve tradursi in «un forte impegno in ordine alla qualità formativa, in senso spirituale, teologico e culturale». In pratica, sostiene il Vescovo, è necessaria «una vera e radicale “conversione pastorale”».Snodo dell’itinerario proposto è la parrocchia che, sostiene monsignor Bassetti, ha un «ruolo insostituibile» e che «cura la vita di fede di quanti già sperimentano la bellezza della vita cristiana, senza però dimenticare quanti non incrociano più i suoi percorsi e coloro che frequentano più per convenzione sociale che per convinzione personale». La svolta è legata a un cambiamento di prospettiva. «Bisogna passare dalla parrocchia “stazione di servizi religiosi” a parrocchia che vive “la prossimità” come stile ordinario di pastorale “integrata”».Eppure non mancano i «pericoli», annota il Vescovo. Il primo è quello di una parrocchia che si limita ad essere «comunità autoreferenziale in cui ci si accontenta di trovarsi bene insieme coltivando rapporti rassicuranti». L’altro è la «percezione della parrocchia come “centro di servizi” per l’amministrazione dei sacramenti che dà per scontata la fede in quanti li richiedono». Invece, ci vuole un salto di qualità.Primo passo è di «riconoscere e valorizzare la ministerialità e la corresponsabilità dei laici». Nella Chiesa il laico è visto spesso come cliente o esecutore. Invece, fa sapere il Vescovo, «i laici devono farsi nuovi protagonisti nella comunicazione della fede» e devono «esigere spazi di corresponsabilità, di autonomia e di profezia».L’intera prospettiva delineata nella lettera confluirà nel Convegno ecclesiale di Verona, spiega monsignor Bassetti. E la riflessione sull’annuncio e sulla dimensione missionaria della parrocchia trova la più concreta attualizzazione nei cinque ambiti proposti dalla Traccia in vista di Verona. Secondo il Vescovo, è necessario «prendere atto che il maggiore condizionamento culturale e sociale è rappresentato dalla vita affettiva»; poi, vanno ripresi «i contatti con il mondo del lavoro che sta mutando radicalmente fisionomia, soprattutto per il difficile inserimento delle nuove generazioni»; quindi, è bene «sanare con un’iniezione di gioia e di speranza la fragilità di tante persone che “navigano a vista”»; inoltre, è opportuno «rivalutare la tradizione come esercizio del trasmettere il patrimonio vitale della società»; infine, va sostenuta «la dimensione dell’appartenenza civile e sociale con particolare riferimento alla cittadinanza».In vista della Pasqua monsignor Bassetti suggerisce di meditare il messaggio di Benedetto XVI per la Quaresima da titolo “Gesù, vedendo le folle, ne sentì compassione”. «Il Papa – spiega – riporta all’attenzione di tutti la condizione di povertà di tanta parte dell’umanità e le molte opere di carità sorte nella Chiesa». La lettera del Vescovo si conclude con un invito di speranza. «Carissimi – scrive il Vescovo – portate a tutti la gioia del Risorto». di Giacomo Gambassi