Opinioni & Commenti
Una nuova generazione di cattolici in politica
di Domenico Delle Foglie
Ci sono dei momenti in cui bisogna saper pronunciare un «grazie» senza se e senza ma. Questo, per il laicato cattolico italiano, è uno dei quei momenti.
Il «grazie» va al cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, per il suo «sogno» a occhi aperti: «Far sorgere una generazione nuova di italiani e di cattolici che avvertono la responsabilità davanti a Dio come decisiva per l’agire politico». Con queste parole il presidente dei vescovi italiani si è posto sulla scia di Benedetto XVI che già a Cagliari, nell’autunno del 2008, lasciò tutti di stucco invocando una «nuova generazione di laici cristiani impegnati». Ora, la discesa in campo del cardinale Bagnasco, avvicina ancor più la sfida per il laicato cattolico, la rende impegnativa ed esigente. E i laici cattolici, organizzati in associazioni e movimenti, nelle più diverse aggregazioni, ma anche i semplici frequentatori degli oratori e delle realtà parrocchiali, non possono volgere lo sguardo altrove e far finta che questa apertura di credito non li (ci) riguardi.
Innanzitutto perché la posta in gioco è molto alta. Bagnasco, infatti, nella spinta all’impegno politico dei cattolici vede una possibile risposta a un pesante deficit pubblico: l’assenza della ricerca del bene comune. Una categoria propria della Dottrina sociale della Chiesa profondamente contraddetta, come la cronaca ci testimonia quotidianamente, dalla pratica politica. Ora, però, questa ricerca del bene comune, ovvero del bene di tutti e di ciascuno, deve avere un luogo in cui va sperimentata e praticata. Paradossalmente, in questo momento non è il caso di chiedersi a che cosa pensi il cardinale, se a un partito oppure a un’aggregazione di forze. Si tratta, piuttosto, di cominciare subito a smuovere gli interessi che si sono sedimentati anche nei nostri percorsi e nelle nostre esperienze comunitarie, a interrogarci sulle nostre pratiche quotidiane e su quanto tempo pensiamo di poter spendere in vista di questo «ritorno» alla politica. E ancora fare chiarezza: su quante energie pensiamo di poter dedicare a questo progetto, su quante pigrizie e riflessi condizionati vanno spazzati via, su quante incrostazioni vanno raschiate per fare spazio al «nuovo» che ci viene chiesto. Ma forse qualcosa è già in movimento. L’Agenda per l’Italia che il comitato organizzatore delle Settimane sociali sta costruendo, mettendosi in ascolto del mondo cattolico e dell’intero Paese, è forse una strada precisa e un’occasione imperdibile.
Mancano pochi mesi al summit di Reggio Calabria e ragionevolmente tre anni e mezzo alle elezioni politiche. Perdere un’occasione storica come questa, sarebbe uno schiaffo al destino. Considerato anche che il cardinale Bagnasco ha già delineato sapientemente il campo dei valori in gioco: «La vita umana comunque si presenti e ovunque palpiti, la famiglia formata da un uomo e una donna e fondata sul matrimonio, la responsabilità educativa, la solidarietà verso gli altri, in particolare dei più deboli, il lavoro come possibilità di realizzazione personale, la comunità come destino buono che accompagna gli uomini e li avvicina alla meta ». Niente male come Agenda per la nuova generazione di italiani e di cattolici.