Opinioni & Commenti
Una Moschea a Firenze? È una splendida idea e ci renderà più sicuri
Mettiamoci tutti insieme: musulmani, cristiani, ebrei, agnostici. Nessun vero credente nel Dio di Abramo può non esser lieto, tutte le volte che sotto il cielo si costruisce un nuovo edificio nel quale si preghi l’Onnipotente. Questa è la grande lezione della Firenze dell’umanesimo che ha investigato sull’unità profonda della radice di tutte le fedi e di tutte le tradizioni: la Firenze di Dante, di Marsilio Ficino e di Giorgio La Pira.
Intanto, un primo buon segno. Nessuno ha osato opporsi sul serio alla proposta di Caffaz. Si è per la verità avvertito qualche mormorio di disappunto, condito con le solite ragioni che, per originalità, farebbero invidia al signor de La Palisse: bisogna vigilare, la moschea potrebbe diventare un centro si eversione fondamentalista eccetera. Certo che bisogna vigilare: e non solo sulle moschee. Il pericolo terrorista c’è, è infame, è terribile. Ma purtroppo nemmeno il terrorismo, per diabolico che sia, è davvero il Male. Esso ne è solo un tremendo sintomo, un tragico testimone. Il Male vero, quello che scatena anche la rabbia omicida di fanatici sconsiderati o disperati, sta nell’ingiustizia, nell’ignoranza, nella miseria che dominano incontrastate il mondo. Sarà un segno di debolezza delle altre culture, una nuova moschea? È vero il contrario: se sorgerà con il contributo di ebrei, di cristiani e di agnostici sarà il segno del fatto che nessuno teme il libero confronto e che tutti sono convinti che le diversità costituiscano una ricchezza.
Sarà un luogo di ritrovo per i musulmani estremisti ed eversivi? Ebbene, abbiamo tutti gli strumenti di controllo necessario per impedire che ciò avvenga. E, in tutti i casi, un luogo pubblico è comunque controllabile: chi ha in mente disegni criminosi, evita di tramare là dove alla luce del sole si prega, si studia, si discute.
Sarà un segno d’indebolimento dell’identità dei non musulmani? Nient’affatto: anzi, la piena e serena consapevolezza della propria identità si raggiunge proprio conoscendo e apprezzando meglio le identità altrui e approfondendo la conoscenza di quel che ci unisce e di quel che ci distingue.
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