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Una Moschea a Firenze? È una splendida idea e ci renderà più sicuri

DI FRANCO CARDINIUna moschea a Firenze. Una splendida idea: le mie congratulazioni più sincere a Ugo Caffaz, che ha lanciato l’idea. Forse nessuno avrebbe potuto farlo più autorevolmente di lui, esponente politico di punta della comunità ebraica fiorentina. In questo momento tutti i nemici della pace e della convivenza stanno pericolosamente rialzando la testa. Un Ministro della Repubblica che evidentemente non sa quel che dice ha chiesto così, papale papale, che «si dichiari la guerra all’Islam»; altri sconsiderati proclamano ai quattro venti che «non esiste l’Islam moderato» e via delirando. Diamo una bella lezione di civiltà a questi figuri, per quanto ci sia da dubitare che siano in grado di trarne qualunque giovamento.

Mettiamoci tutti insieme: musulmani, cristiani, ebrei, agnostici. Nessun vero credente nel Dio di Abramo può non esser lieto, tutte le volte che sotto il cielo si costruisce un nuovo edificio nel quale si preghi l’Onnipotente. Questa è la grande lezione della Firenze dell’umanesimo che ha investigato sull’unità profonda della radice di tutte le fedi e di tutte le tradizioni: la Firenze di Dante, di Marsilio Ficino e di Giorgio La Pira.

Intanto, un primo buon segno. Nessuno ha osato opporsi sul serio alla proposta di Caffaz. Si è per la verità avvertito qualche mormorio di disappunto, condito con le solite ragioni che, per originalità, farebbero invidia al signor de La Palisse: bisogna vigilare, la moschea potrebbe diventare un centro si eversione fondamentalista eccetera. Certo che bisogna vigilare: e non solo sulle moschee. Il pericolo terrorista c’è, è infame, è terribile. Ma purtroppo nemmeno il terrorismo, per diabolico che sia, è davvero il Male. Esso ne è solo un tremendo sintomo, un tragico testimone. Il Male vero, quello che scatena anche la rabbia omicida di fanatici sconsiderati o disperati, sta nell’ingiustizia, nell’ignoranza, nella miseria che dominano incontrastate il mondo. Sarà un segno di debolezza delle altre culture, una nuova moschea? È vero il contrario: se sorgerà con il contributo di ebrei, di cristiani e di agnostici sarà il segno del fatto che nessuno teme il libero confronto e che tutti sono convinti che le diversità costituiscano una ricchezza.

Sarà un luogo di ritrovo per i musulmani estremisti ed eversivi? Ebbene, abbiamo tutti gli strumenti di controllo necessario per impedire che ciò avvenga. E, in tutti i casi, un luogo pubblico è comunque controllabile: chi ha in mente disegni criminosi, evita di tramare là dove alla luce del sole si prega, si studia, si discute.

Sarà un segno d’indebolimento dell’identità dei non musulmani? Nient’affatto: anzi, la piena e serena consapevolezza della propria identità si raggiunge proprio conoscendo e apprezzando meglio le identità altrui e approfondendo la conoscenza di quel che ci unisce e di quel che ci distingue.

Alcuni estremisti convinti della «superiorità dell’Occidente» dicono che non bisogna mostrarsi deboli con i musulmani. Infatti: ed ecco appunto la nostra forza. Rispondere alla violenza con la violenza non è da forti: è da deboli e da paurosi, esattamente come fuggire. La vera forza sta nella ferma e serena volontà di proseguire seguendo cammini distinti ma tutti insieme, nel rispetto delle leggi, sulla via della pace e della giustizia. Infine, il lato estetico: il «decoro urbano». Già a Roma e a Parigi le grandi moschee sono un motivo di orgoglio per i cittadini e una mèta in più per gli stessi turisti. A Firenze abbiamo una delle più belle sinagoghe del mondo, una splendida chiesa ortodossa, alcuni begli esempi di edifici di culto protestante in stile neogotico, alcuni monumenti massonici molto interessanti. La moschea ci vuole. Bravo Caffaz, e viva la moschea.

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