Pisa

UNA GIORNATA PER I MIGRANTI

Di  Agostino Rota Martir*

Ogni anno la Chiesa vive e celebra la Giornata Mondiale dedicata al migrante e rifugiato; negli ultimi anni con una certa intensità e coraggio perché consapevole che il fenomeno migratorio deve diventare un’opportunità di crescita nella fede e di una presa di coscienza anche delle nostre responsabilità umane e sociali. Ogni anno il Santo Padre invia un suo messaggio per aiutare a riflettere le comunità cristiane, a non abbassare la guardia, ma far in modo che le comunità dei credenti abbiano uno sguardo illuminato dal Vangelo… Il tema di quest’anno è: «Una sola famiglia umana». Le obiezioni più comuni: che bisogno c’è di un’altra giornata? veramente serve a qualcosa? i migranti sono un problema che tocca alla politica, è forse compito della Chiesa proporre soluzioni? Le nostre parrocchie hanno già i loro problemi, manca di crearne altri; ci sono apposta la Caritas o le associazioni di volontariato.«Per la Chiesa, questa realtà costituisce un segno eloquente dei nostri tempi, che porta in maggiore evidenza la vocazione dell’umanità a formare una sola famiglia e al tempo stesso, le difficoltà che, invece di unirla, la dividono e la lacerano. Non perdiamo la speranza e preghiamo insieme Dio, Padre di tutti, perché ci aiuti ad essere, ciascuno in prima persona, uomini e donne capaci di relazioni fraterne; e sul piano sociale, politico ed istituzionale, si accrescano la comprensione e la stima reciproca tra i popoli e le culture» (dal messaggio del S. Padre Benedetto XVI).La Migrantes raggruppa i settori della mobilità umana: gli italiani nel mondo, gli immigrati e profughi in Italia, i fieranti e circensi, i Rom e Sinti e i marittimi e gli aeroportuali; è impegnata da anni a sensibilizzare la pastorale ordinaria delle singole diocesi italiane perché si apra al mondo dei migranti e veda in esso un «areopago di evangelizzazione», un’occasione provvidenziale per la «nuova primavera» di una Chiesa che è missionaria in casa propria; i grandi temi suscitati dalle migrazioni, infatti, toccano aspetti essenziali della vita cristiana, in primo luogo la carità, sotto forma di accoglienza, giustizia, convivialità, perdono: ma riguardano anche l’annuncio, l’ascolto, il dialogo, la catechesi. La Migrantes cerca di educare le realtà a guardare il migrante con uno sguardo più libero, capace di andare anche in profondità: quale cristianesimo avremmo oggi se non ci fossero state nel suo cammino storico le «contaminazioni» dei migranti? Il fenomeno immigratorio nelle sue svariate forme, con le sue problematiche sociali ed umane, è presente da non pochi anni anche nei territori pisani, coinvolge le singole amministrazioni, la politica, lo sviluppo economico delle nostre imprese, le scuole… per molti il migrante è diventato un’opportunità, per altri una minaccia, altri sembrano indifferenti:  le nostre comunità cristiane sanno leggere questo fenomeno attraverso la luce del Vangelo e  luogo dove lo Spirito forse parla oggi alla Chiesa?«Una sola famiglia umana» è il tema della giornata di quest’anno (siamo alla 97ª), che è anche un invito a scoprire e riconoscere che le diversità e molteplicità dei popoli hanno la loro fonte in Dio, quindi a sentirci parte di un’unica famiglia..  «Tutti i popoli costituiscono una sola comunità. Essi hanno una sola origine perché Dio ha fatto abitare l’intero genere umano su tutta la faccia della terra; essi hanno anche un solo fine ultimo, Dio… noi non viviamo gli uni accanto gli altri per caso: stiamo tutti percorrendo uno stesso cammino come uomini e quindi come fratelli e sorelle. La strada è la stessa, quella della vita…» (dal messaggio) Il cammino dei migranti, spesso drammatico, doloroso ci ricorda questo desiderio, spesso nascosto, di appartenenza alla stessa famiglia umana. Spetta anche a noi saperlo riconoscere e fare in modo che ciò avvenga attorno a noi: accolgo il migrante non tanto perché me lo permette la legge, perché è lo spazio di Dio che mi offre per sentirci parte della stessa famiglia.  La Giornata mondiale del migrante sia anche un’occasione perché la Chiesa riscopra il suo essere migrante, la sua vocazione «clandestina» ( in nome del Vangelo),  come lo fu il suo Signore che morì e patì fuori le mura della città. Si faccia migrante nello spirito, sulle tracce di un Dio che continua a sconfinare solo per amore e per  realizzare il suo progetto di fare del mondo una sola famiglia.*sacerdote, campo nomadi di Coltano