Don Chiarabolli, perché questa grande croce?«Siamo ormai prossimi al Natale e quest’anno vogliamo dare un volto nuovo a questo evento affinché non sia solo fantasia di luci, di coreografie e di addobbi tradizionali, ma un sentito ritorno alla croce, che è il vero punto di arrivo del Natale e rappresenta un contenuto di fede essenziale. Dico questo perché oggi siamo chiamati a vivere in un momento particolare dominato da polemiche più o meno strumentali ed artificiose, frutto di un certo laicismo iconoclasta e neopagano che vorrebbe abolire ogni riferimento religioso, ogni segno della presenza di Dio in mezzo a noi. Con questa grande croce di legno abbiamo voluto dare un segnale e una testimonianza diversa. Questa grande croce resterà infatti esposta sulla piazza della chiesa non solo per Natale, ma fino a quando la Corte di Strasburgo non accoglierà il ricorso italiano già presentato contro la nota e inopportuna sentenza».La tua e dei tuoi parrocchiani è un’iniziativa coraggiosa che affonda le radici in una «civitas» cristiana fiera di se stessa, del proprio credo religioso e delle proprie ragioni culturali. Puoi riassumerli brevemente?Le parole chiare e ferme di don Chiarabolli non hanno necessità di alcun commento. Da parte mia ribadisco a tutti che la mia proposta lanciata su L’Etruria e su Toscana Oggi appartiene all’ambito di quella testimonianza personale cui ogni laico cristiano è da sempre chiamato dal suo credo religioso. Sono molto lieto di condividere con i nostri lettori la notizia che molto presto anche il convento di Santa Margherita e quello delle Suore Stimmatine prenderanno un’iniziativa di pubblica testimonianza in difesa dei valori dell’ostensione del crocifisso.Ivo Camerini