Opinioni & Commenti

Una costituzione europea a sesso indistinto e senza radici

di Pier Antonio GrazianiL’Europa ha perso il tram? Diciamo che non l’ha preso. E non è detto che ripassi fra poco. Che una costituzione europea, a sesso indistinto, sia meglio di nessuna costituzione, potrà anche darsi. Sta tuttavia di fatto che l’aggettivo «farraginoso» usato dal grosso dei commentatori ci sta tutto dentro i meandri di istituzioni nella migliore delle ipotesi volenterose e nella peggiore sgangherate.

Volenterosa, ad esempio, è l’istituzione di un ministro degli esteri che subito dopo diventa sgangherata perché avrebbe bisogno di avere alle spalle un governo. Che non c’è. Volenterosa è la decisione di usare in alcune materie il voto a maggioranza, ma subito dopo interviene uno sgangherato sistema di votazione, con il quale gli euroscettici si sono proposti di bloccare quel che c’è di processo unitario.

Restano peraltro sotto la tutela ferrea del voto all’unanimità la politica estera, la difesa, il fisco, la politica sociale. Si perde per via – quel che è peggio – un’idea di movimento come quella formulata, saggiamente, da un ex presidente della Commissione, il francese Delors erede della tradizione di Schuman e Monnet, dell’Europa a cerchi concentrici: un forte nucleo di unità politica con chi ci sta e gli altri collegati in un’area di libero scambio.Gli stessi protagonisti della Convenzione (un titolo che evocava passati rivoluzionari anche se i convenzionati stavolta erano poco più che conservatori) dicono oggi (Amato che ne fu vice presidente) che il progetto costituzionale, all’orgine un palazzo a cinque piani, dopo la cura dei capi di governo si è ridotto a mezzanino. Se si pensa che la Convenzione non era stata quel che si dice spericolata si può capire la delusione degli europeisti. E non solo di loro. Chi ha appena qualche nozione di storia europea sa che le sue radici si trovano nel cristianesimo. Ma siccome nessuno fra i fondamentalisti, ancora laici, è esonerato dall’essere ottuso, nel preambolo la radice cristiana si trasforma in generica e pudica tradizione religiosa. Più un’idiozia che un’ipocrisia.

Il processo unitario si è allora bloccato tanto da non avere più futuro? È sperabile così non sia anche perché l’Europa unita non fu solo il sogno di qualche idealista, ma anche una necessità storica. Un tempo per porre fine alle guerre intestine; oggi dovrebbe esserlo anche per contribuire al riassetto degli equilibri internazionali divenuti pericolosamente squinternati. La mancanza d’Europa si è sentita non a caso con la guerra in Iraq, che l’ha vista allo sbando con otto paesi favorevoli alla politica degli Stati Uniti e il resto contrari (il nucleo dei fondatori ad eccezione dell’Italia).

Eppure, nonostante tutto, l’idea dell’unità politica non può essere abbandonata alle alchimie della Costituzione (nel caso specifico, visto il prodotto, più che altro è un abuso di titolo), ma per poterlo fare non si può nascondere la realtà sotto la foglia di fico della retorica (il sogno realizzato, l’Europa finalmente riunita dall’est all’ovest). Diciamo allora, spes contra spem, che la politica europea può rinascere perché dopo tutto l’Europa così com’è non entusiasma nessuno. Dirà pur qualcosa l’assenza dalle urne, nei paesi nuovi arrivati più che altrove. E dirà altrettanto la fretta con la quale almeno otto governi hanno deciso di sottoporre la Costituzione a referendum. Con il rischio che le siano contro gli antieuropeisti che temono il contagio, gli europeisti perché temono si sia arrivati al capolinea e pensano possa valere la pena di scuotere la sonnolenza di governi ed opinioni pubbliche. Soddisfatti potrebbero essere invece tutti coloro che pensando ad un’Europa che vada al di là dei confini fino a includere Turchia ed Israele, possono considerare ideale lo statu quo. I referendum possono essere anche giustificati dalla posta in palio. Tutto sta ad intenderci di che posta si tratti.

Il rischio di una bocciatura in questo o quel paese comunque c’è. E dopo tutto, nonostante si sia in presenza di un minestrone scarsamente digeribile, il poco che viene offerto, se rifiutato, non potrebbe che far male ipotecando negativamente il futuro. Se ne dovrebbero rendere conto le correnti culturali e politiche, ma queste latitano in Europa, anche le più europeiste, a corto d’ossigeno o semplicemente impigliate in contenitori, che per esistere non hanno bisogno di chiedersi perché.