Italia
Una «carovana» dal Brasile per ricordare padre Ramin
Io padre Ramin – ma tutti lo chiamavamo Lele – lo conoscevo molto bene. Fu collaboratore insieme a me al Centro Missionario Diocesano di Firenze, appena costituito. E lavoravamo insieme, in particolare per l’animazione missionaria nella Diocesi fiorentina: più volte la settimana mi recavo con Lele nelle tante parrocchie di Firenze, per incontrare giovani e adulti. Ricordo che la sua testimonianza, di un ragazzo intelligente, sensibilissimo, appassionato, riusciva ad incidere moltissimo su tutti. Lo aiutava la sua buona preparazione culturale e soprattutto il suo grande amore verso i poveri.
Personalmente sono convinto che padre Ezechiele Ramin avesse capito in profondità le parole di Gesù, che promette il centuplo a chi lascia tutto per seguirlo. Lele lo aveva fatto davvero: aveva lasciato i suoi cari, aveva interrotto gli studi, e aveva lasciato anche la sua ragazza. Lo aveva fatto, non senza sofferenza, per seguire qualcosa di più grande. E aveva scelto anche un metodo preciso: quello dell’amore e del rifiuto della violenza. In Italia erano i tempi delle contrapposizioni dure, del Sessantotto, ma Lele ne aveva preso le distanze: e spesso parlava, in proposito, della «scelta dell’amore come fatto discriminante della nostra azione. Siamo convinti che solamente chi ama riesce ad essere libero e che non c’è autentico amore che non sia a sua volta liberante e liberatore».
Lele non ha potuto collaborare con il Progetto Agata Smeralda: la mano degli assassini ha fermato troppo presto la sua umana avventura. Ma davvero sentiamo anche lui come una delle principali radici di Agata Smeralda: la sua passione, il suo amore per i poveri, il suo impegno diretto, il suo martirio, sono una lampada sempre accesa per tutti coloro che, anche attraverso il Progetto Agata Smeralda, si prodigano a servizio dei bambini di strada, dei poveri di tante parti del mondo.
Così – avendo difficoltà a rinchiudere la sua esperienza missionaria in una parrocchia – partecipò all’opera del gruppo di Mani Tese di Firenze, e dopo un anno di esperienza in una parrocchia di Scandicci scelse di rafforzare l’impegno nell’animazione missionaria, collaborando con il Centro Missionario Diocesano e aiutando a diffondere l´urgenza della missione. il valore evangelico della gratuità missionaria, e a sostenere la causa dei più poveri. Paolo VI ribadiva che la Chiesa era maestra di umanità e Lele voleva portare in tutti i luoghi questo messaggio. Così, dopo due anni di permanenza a Firenze, sempre più convinto della sua scelta, scrisse al suo superiore: «dopo questi due anni di postulato, la conclusione è che Dio mi vuole operaio della vigna».
Ore 21, teatro della parrocchia del Preziosissimo Sangue (via Boccherini, 23) recital: «Mas a vida è bela: Lele vive». Sarà presente il vescovo ausiliare di Firenze Claudio Maniago (ingresso libero). L’iniziativa è promossa dal Progetto Agata Smeralda, insieme alla parrocchia di San Donato in Polverosa ed ai Missionari Comboniani, in collaborazione con il Centro Missionario Diocesano.