Prato

Un voto senza soprese

di Gianni RossiUn voto senza sorprese. O meglio, la sorpresa (almeno in parte) è stata proprio questa. La campagna elettorale più controversa e contrastata che si ricordi a Prato negli ultimi anni ha portato, nelle urne, una conferma degli equilibri precedenti. Vince il centrosinistra, con un’affermazione brillante, il centrodestra addirittura arretra, le liste civiche dei «fuoriusciti» – Vannoni e Taiti, che tante polemiche avevano creato – raccolgono consensi modesti. E dire che alla vigilia del voto il ballottaggio non si presentava come un’ipotesi del tutto peregrina: Bernocchi, il candidato a sindaco del centrodestra, nonostante le affermazioni del dopo-voto, aveva più volte affermato di sperarci. E ci sperava anche Massimo Taiti, che confidava di fare incetta di voti del centrodestra. In casa Ds, quando domenica 13 giugno, alla sera, sono usciti i dati delle elezioni europee, che davano il centrosinistra al di sotto del 50%, è montata la paura. Lo spauracchio principale era Mauro Vannoni, ex compagno, che con la sua lista «La sinistra per Prato viva» avrebbe potuto portar via qualche fondamentale punto percentuale. Invece così non è stato. Verrebbe da dire, con una battuta… tanto rumore per nulla. Marco Romagnoli, che fino a due mesi fa pochissimi pratesi conoscevano, è stato eletto sindaco con il 53,02%, meno di Mattei nel 1995 e nel 1999, ma di poco. L’exploit vero e proprio è stato però quello di Massimo Logli in Provincia: col 55,15% dei consensi è in assoluto il candidato più votato nelle amministrative a Prato da quando nel 1995 è stata introdotta l’elezione diretta. Tra l’altro, rispetto ai consensi ottenuti dalle liste che lo sostenevano, Logli ha aggiunto una cospicua dote personale di 5282 voti.Come si possono spiegare gli esiti di queste elezioni amministrative? Proprio in questi giorni le segreterie dei partiti li stanno analizzando attentamente, per coglierne le ragioni e capirne i movimenti. Quel che balza agli occhi è l’affermazione dei Ds proprio quando il partito si è trovato nelle condizioni peggiori, diviso all’interno, con una scissione rumorosa, e con un segretario appannato, praticamente commissariato. Il 35 e passa per cento ottenuto sia in Comune che nella Provincia supera di quasi sei punti percentuali il dato delle politiche del 2001 e di quasi due punti quello delle precedenti amministrative. Un altro dato è significativo: se si sommano i voti ottenuti alle Comunali (ma si equivalgono anche in Provincia) da Margherita, Ds e Sdi e si confronta il risultato con la percentuale ottenuta alle europee dalla lista Uniti nell’Ulivo, si nota come nelle prime i tre partiti abbiano ottenuto più del 4% in più, probabilmente andato in gran parte ai Ds. Insomma il popolo della sinistra si è mobilitato, quasi in uno scatto d’orgoglio. Non è casuale che l’affluenza alle urne sia aumentata rispetto alle precedenti amministrative del 4,53%. Una sinistra, tra l’altro, che si afferma in tutte le sue espressioni: buoni i risultati di Rifondazione, dei Comunisti italiani, dei Verdi, della Lista Di Pietro-Occhetto, anche se nei primi due casi al di sotto dei dati delle europee.La Margherita, che non faceva mistero di sperare in un riequilibrio interno all’Ulivo, regge bene la posizione, ma non supera il 10%. Aver tenuto i Ds al palo per più di un anno portandoli ad una forte spaccatura interna, non sembra, paradossalmente, aver pagato.l risultato pratese, comunque, è il migliore della Toscana (una gratificazione per il segretario regionale Antonello Giacomelli) e, in Consiglio Comunale – come sottolinea il segretario «in pectore» Lamberto Gestri – quanto a seggi, si è attenuato il distacco con l’alleato principale.Il grande deluso, a sinistra, è Mauro Vannoni, l’uomo dello strappo. Ottiene l’8,08% ma la sua lista vi contribuisce soltanto con l’1,75%. Il resto è merito di Rifondazione. Sta in questo modesto risultato, come dicevamo, una delle chiavi del successo Ds. Sull’altro fronte c’è molta amarezza. Mai il centrodestra era andato così male. Filippo Bernocchi ha ottenuto il 32,99%, inferiore di quasi un punto al dato, già deludente, che Andrea Pagnini totalizzò nel 1999. Se poi guardiamo le amministrative del 1995, allora lo scarto con l’allora candidato Lamberto Cecchi è di 2 punti percentuali. Bernocchi, amareggiato afferma. «Nessun candidato aveva lavorato come me». E non ha tutti i torti. Giocando anche sulla sua immagine di brillante quarantenne in carriera, si è presentato agli elettori con proposte concrete riuscendo ad avere molta visibilità. Meno forte risultava invece la candidatura di Riccardo Bini (Forza Italia) in provincia, che pure ottiene il 34,32 per cento. È il sensibile arretramento di Forza Italia ad aver giocato lo scherzo più brutto ai due candidati: il partito di Berlusconi perde 6 punti rispetto alle politiche del 2001 e 3 rispetto alle precedenti amministrative. Più stabile An, che recupera sul 1999 ma perde rispetto alle politiche. L’Udc, nonostante migliori il proprio dato, non entra nemmeno questa volta in Consiglio comunale ed esce anche da quello provinciale. È chiaro però, che più che sulle proprie performance, il centrodestra sperava sulle spaccature a sinistra, che come abbiamo visto, sono state molto marginali. L’altra lista, quella di Taiti, si dice soddisfatta: alle comunali prende il 3,23%. Ma alla vigilia del voto l’avvocato, già di Forza Italia, si era spinto a dire che sarebbe stato lui a portare Romagnoli al ballottaggio. Considerato che forse è stato uno dei politici più visibili degli ultimi anni – grazie alle numerose polemiche da lui promosse – non si può dire che il suo sia stato un risultato brillante.Non c’è storia per le altre liste – consumatori, Daino per l’Europa – se si esclude l’affermazione personale di Sandro Ciardi, che con la sua lista Giovani e famiglia, nata in due mesi, ha ottenuto l’1,18%, soltanto mezzo punto in meno del ben più quotato Mauro Vannoni. Ciardi, comunque, non riesce ad entrare in Consiglio.La città, insomma, conferma la classe dirigente degli ultimi anni. «Un segno del pragmatismo dei pratesi, un premio a chi ha ben governato», hanno affermato Logli e Romagnoli. «Prato non vuole cambiare», hanno chiosato Bernocchi, Bini e Taiti.