Lettere in redazione

Un «va’» impegnativo e positivo

Caro Direttore,vorrei proporre un «va’», impegnativo e positivo. Va’ a fare qualcosa di buono, va’, a lavorare per il bene comune, va ad impegnarti per i più deboli, va’ a prenderti qualche responsabilità per migliorare questa società.

Va’ dentro la nostra società italiana: nelle associazioni di volontariato sanitario ed socio-assistenziale, dove si può fare qualcosa di utile per gli ammalati, per gli anziani non autosufficienti, handicappati, disabili, per aiutarli nel soddisfare i loro bisogni, e per alleviare le loro sofferenze. Va’ nelle comunità di ricupero dei tossicodipendenti a fare volontariato, per  essere di aiuto per tanti giovani e meno giovani.

Va’ nelle associazioni di volontariato civile per dare un contributo nel salvaguardare l’ambiente ed il territorio italiano. Va’ e partecipa nel movimento sindacale, dei lavoratori e dei pensionati, la dove ci si può impegnare per avere più sicurezza per la salute per la vita, più stabilità, più diritti per tutti i lavoratori e per i pensionati.

Va’ in associazioni di volontariato che si impegnano per risolvere i problemi della povertà, della fame, e per combattere le malattie, e per la pace nel mondo. Va’ in quelle associazioni che si impegnano con grandi rischi, per battere la malavita organizzata, la mafia, il mal affare.

Va’ nelle istituzioni da protagonista concreto, da quelle locali, a quelle nazionali.

Va’ nei partiti per portare il proprio contributo d’idee, di proposte, d’ impegno, e per prendersi qualche responsabilità, per costruire progetti che aiutino a risolvere i tanti problemi  della società, per contribuire a far migliorare le condizioni di vita di tutti i cittadini italiani, e in particolare dei più deboli, dei più bisognosi. Va’ nell’informazione e formazione, per fare crescere la cultura dell’onestà, del rispetto delle leggi, della trasparenza, della solidarietà, del rispetto della persona. Va’ in ogni parte dell’Italia o del mondo per prendersi a carico  qualche responsabilità, di problemi reali della gente, e portare avanti dei valori veri, per far si che la società diventi più giusta, migliore per tutti  i cittadini. Va’ a fare tutto questo, sarà fatta buona e sana politica, perché la storia la costruiamo noi , la storia siamo noi.

La buona e bella politica si fa con impegno concreto, con passione, con intelligenza, con umiltà, con meno parolacce, con più rispetto dell’altro. Chiedo rispetto anche per tantissime persone che fanno politica con grande serietà, con grande impegno, con grande onestà, con grande trasparenza e che hanno a cuore il bene comune dei cittadini.

Lettera firmata

Quest’invito alla responsabilità e all’impegno sembra particolarmente opportuno in questo tempo. Può infatti essere rivolto ai politici che – pur nella diversità dei ruoli – si accingono al compito di «migliorare questa società». E lo faranno se sapranno davvero sanare le situazioni di disagio della tanta gente che troppo spesso si tende a dimenticare dopo le promesse elettorali.

Il farsene carico però non può né deve essere demandato esclusivamente agli altri. Ognuno di noi deve sentirsi interpellato. E se non è in nostro potere risolvere il problema della fame e delle malattie, che segna tanta parte del mondo, né assicurare ovunque la pace, c’è però chiesto di interessarsene, di farli nostri e soprattutto di avere occhi per cogliere le necessità, anche inespresse, di chi ci è vicino.

È l’impegno a farsi prossimo, a recuperare quella dimensione amicale che supera i confini e i pregiudizi e che ci fa guardare agli altri non come a un nemico da cui proteggersi.

Certo, quest’atteggiamento non è privo di pericoli e spesso procura delusioni anche cocenti. Ce lo ricorda una bella preghiera di Madre Teresa di Calcutta: l’amore e la disponibilità agli altri sono un rischio perché gli altri possono colpirci, se apriamo la corazza che ci difende.

Ma è un rischio che va corso come uomini e come cristiani, soprattutto perché dà senso alla vita.