Un arcipelago variegato di 44 istituti educativi – che accolgono circa 3.000 alunni – gestiti da enti religiosi, parrocchie, associazioni e cooperative, disseminati in tre province, Pisa, Livorno, Lucca. Prevalgono le scuole d’infanzia, cui si aggiungono tre primarie (a Cascina, Migliarino, Forte dei Marmi) e l’Istituto arcivescovile Santa Caterina di Pisa ad offerta completa, dall’infanzia alla secondaria di secondo grado (liceo). È la «fotografia» delle scuole cattoliche e di ispirazione religiosa presenti nell’arcidiocesi di Pisa, che oggi sono rappresentate, coordinate e sostenute dal nuovo ufficio diocesano per la scuola cattolica. L’ufficio è stato presentato ufficialmente lo scorso sabato 25 febbraio nell’aula magna del Santa Caterina, in occasione della prima assemblea delle scuole cattoliche presenti nell’arcidiocesi. Gran partecipazione di insegnanti religiosi e laici, rappresentanti delle scuole, associazioni di docenti e genitori a questo primo appuntamento, aperto dalla relazione dell’arcivescovo di Pisa Giovanni Paolo Benotto.L’arcivescovo ha delineato il contesto e i problemi attuali dell’impegno formativo ed educativo da parte delle famiglie, della scuola, dell’intera società, compresa la Chiesa. «Non si tratta tanto di difficoltà operative, bensì strutturali, in quanto legate al tipo di antropologia che la cultura dominante ha progressivamente e subdolamente imposto con l’eclissi del senso di Dio, l’offuscamento della dimensione dell’interiorità, l’incerta formazione della identità personale in un contesto plurale e frammentato, la difficoltà di dialogo tra le generazioni e con la separazione tra intelligenza e affettività», ha rilevato, citando il documento ecclesiale «Educare alla vita buona del Vangelo» (CEI, n. 48). Nodi da affrontare senza paura, trasformandoli in opportunità formative.Le bussole per orientarsi ci sono, partendo dalla riflessione dei vescovi: oggi, anche sulla spinta dei rapidi cambiamenti economici, si promuove un sistema efficiente più nel dare istruzioni sul «come fare» che sul senso delle scelte di vita e sul «chi essere». Di conseguenza, anche il docente tende ad essere considerato non tanto un maestro di cultura e di vita, quanto un trasmettitore di nozioni e di competenze, e un facilitatore dell’apprendimento: tutt’al più, un divulgatore di comportamenti socialmente accettabili. «Questa riflessione – ha commentato monsignor Benotto – interroga e impegna le nostre scuole cattoliche, richiamando la missione e il compito specifico che riguarda la loro stessa esistenza: non ci può bastare il come fare, a noi interessa il chi essere; non ci bastano le competenze che devono essere trasmesse, ma ci preme che chi frequenta le nostre scuole, a qualsiasi età, possa essere aiutato a maturare una visione unitaria e integrale del senso della vita con la pienezza dei valori umani e cristiani, senza i quali non si può giungere alla piena maturità».Un altro riferimento fondamentale è «La scuola cattolica in Italia» (Cei, 1983). «In quel documento – ha ricordato monsignor Benotto – si afferma che la scuola cattolica è servizio della Chiesa per l’uomo, attraverso un proprio progetto educativo sostenuto dalla fedeltà al vangelo, offrendo una ricerca del senso della vita, salvaguardando la centralità della persona umana, con un lavoro da portare avanti da una vera e propria comunità educante nella quale, operatori scolastici, genitori e alunni agiscono in un percorso condiviso, in stretto e integrato legame con comunità cristiana e chiesa locale. Vi troviamo – ha aggiunto – il paradigma indispensabile perché le nostre scuole non guardino al passato ma siano capaci di proiettarsi verso un futuro nel quale proprio la nostra specificità identitaria andrà acquistando un sempre più forte peso».Sono dunque tanti e sostanziosi i motivi che consentono, anzi obbligano, a dare visibilità e spessore alle nostre scuole, ponendosi come risposte puntuali a quei «nodi» che affliggono la vita culturale e sociale del nostro tempo. La scuola cattolica «costituisce una grande risorsa per il nostro Paese» ed è bene, ha detto l’arcivescovo Benotto, esserne convinti e capaci di farlo percepire all’opinione pubblica. «Spesso – ha rilevato – alcune forze politiche pensano addirittura il contrario, affermando che la scuola ‘privata’ toglie risorse alla scuola ‘pubblica’: è falso, e dovremmo controbattere con coraggio e determinazione. Le nostre scuole sono paritarie e non private, e agiscono con le stesse norme e modalità di esercizio delle scuole statali, dunque svolgono un servizio pubblico a tutti gli effetti. In più, fanno risparmiare cifre enormi allo Stato: spenderebbe di più se dovesse assumersi l’onere che oggi sostengono le nostre scuole, tolti pure i contributi che lo Stato stesso concede con il contagocce».Per sostenere, coordinare, offrire strumenti di collegamento e di promozione alle scuole cattoliche dell’intera diocesi ora c’è l’ufficio dedicato che, sin dalla sua costituzione, ha anche affrontato il tema della idoneità canonica per gli insegnanti della religione cattolica nelle scuole paritarie (diventato pressante da quando in molte scuole non insegnano più religiose ma personale laico), mettendo a regime la concessione della idoneità per la diocesi di Pisa, di San Miniato e Volterra per l’area della provincia di Pisa, mentre è in corso di completamento per le scuole paritarie cattoliche del vicariato della Versilia.Durante l’assemblea di sabato, il responsabile dell’ufficio diocesano per la scuola cattolica professor Nicola Pistolesi, 33 anni, insegnante di religione cattolica all’istituto arcivescovile «Santa Caterina» di Pisa, ha presentato organizzazione e attività nel nuovo organismo. Questo opera attraverso una commissione di cui fanno parte, oltre a Pistolesi, Romano Gori (coordinatore didattico del Santa Caterina), Chiara Bertini (gestore e legale rappresentante dell’istituto «Santa Teresa» Cif di Cascina), don Piero Malvaldi (parroco di Forte dei Marmi, un passato da insegnante di scuola cattolica di cui è da attento conoscitore), suor Laura Calia (coordinatrice didattica della scuola dell’infanzia San Giuseppe Cottolengo di Vecchiano), suor Guadalupe Jumbo (insegnante all’Istituto paritario «Duchi Salviati» di Migliarino) e Roberta Novi (coordinatrice didattica della Scuola dell’infanzia Istituto San Franceso-Liberi di educare di Pisa).Pistolesi ha detto che questa prima assemblea «non vuol essere un’iniziativa isolata, ma vuol diventare un appuntamento annuale di incontro, ascolto e confronto, anche sviluppando in modo originale e significativo alcuni temi legati agli orientamenti pastorali della diocesi». Tra le altre proposte concrete: una «Giornata della scuola cattolica» per porre istanze e potenzialità al centro dell’attenzione di tutta la comunità; un grande manifesto che rappresenti la ricchezza dell’offerta formativa cattolica sul territorio (magari anche da pubblicizzare sui giornali), favorendo la collaborazione tra le scuole, lo scambio delle buone pratiche, creando una «rete» di sostegno reciproco; incontri di formazione spirituale per gli insegnanti di scuola cattolica, che devono essere impegnati in un cammino di crescita continua. E ancora, percorsi di formazione per genitori, costituendo una equipe di esperti (psicologi, pedagogisti ) che si rendano disponibili per offrire un servizio nelle nostre scuole cattoliche, di cui pare ci sia un gran bisogno. Oggi non sono pochi i genitori «impreparati ad educare», almeno a giudicare dai numerosi e poco edificanti esempi portati in dibattito dagli insegnanti.Proprio sul tema delle «strategie per coinvolgere i genitori», due esperte hanno presentato loro esperienze e progetti. La psicologa e terapeuta Luisa Vaselli sta portando avanti l’iniziativa «Il tè delle mamme e dei papà», incontri mensili di gruppo nella scuola d’infanzia Salviati di Migliarino. «I problemi dei bambini, come disattenzione e aggressività, sono in relazione a quelli che hanno a casa con i genitori. Questi hanno difficoltà ad educare i figli, a relazionarsi con loro, finendo con il premiarli, comprando loro cose (e questo è sbagliato), invece di donare loro più affetto e tempo». I bimbi viziati di oggi diventeranno adulti frustrati domani, incapaci di inserirsi in una società complessa irta di regole. Ma spesso i genitori sono poco inclini a mettersi in discussione, soprattutto davanti agli altri: così la dottoressa Vaselli si è dovuta inventare anche «L’angolo delle mamme e dei papà» con colloqui individuali pur di aiutare i genitori a diventare educatori migliori. La psicologa e psicoterapeuta Cristina Cavallaro ha presentato il progetto «Giocare a diventare», destinato a genitori e scolari della scuola primaria, incentrato sul valore della creatività, per «girare in positivo» i messaggi che gli adulti (genitori e insegnanti) inviano ai bambini: ben 70% sono dinieghi, secondo un’autorevole ricerca americana. Una valanga di «no» che certo non aiuta l’apprendimento: fatto salvo il necessario compito educativo-normativo, questo si può realizzare anche «divertendosi e giocando insieme, unendo le conoscenze dell’adulto con la fantasia e il desiderio di scoperta del bambino». Senza mai dimenticare che il principale atto creativo è crescere. Farlo in una scuola cattolica offre una ricchezza in più: i valori cristiani, viatico per la vita.