Dove sta andando l’Europa una volta cristiana? Dalla rivoluzione francese in poi non si è più smesso di assestare colpi su colpi diretti a demolire questo insegnamento evangelico. Il nostro continente, dai piccoli paesi alle grandi città, è cosparso di campanili, cattedrali, santuari, segno di una spiritualità fortemente radicata nel cristianesimo. Oggi non è più così. Sotto una martellante campagna laico-massonica-radicale, tesa a smantellare il pensiero cristiano cattolico, qualcosa sembra scricchiolare e c’è il pericolo di rovine. Troppi, anche fra quelli che si definiscono cattolici, accettano o non contrastano abbastanza certe teorie dissacranti e blasfeme. È proprio per questo che in Italia sono potute passare leggi sul divorzio e l’aborto e purtroppo se ne stanno preparando altre non meno gravi di queste. È in atto una vera e propria battaglia contro la Chiesa tacciata di oscurantismo, di non essere al passo coi tempi e nel tentativo di metterla in ridicolo per quanto va affermando nel campo della morale. Non dobbiamo meravigliarci di quanto avviene, ma ciò non toglie che da parte nostra, anche se ridotti in minoranza, non dobbiamo reagire a questa situazione. Come? Certamente con quanto già stiamo facendo, ma dotandoci anche noi di mezzi di contrasto altrettanto efficienti, tra i quali una rete televisiva nazionale tutta nostra.Ernesto MezzettiCastelnuovo Val di Cecina (Pi)Il problema non è solo quello di ambienti laici o anticlericali che lottano contro la Chiesa, ma di una secolarizzazione ormai radicata della nostra Europa. Pensi che ci sono Paesi dove la frequenza alla Messa per citare solo uno degli indicatori più significativi è scesa al 2%. L’unica possibilità di invertire questa tendenza è quello di una «nuova evangelizzazione», che passa certo dall’annuncio ma soprattutto dalla testimonianza credibile dei cristiani. Quanto ad una rete televisiva «nostra» credo sia solo una pia illusione. A parte il fatto che un tentativo serio (il massimo attualmente possibile) esiste già da anni, visto che Sat2000 è visibile in tutta Italia con la parabola e in molte zone anche attraverso tv locali che ne rilanciano il segnale nell’etere. E pur essendo ben fatta, sono pochi i cattolici che la guardano. Ma lei pensa che nell’attuale sistema televisivo italiano, dove esiste un duopolio asfissiante, ci potrebbe essere spazio per una tv generalista di ispirazione cristiana? E ammesso di trovare la valanga di miliardi che servono per reggere una tv nazionale di quel tipo, il grande pubblico la guarderebbe senza «reality show», violenza gratuita, «veline» semisvestite, il gossip più becero e altre oscenità del genere?Claudio Turrini