di Andrea BernardiniIl primo a «provarci», in fase di discussione del bilancio 2009, fu Luca Titoni (Udc), che chiese al Comune, di istituire un fondo a sostegno delle famiglie pisane, specie quelle numerose, a rischio povertà. Proposta bocciata. Poi fu la volta del Pdl (primo firmatario della mozione Diego Petrucci): quando Palazzo Gambacorti «scoprì» di disporre di un avanzo di bilancio di oltre quattro milioni di euro subito disponibili, il gruppo di opposizione chiese, in fase di discussione del bilancio preventivo 2011, che una parte di quel «tesoretto» fosse destinata all’introduzione di un bonus famiglia (da mille euro a nucleo), da elargire sotto forma di sconto su acqua, gas o raccolta di rifiuti; e di un bonus bebé, una sorta di voucher da cinquecento euro da spendere nelle Farmacie comunali. Farmacie i cui bilanci sono in profondo rosso, puntualmente «ripianato» dall’ente locale. Anche in quel caso la proposta non passò.Il terzo tentativo, andato a buon fine, porta come primo firmatario un esponente della maggioranza, Michele Lio Passarelli: una sua mozione impegna il sindaco e la giunta comunale a presentare nuovi criteri per il «conteggio» del contributo chiesto alle famiglie per i servizi a domanda individuale. Dove si deve tener conto più e meglio, ad esempio, del numero dei figli, naturali o in adozione o in affido, di eventuali disabili, nonni o parenti «a carico» e della condizione lavorativa dei genitori.Insomma, una sorta di «quoziente – Pisa», così come l’ha «ribattezzato» l’assessore Maria Paola Ciccone partecipando, nei giorni scorsi, ad un incontro dell’ufficio diocesano di pastorale sociale e del lavoro sul tema «La famiglia risorsa della società». «Mutuato» dal modello di Parma che, almeno per le politiche familiari, resta un punto di riferimento per chi ha a cuore incisive politiche per la famiglia.«Fino al recente passato- spiega a Toscana Oggi Michele Passarelli Lio- gli enti locali, per calcolare la ricchezza della famiglia, hanno fatto riferimento esclusivamente all’Isee. Ma questo strumento è imperfetto, perché non tiene conto a sufficienza delle spese sostenute da una famiglia per la crescita del/i figlio/i. Il nostro comune ha introdotto, a fianco dell’Isee, alcuni indicatori di benessere. La filosofia del provvedimento: i conti non tornano se una famiglia dichiara un reddito da fame e, nel contempo, possiede uno yacht. Beh, in questi casi, non ha diritto all’esenzione se i figli frequentano il nido, la mensa o usufruiscono del trasporto scolastico».«Se andassimo da uno svedese o un norvegese e cercassimo di spiegargli cos’è l’Isee, ci prenderebbero per matti – osserva Luca Titoni (Udc). No, l’Isee non tiene conto del carico che una famiglia si assume mettendo al mondo un figlio. Prova ne è che quest’anno, per la prima volta, i nati nel nostro Paese sono in maggioranza figli di extracomunitari. Gli italiani, prima di mettere al mondo un figlio ci pensano bene e spesso, troppo spesso, per problemi di carattere economico, non ne fanno di niente. Sa qual è il vero problema? È che manca una politica per la famiglia. Da una parte si dice che si dovrebbero mettere al mondo figli, perché il nostro Paese è vecchio, mentre dall’altra non si fa niente per agevolare questo processo. Anche le amministrazioni locali dovrebbero farsi carico del problema. Il quoziente Parma può servire da esempio: io vorrei che tutti insieme, esponenti di maggioranza e di minoranza, riuscissimo ad adottare il quoziente Pisa prima della fine di questa legislatura. La ricetta da seguire è semplice: più figli = meno tasse».Nella stesura di graduatorie per l’accesso ad alcuni servizi, finiscono per essere «privilegiate» (più o meno volontariamente) le coppie che si separano rispetto a quelle che restano unite. Questo non rischia di favorire le separazioni fittizie?«Le separazioni fittizie sono un dato di fatto – osserva Titoni – È provato che a parità di guadagni, le famiglie separate hanno maggiori sgravi e quindi accade che lo stesso denaro che non era sufficiente in una normale famiglia, lo è per una famiglia separata. In un momento in cui si è perso il valore del matrimonio, del sacramento del matrimonio, e le coppie si sposano e si separano piuttosto facilmente, dobbiamo annoverare anche le separazioni suggerite dal commercialista. Assurdo».«Gli studi ci dicono che una separazione fittizia (lui prende residenza altrove, ma continua a vivere con moglie e figli, ndr) fa risparmiare alla coppia diverse migliaia di euro – gli fa eco Michele Passarelli Lio. Al contrario una separazione reale, porta dietro sé costi di cui è corretto tener conto quando si eroga un servizio. Lo stesso discorso potremo estenderlo a tutte le autocertificazioni o alle false dichiarazioni dei redditi: chi bleffa dichiarando redditi molto bassi, usufruisce gratuitamente dei servizi erogati dal comune, ma, di fatto, erode illecitamente risorse pubbliche, perché potrebbe permettersi di pagare quei servizi; nel contempo, il figlio di genitori veramente poveri è giusto che possa usufruire gratis o a basso costo del trasporto pubblico o della mensa scolastica».Chiede più controlli a polizia municipale e Guardia di finanza Giovanni Garzella (Pdl): «trovo piuttosto anomala questa esplosione del numero delle separazioni legali consensuali. Ma anche del numero dei casi di scomposizione del nucleo familiare».Pronostica: «Quando saranno ufficializzati i risultati del censimento, temo che ne sentiremo delle belle».In che senso? «Vorrei capire quanti sono i casi in cui lei o lui hanno preso la residenza al mare (a Marina di Pisa o Tirrenia) o nel centro storico, pur continuando a vivere con il partner nella vecchia casa».Tra gli strumenti che Palazzo Gambacorti intende adottare per scovare i cosiddetti «furbetti» c’è anche il calcolo dei consumi…«Uno strumento buono, ma non sufficiente per individuare i furbetti. Mi spiego: Marco Rossi, per non pagare l’Ici sulla sua seconda casa, può decidere di prendervi residenza, quando in realtà continuerà a vivere insieme alla moglie. Non per questo Acque spa registrerà un consumo di acque pari allo zero, perché nel frattempo Marco Rossi potrebbe aver affittato al nero a studenti universitari quello stesso alloggio in cui dichiara di abitare».Come se ne esce?«Con regole eque e vantaggi per le famiglie – conclude Passarelli - così come definite dalla nostra Carta Costituzionale, ma anche con stringenti controlli e sanzioni per chi per mezzo di quelle regole, illecitamente, ne trae un vantaggio non dovuto, sottraendo risorse alla comunità».