Vita Chiesa
Un prete in spiaggia parla di fede ai ragazzi
Se nel mondo si fosse fatto per i giovani un milionesimo di quanto è stato scritto o detto su di loro, forse oggi non saremmo nelle condizioni di un disagio, che sembra paralizzare le speranza di un domani più sereno. Sui giovani si fanno dibattiti, tavole rotonde, sondaggi, inchieste, denunce. Ci sono preti che hanno fatto fortuna andando in giro a distribuire ricette educative. Altri la fortuna l’hanno fatta con le pubblicazioni di libri. Altri ancora, dai pulpiti televisivi, si sono accreditati come i maghi della pedagogia. Girano il mondo, pagati e ammirati, mentre l’impotenza delle famiglie segna il passo sui percorsi sempre più difficili del far diventare grande un figlio…. Anche nella Chiesa si insiste molto sul problema dei giovani. Si chiama problema ciò che dovrebbe essere la speranza del mondo. Ma, di fatto, si tratta effettivamente di un problema. E questo la dice lunga».
A sostenerlo è don Bruno Fasani, direttore del settimanale «Verona Fedele», che con queste parole introduce una lunga intervista a don Andrea Brugnoli, giovane prete veronese che nell’estate appena trascorsa ha passato a tappeto 229 stabilimenti della riviera romagnola per incontrare i giovani nei loro luoghi di divertimento e parlargli di fede.
«Alla Chiesa è chiesto oggi di raggiungere le persone nei posti dove esse vivono, compresi quelli bui dell’abbrutimento e dell’inconsapevolezza. Per scoprire spiega don Brugnoli che la dimensione spirituale dei giovani non è mai morta. Solamente è in situazione di letargo, non ricevendo più proposte alternative, perché i profeti della buona notizia sembrano silenti e intimiditi, mentre quelli falsi di Baal, arroganti e potenti, catturano prede e seminano schiavitù. Nell’applauso di un mondo che sghignazza, mentre reclama avidamente denaro e libertà».
Nell’intervista rilasciata al settimanale cattolico veronese, don Brugnoli insiste nel sostenere che i giovani sono disponibili, che «hanno sete di Dio e, se provocati, sanno rispondere con grande generosità. Certo se io li invito a venire a un incontro in parrocchia, probabilmente molti andranno al concerto di Vasco Rossi o di Eminem, perché nel loro immaginario la parrocchia si identifica con la tradizione o con i luoghi comuni. Ma se li invito a passare un’ora di preghiera in chiesa, uno si chiede il perché e lì comincia il dialogo, che è un punto di partenza non di arrivo».
La prima esperienza di evangelizzazione di strada nella riviera romagnola, don Andrea Brugnoli l’aveva avviata in una parrocchia del centro di Riccione dove, con una ventina di persone, aveva tenuto aperta la chiesa tutte le notti dalle dieci di sera alle sette di mattina. «Abbiamo visto che i giovani continuavano ad affluire racconta il prete veronese . Ho confessato fino alle tre e mezzo di notte». Visto l’esito positivo, l’esperienza è stata ripetuta quest’anno coinvolgendo tutte le parrocchie del litorale sud della diocesi di Rimini, con in più, nel pomeriggio, animazione sulle spiagge: giochi, musica, balli per attirare centinaia di persone e poi una testimonianza forte: alcuni convertiti che raccontavano la loro trasformazione di vita, avvenuta grazie al Vangelo. E dopo cena, in giro per le discoteche ad invitare i giovani in chiesa. «Tutte le sere eravamo in 12-13 preti a confessare racconta ancora il sacerdote . Si accostavano giovani da moltissimi anni lontani da qualsiasi pratica religiosa: Dopo la confessione abbiamo avuto ragazzi che ci hanno consegnato la dose di droga che si erano procurati per la serata».
Alla domanda «cosa c’è in cantiere per il prossimo anno?», don Brugnoli risponde: «Il mare della Versilia».