«Poche ore fa sono passati sopra le nostre teste otto aerei militari diretti verso Gaza. Molto probabilmente avranno effettuato un bombardamento». Storie di ordinario dolore. Storie di sofferenza di chi vive «al di là del muro» come ama dire don Mario Cornioli, sacerdote della diocesi di Fiesole, originario di Sansepolcro, che da anni è impegnato in Terra Santa e dallo scorso autunno è prete fidei donum in Palestina.«Qui a Betlemme racconta “abuna” Mario (dove “abuna” significa “padre”) la situazione della città rimane difficile. Siamo sempre “chiusi” dal muro che ci circonda. La città a Natale si è animata, ma la chiusura ancora non permette a tante persone di entrare. Molti cristiani non hanno avuto il permesso di arrivare a Betlemme».Don Cornioli racconta le difficoltà di una vita «sospesa» dalla presenza di un muro che dal 2002 divide i territori israeliani da quelli palestinesi, rendendo difficile ogni spostamento. «Durante l’ultimo periodo natalizio sono arrivate da Gaza alcune famiglie, ma i loro figli non sono potuti venire. Da una parte eravamo contenti per i 250 permessi dati, dall’altra non bisogna dimenticare che 2000 persone cristiane non hanno avuto il permesso e un milione e mezzo di persone sono chiuse dentro Gaza».Abuna Mario descrive le difficoltà dei cristiani di Terra Santa attraverso il suo blog (http://abunamario.wordpress.com). In quelle pagine, don Cornioli racconta dei «rumori di guerra» che si sentono costantemente all’orizzonte. «Viviamo sempre nella paura. Negli ultimi due anni c’è una strana situazione di stallo e non sembra esserci la volontà di risolvere il conflitto israelo-palestinese». Una situazione che incoraggia la grande diaspora cristiana dai territori dove visse Gesù. Un dramma nel dramma a cui il patriarcato latino di Gerusalemme, guidato da monsignor Fouad Twal, sta cercando di porre un freno anche grazie al contributo delle diocesi italiane. In prima fila, in questo senso, c’è anche la diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro grazie al gemellaggio stipulato a settembre tra le due Chiese «sorelle» e voluto fortemente dall’arcivescovo Riccardo Fontana. Dal 9 al 16 maggio sarà organizzato un nuovo pellegrinaggio in Terra Santa. Per iscriversi basta contattare al più presto l’Ufficio pellegrinaggi diocesano, guidato da don Gianfranco Cacioli, al numero 0575. 40.27.234 oppure al 347. 63.79.870. «Il pellegrinaggio spiega l’arcivescovo Fontana vuole testimoniare la nostra amicizia e solidarietà ai cristiani della Palestina che sono i più colpiti dall’attuale grave situazione sociale. La violenza non può portare la pace; accentua l’odio e la distruzione; occorre abbattere gli steccati e gettare ponti di dialogo e di riconciliazione. È con questo spirito che ci recheremo a Betlemme, a Nazareth e soprattutto a Gerusalemme che per noi diventa un punto di riferimento storicamente sempre più significativo, a seguito anche della recente visita del patriarca ad Arezzo, Cortona e Sansepolcro».Ma le iniziative che legano la terra aretina a Gerusalemme non finiscono qui. Nei giorni scorsi una delegazione del Comune di Anghiari è giunta in Palestina per inaugurare un progetto di riqualificare della piazza principale di Beit Sahour (città poco distante da Betlemme) e richiamare quei turisti allontanati dalla costruzione del muro. Anghiari è capofila di un progetto a cui hanno aderito altri tre comuni, Pelago (in provincia di Firenze), Rufina (sempre nel Fiorentino) e Mira (in provincia di Venezia). L’iniziativa, finanziata dal ministero degli Esteri italiano, fa parte del programma «Ali della colomba», il cui obiettivo è quello di migliorare le condizioni di vita della popolazione palestinese.di Lorenzo Canali