Sport
Un mondiale dell’altro mondo
Un Mondiale dove ci stiamo togliendo le prime soddisfazioni. Cominciamo con i cugini d’oltralpe, i galletti di Francia, che stanno a noi italiani come Gastone sta al cugino Paperino: infilzati e rosolati a fuoco lento da una banda di africani del tutto insensibili alla grandeur, wow! Non battiamo i francesi dal 1978, Mondiali d’Argentina, Paolorossi-Zaccarelli.
Ci umiliò Platini a Messico ’86, ci ridicolizzarono i rigori a Francia ’98, ci raggelò Trezeguet due anni fa all’Europeo. E beccatevi il Senegal.
Un Mondiale dove nessuno si smentisce. I turchi mettono in crisi i narcisi danzatori di samba brasileri, scialatori nati; ma, dovendo comunque combinare cose turche, complice l’arbitro coreano si suicidano con impeto autolesionista in stile ulivista (facciamoci del male). I tedeschi non conoscono pietas e, incapaci d’intenerirsi, ne fanno otto ai sauditi proprio quando i commentatori saggi ci avevano convinti che le squadre materasso non esistono e anche i brocchi sanno organizzarsi e metterti in difficoltà: detto fatto.
Un Mondiale fatto di stadi che sembrano astronavi di «Star Trek», dove il manto erboso s’inserisce come un floppy disk (Sapporo Dome), dove i fili d’erba sono stati tagliati ad uno ad uno da barbieri siciliani ingaggiati appositamente, dove il Fevernova, il pallone saponetta, schizza via come nei cartoni animati e nel calcio balilla, dove solo il sudore è autentico e sprizza copioso dalle roride ascelle di Camacho, il mister spagnolo, a cui va il Gran Premio Ribrezzo.
Un Mondiale all’insegna di Vierotti, calciatore bifronte e quadripede che di botto si sdoppia in Vieri e Totti e scatena tuoni e fulmini sui malcapitati pedatori avversari, pum pum, prima un siluro, poi una palla moscia da adagiare flemme in rete, addio Ecuador, e intanto il Trap fischia e inzeppa la squadra di terzini e mediani e muscoli e bulloni, perché non si sa mai, meglio mettersi la maglia di lana, la coperta è sempre troppo corta, non dire gatto se non l’hai nel sacco. Doppia linea del Piave, palla lunga a Vierotti e via che si va, forse chissà, perfino in finale.