Opinioni & Commenti
Un modo rivoluzionario di concepire il lavoro
Non un convegno ma «l’inizio di un processo», in perfetto stile Francesco e sull’onda della Evangelii gaudium. Un «processo» già iniziato nelle diocesi e che proseguirà a Cagliari dal 26 al 29 ottobre nel corso dei lavori della Settimana sociale. Un «processo» che impegnerà le comunità cristiane e la società italiana nella individuazione delle migliori condizioni perché il lavoro sia «libero, creativo, partecipativo, solidale». È questo, del resto, lo stesso auspicio espresso da Papa Francesco nell’Esortazione apostolica, laddove affronta il tema della «inclusione sociale dei poveri» e afferma che «in ogni luogo e circostanza i cristiani, incoraggiati dai loro pastori, sono chiamati ad ascoltare il grido dei poveri».
Dunque, a Cagliari non mancherà la denuncia per le condizioni attuali del lavoro in Italia, così come emerge già chiaramente nell’Instrumentum laboris diffuso qualche giorno fa e che offre una traccia chiarissima per i lavori della Settimana sociale che saranno scanditi da quattro «registri comunicativi: denuncia, ascolto, raccolta delle buone pratiche, proposta». Come per tutti i «processi» di cui parla il Papa nella Evangelii gaudium, l’obiettivo è quello di «occupare il tempo e non la spazio». Cioè porre le condizioni perché il seme venga lanciato, possa maturare e portare i suoi frutti nel tempo, senza curarsi né dei risultati (che pure verranno) né di chi ne debba trarne vantaggio nell’immediato. Certamente non i seminatori che hanno piuttosto il compito di dissodare il terreno nel dialogo col mondo, per far sì che le migliori pratiche possano creare benefici per tutti, ma soprattutto per i più poveri che al Papa stanno particolarmente a cuore. Non è un caso, infatti, che nella Evangelii gaudium, il Papa si esprima così a riguardo degli esclusi e degli scartati: «Il nostro sogno vola più alto. Non parliamo solamente di assicurare a tutti il cibo, o un decoroso sostentamento, ma che possano avere prosperità nei suoi molteplici aspetti. Questo implica educazione, accesso all’assistenza sanitaria, e specialmente lavoro, perché nel lavoro libero, creativo, partecipativo e solidale, l’essere umano esprime e accresce la dignità della propria vita. Il giusto salario permette l’accesso adeguato agli altri beni che sono destinati all’uso comune».
Dunque il lavoro come espressione e promozione della dignità umana. La lettura dell’Instrumentum laboris restituisce un sapore di grande modernità. Soprattutto laddove, partendo dalle oltre 400 buone pratiche di lavoro raccolte in tutto il Paese dai «Cercatori di lavOro», si passa alla proposta che viene declinata negli ambiti della «formazione per la persona che lavora», del «creare nuovo lavoro», dei «nuovi modelli di vita e di lavoro» e di «un’Europa per il lavoro». All’interno di ciascun ambito tante proposte concrete convertibili in progetti di legge, in correzioni alla legislazione vigente, in autentici cambi di mentalità. Un esempio per tutti, ma solo per dare il senso della novità, non solo di linguaggio ma anche di contenuto e di metodo: «Configurare un nuovo modo di concepire il lavoro full-time, diminuendo le ore di lavoro per investirle nella cura – intesa come assistenza, il prendersi cura – dei bambini, degli anziani, dei più deboli, in famiglia e nei quartieri e nelle comunità di riferimento, e per la coltivazione delle relazioni e della propria umanità». Una proposta rivoluzionaria, come è del tutto evidente.
Va anche detto che l’atlante delle buone pratiche che emergerà da Cagliari sarà all’insegna della concretezza e a disposizione di tutti. Inoltre conterrà opzioni di lavoro (soprattutto di autoimpresa) replicabili in tutto il Paese. Se prevarrà l’astrattezza sarà un fallimento.
Di questo e di tanto altro si occuperanno i cattolici (poco più di un migliaio) che parteciperanno alla Settimana sociale di Cagliari, ma è chiaro che per la Chiesa italiana è un momento fondamentale per testimoniare un cambio di passo atteso forse anche dal Papa. Cagliari deve essere una tappa di un «processo» destinato a lasciare il segno nella vita sociale del Paese. Significative, a questo riguardo, le ultime parole dell’Instrumentum laboris: il terreno del lavoro e della custodia del creato «riprendendo il dettato della Costituzione e della dottrina sociale della Chiesa, è uno dei punti più decisivi attorno a cui si può sviluppare una rinnovata rilevanza pubblica dei cattolici in Italia». Un auspicio, una promessa, un impegno? Le premesse ci sono tutte perché da Cagliari venga una boccata d’aria fresca per il cattolicesimo sociale italiano.