Arezzo - Cortona - Sansepolcro

«UN MESSAGGIO D’AMORE APERTO A TUTTI».

«Con la consolazione con la quale siete stati consolati, consolate anche voi chi è nella tribolazione (II Cor 1,4)». Con queste parole l’arcivescovo Riccardo Fontana ha salutato la folla che gremiva la cattedrale di Arezzo nell’omelia della solenne Messa stazionale presieduta dal Pastore della nostra diocesi. Nella sua omelia il presule ha ripercorso il cammino iniziato con la novena di preparazione alla Festa, dove è stato dato spazio ai bambini delle scuole elementari (oltre 600), ai malati e agli anziani (oltre 270 barellati) con i loro rispettivi accompagnatori, le oltre 150 giovani coppie e il pellegrinaggio dei giovani (oltre 400) che dalla chiesa di San Michele hanno raggiunto la cappella della Madonna del Conforto. «Com’è potuto avvenire?» si è chiesto l’Arcivescovo. E subito la risposta: «La gente si è accorta che si può fare un gesto d’amore», quell’amore, che è «parte del tesoro del popolo cristiano». Di qui l’invito a lasciarsi guidare nella riscoperta di questo tesoro dalla Madonna del Conforto «che non parlò ne’ ai potenti, ne’ ai ricchi della città», ma «a due poveri operai».Ricordare i dolori e le sofferenze degli aretini nel 1796, è dunque un’occasione propizia per parlare «dei sovvertimenti che sono in atto in questa società così accelerata», dove «nel tempo di una sola generazione, siamo passati dalle mutazioni fisiologiche della storia, al capovolgimento dei principi che hanno costruito l’ordine sociale per secoli», e che porta in tutta la società «una grande incertezza, soprattutto tra i più giovani». Il gemellaggio siglato dalla diocesi con il Patriarcato latino di Gerusalemme, è in quest’ottica l’occasione per guardare a Gerusalemme «la città della giustizia e della pace», «la società cristiana del bene comune». Un po’come Arezzo, «una città murata e turrita, edificata a immagine del XXI capitolo dell’Apocalisse, con un Santo a custodirne ogni porta, quasi a tutelare il bene di tutti». Così come la Madonna del Conforto difese Arezzo dagli invasori, oggi la Madre di Dio ci difende da un’«invasione ideologica», dove «convinzioni estranee alla nostra cultura e al nostro sentire comune, vorrebbero sovvertire le nostre visioni della morale». Per questo «non dobbiamo avere paura di essere diversi dal modo di ragionare del mondo», ma avere «un’identità precisa e la voglia di essere fedeli alle scelte nelle quali ci ritroviamo, sulle orme dei padri di questa città». Sotto al manto della Madonna, ci siamo tutti noi, ma «dobbiamo stare attenti a non escludere nessuno, perché le diversità sono un dono di Dio che arricchiscono», mentre le divisioni «sono opera del maligno». E uno dei regali fatti proprio dalla Madonna del Conforto in questi giorni è quello «dell’unità della Chiesa» espressa «nella pienezza con le sette zone della diocesi». Testimonianza concreta del senso di questa festa, ovvero «la decisione contagiosa di ritrovarsi ancora tra fratelli, di riprendere con rinnovato coraggio l’esperienza cristiana, accanto alla gente». Poi il riferimento alle difficoltà delle famiglie e del mondo del lavoro: «Mi ha commosso il primo giorno della novena: è arrivato un piccolo vaso di fiori. Erano i 111 che temono il licenziamento. Cristiani di Arezzo, ci vogliamo accorgere che i problemi reali non sono eludibili? Se siamo figli della Chiesa ci dobbiamo accorgere che c’è gente in questa città che non ha i soldi per pagare la bolletta della luce». Infine, la consegna del mandato alla Giunta e al Consiglio della Caritas diocesana, «perché non ci sia nessuno che non trovi ascolto, non ci sia persona alcuna a cui non si dia una risposta, nessuno che si senta abbandonato. Accanto alla carità di ogni parrocchia, fiorisca quella di tutti noi insieme, di questa Caritas diocesana che si affida alla Madonna del Conforto, per riprendere, con rinnovata lena, il proprio servizio».Luca Primavera