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Un invito ai cattolici italiani per mettersi «in rete»

Il 30 settembre 2001 un gruppo di cattolici in prevalenza toscani, variamente impegnati nella vita sociale e politica, si sono riuniti all’Eremo di Lecceto nei pressi di Firenze. Questo lo scopo della riunione: riflettere su una proposta finalizzata a risvegliare e ad allargare l’interessamento attivo e coerente dei cristiani alle vicende e alle istituzioni della società, e al tempo stesso, proprio a partire da quella data, iniziare il cammino per metterla in atto. Col presente Manifesto questo gruppo si rivolge ai fratelli e alle sorelle di fede in Italia e chiede loro di accogliere l’appello per il Collegamento Sociale Cristiano (tale il nome dell’iniziativa, di cui un documento più ampio spiega la natura e le caratteristiche).

1. La presenza dei cristiani nelle vicende sociali, civili e politiche, finalizzata alla ricerca del bene comune locale e universale, è un aspetto irrinunciabile della loro missione nel mondo. La sua ispirazione fondamentale è contenuta nella grande preghiera di Gesù: “venga il tuo regno e sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra”.

A partire dal cuore delle persone e dalla comunità credente, il regno di Dio tende a permeare e salvare l’intera esperienza umana. Il primato della speranza ultraterrena ed eterna non mortifica ma accende la speranza evangelica di un’umanità migliore. Perciò, l’impegno sociale e politico – fatto di preghiera, di cultura, di presenza e di azione individuale e collettiva – è un capitolo del “Vangelo della carità” e dunque è un impegno “sensato” e “obbligato”. Anche su di esso, e non solo sulle opere del buon samaritano, saremo giudicati dal Signore nell’ultimo giorno.

Nessuna illusione di impossibili paradisi terrestri ci fa velo. Siamo lucidamente consapevoli che la vita e la storia sono e saranno un campo di lotta fra il bene e il male e che l’esercizio del potere – il quale, di per sé, è un’esigenza naturale della società – è di fatto, e di continuo, fortemente insidiato e inquinato dal “principe di questo mondo” oltre che dalla malizia e dalla debolezza umana.

Siamo convinti al tempo stesso che l’umanità, sotto ogni cielo e ad ogni livello, mantiene impensate risorse positive e che, in ogni modo, essa è stata redenta. Il progetto e il volere del Padre sono più forti del maligno e del male, per quanto sia misteriosa la sua provvidenza e appaiano talvolta sconcertanti, per noi, i suoi silenzi e le sue permissioni. Gesù crocifisso e risorto è il Signore e il Salvatore di tutto e di tutti, e ci chiama – donandoci il suo Spirito – a cooperare per il suo regno nell’immenso cantiere della creazione e della storia. Su questa strada incontriamo non solo contrasti ed ostacoli a volte paurosi, ma anche persone sagge e giuste, la cui fede o non fede solo Dio può vedere, che, nonostante limiti ed errori, pensano e agiscono anch’esse sotto l’influsso del medesimo Spirito.

2. Come uomini e donne coscienti e responsabili, come uomini e donne credenti, non possiamo trascurare i nostri doveri civili, né chiudere gli occhi sui gravi problemi etico-sociali vicini e lontani, sulla sorte locale e globale dell’umanità.

Non possiamo rassegnarci a lasciare questo mondo in mano a sistemi e “imperialismi” ideologici, economico-sociali e politici ingiusti, oppressivi o largamente indifferenti alla solidarietà verso le moltitudini più povere e nei confronti della vita, dei diritti, della libertà e della partecipazione di ogni essere umano ai beni e alle responsabilità che spettano a tutti. Non ci rassegniamo neppure a che la società sia guidata dal laicismo irreligioso o da un’idea della democrazia alleata del relativismo morale e allergica al senso cristiano dell’uomo. Così come ci opponiamo ovviamente ai fondamentalismi più o meno estremi che strumentalizzano la religione, la nazione e gli interessi (pur legittimi) dei popoli e delle culture.

L’attenzione e la sollecitudine sapiente e operosa per la vita sociale e politica sono perciò umanamente e cristianamente motivate, e la passione che le sostiene – libera, certo, da messianismi non evangelici e da fanatismi d’un genere o d’un altro – ha un’indubbia qualità morale ed è un aspetto della passione per il regno di Dio nei cuori e nella società.

3. Questa passione per il bene comune è mossa e qualificata dall’ispirazione cristiana, dalla quale è inscindibile la dottrina sociale della Chiesa.

L’ispirazione cristiana consiste nell’influsso effettivo dello spirito e del messaggio evangelico su tre piani della vita sociale e politica, su tre piani distinti ma non separabili: quello delle concezioni e delle scelte di fondo a proposito di convivenza umana e di civiltà, quello dei giudizi sui fatti e delle idee programmatiche da attuare, e quello riguardante la prassi concreta e lo stile morale della presenza e dell’azione. Quando è autentica, l’ispirazione cristiana non mortifica ma anima, redime ed eleva l’esercizio del pensiero e della libertà, l’ascolto della coscienza personale, l’impiego delle molteplici risorse naturali e delle varie competenze, la legittima immancabile dialettica propria della ragione, della ricerca e dell’attività umana nel mondo.

La dottrina sociale della Chiesa – riflesso e “traduzione” del Vangelo nella storia – è, nell’interezza dei suoi contenuti, precisati nel corso del tempo, la bussola orientatrice dell’impegno laicale nella società. Essa tuttavia non sostituisce ma illumina ed accompagna la cultura sociale e politica e quindi il dibattito che questa comporta.

La fedele coerenza con lo spirito e le idee-guida del cristianesimo sociale ci rende spesso un segno di contraddizione e anzi ci può esporre a forme di emarginazione o persecuzione; però non chiude mai, bensì apre al confronto, al dialogo e alla cooperazione con tutti, o almeno alla cooperazione che risulta praticabile. Solo in un contesto di rispetto e di libertà, infatti –e con l’apertura a capire sempre meglio, noi per primi, le cose – si può lavorare, e anche “lottare”, per immettere nella massima misura storicamente possibile la verità e i valori dell’umanesimo cristiano nella cultura, negli ordinamenti, nel costume, negli atti legislativi e amministrativi, e per animare con la sapienza e lo spirito del Vangelo lo “Stato di diritto” e lo sviluppo solidale e giusto di tutta l’umanità.

L’ispirazione cristiana comporta pure che i dieci comandamenti, portati a perfezione dall’amore di Cristo, siano considerati – e non solo teoricamente – metro di misura del comportamento tanto privato quanto pubblico. Fa parte di questa impostazione morale il proposito di liberare la politica dall’odio, dalla violenza, dalla menzogna, dalla sopraffazione, dal raggiro disonesto, dal predominio e dal ricatto del dio-denaro, offensore dei poveri, fautore di privilegi ingiusti ai vertici e nel corpo della società e corruttore della vita democratica, dell’informazione e della stessa economia.

Senza nessun dogmatismo, e riconoscendo i valori positivi presenti da ogni parte, noi crediamo che l’ispirazione cristiana è la più grande speranza del mondo. Ma quanti sono i cristiani che nutrono questa convinzione e vogliono servire il progetto storico che ne consegue? Quanti coloro che si rifanno a un’ispirazione cristiana non generica o parziale ma “intera”?

4. Sulla base di queste considerazioni e motivazioni abbiamo preso l’iniziativa di invitare i fratelli e le sorelle di fede a unirsi con noi per risvegliare il doveroso e comune “interesse” per la cosa pubblica. Non ci proponiamo, con tale iniziativa, di dar vita o sostegno a un partito o a un’alleanza di partiti o a un’area politico-culturale, il che ovviamente è legittimo in sé ed ha la sua innegabile ragion d’essere, ma esula da questo appello. Ci proponiamo e proponiamo, invece, qualcosa di più fondamentale e necessario, qualcosa di previo ad ogni scelta politica: mettersi insieme e sentirsi collegati in un grande e “rianimato” movimento, che si radichi e si espanda più largamente possibile nella base della società e della comunità credente, e che, nel rispetto delle varie tendenze e sensibilità, favorisca e metta in risalto ciò che accomuna i cristiani nel mondo. Tutto ciò potrà meglio assicurare non già il loro inammissibile “arroccamento”, ma piuttosto la loro autenticità e “indipendenza” di pensiero e di spirito e l’apporto loro proprio nell’ambito del dialogo culturale e sociale e all’interno delle collaborazioni politiche con persone e gruppi di altra matrice.

Riprendendo la migliore storia del cattolicesimo sociale e politico, si tratta di riportare i laici, cominciando dai giovani, a interessarsi costantemente del bene comune, si tratta di facilitare la loro formazione e preparazione culturale e spirituale in proposito, e di promuovere il loro collegamento e, con esso, l’incisività della loro presenza. E questo – insistiamo su tale concetto – a partire da un “sentimento” radicato, quello della comune Appartenenza cristiana, che è più profonda, più importante e più decisiva delle nostre diverse appartenenze politiche. Le quali, d’altra parte, saranno tanto più “libere e forti” quanto più esprimeranno un’autentica coerenza con noi stessi e meno saranno condizionate dalle “strettoie” del momento, dalle lusinghe altrui o da calcoli di basso profilo.

Ciascuno ha fatto e potrà fare, più o meno convinto, le proprie scelte di partito o di voto: nessuna pregiudiziale al riguardo, se non quella del dovere che obbliga tutti a cercare di scegliere in maniera seria e in linea con la coscienza e la dottrina professata. Un’aggiunta, semmai, è opportuna: tra le scelte possibili non dovrebbe essere esclusa a priori quella di aree o formazioni politiche di esplicita e dichiarata ispirazione cristiana. Ma, anche in presenza delle scelte più corrette e più diverse (da rispettare senza dogmatizzare), se non si “respira” e si coltiva l’ispirazione cristiana nella sua integralità, se non si approfondisce la dottrina sociale della Chiesa e non si sanno valutare i fatti e i problemi alla sua luce, e se – magari dopo aver recitato lo stesso Credo, aver partecipato alla stessa Eucarestia ed esserci pure scambiati il segno della pace – ci si ignora a vicenda una volta varcate le porte delle chiese, senza cercare invece di riflettere insieme e di trovare le vie della collaborazione di fronte alle sfide epocali di oggi, allora qualcosa di essenziale sarà sempre compromesso. Avverrà cioè che sia la nostra testimonianza nel mondo, riconoscibile non solo dalla fede ma anche dalla carità reciproca, sia l’efficacia storica della nostra missione sociale saranno fatalmente indebolite se non vanificate. Sarebbe inutile – inutile ad ogni livello: locale, nazionale e internazionale – far parte di larghi schieramenti o inventare formule politiche di successo ma perdere l’anima o “svalutare” le grandi ragioni dell’impegno.

Faremo sempre i conti – è vero – con le nostre debolezze e difficoltà morali, ma l’ideale qui richiamato, per quanto arduo, non ha alternative per chi cerca di seguire il Vangelo.

5. Da queste considerazioni è nato il COLLEGAMENTO SOCIALE CRISTIANO (CSC). È nato in Toscana, ma viene proposto (forse osando, forse sognando) ai cattolici delle altre regioni. Esso intende contribuire – insieme ad altri, e con mezzi “poveri” – a una nuova stagione di laicità cristiana sui versanti sociali, civili e politici. Intende farlo attraverso la creazione, il risveglio e la “messa in rete” di circoli locali o gruppi di base, aiutati da un centro coordinatore tramite un’organizzazione capillare e “leggera” e soprattutto formati da persone che “ci stanno”, che “ci stanno” cioè, nonostante le loro differenze e discordanze, a tenersi e a restare uniti. Uniti a quale scopo? Allo scopo di riflettere e formarsi agli impegni per il bene comune, prendere posizione sui fatti e i problemi correnti, e offrire così il proprio aiuto per rendere più vivo, più coerente e più efficace il movimento cristiano impegnato a creare (e a ricreare) – condividendo il cammino dell’umanità e soprattutto dell’umanità più bisognosa – una “città terrestre” meno distante possibile dalla “città di Dio”.

Non bastano i convegni, i centri di studio, le tante pur validissime pubblicazioni e iniziative, e neppure alcune grandi adunate a difesa e promozione di un valore o di un altro. Non bastano le proclamazioni, le contestazioni e le lamentazioni. Bisogna far nascere e allargare una “rete”, una vasta cordata, un forte collegamento. Così sarà possibile – sarà in ogni modo più facile – influire nella società, raccogliere le sfide del momento e, al tempo stesso, essere noi, col nostro patrimonio ideale, una sfida e un punto di riferimento per tutti nel mondo.

Questo è il fine – e lo spirito – del CSC. Senza pretese di sorta e nel rispetto assoluto per ogni aggregazione, invitiamo ad unirsi a noi, in questa rete di nuclei sociali cristiani, i cattolici delle nostre comunità e dei diversi gruppi e soggetti sociali, economici, culturali, associativi, abbiano già o no un particolare impegno socio-politico. E chiediamo ai mass-media di ispirazione cattolica – che dobbiamo anche noi, coerentemente, sostenere e diffondere – di favorire la nostra proposta.

Per aderire al CSC basta sottoscrivere questo manifesto e invitare altri a farlo e a mettersi insieme. Confidiamo di trovare consensi sia tra i laici che tra i pastori. Siamo certi comunque che l’idea e l’attuazione concreta del CSC – promosso nello spirito della fedeltà e della libertà cristiana – è un contributo significativo sia per il bene della città terrena che per l’evangelizzazione del nostro tempo. Non disperdiamo e vanifichiamo, con insensate divisioni ed apatie, il “sale” e la “luce” del Vangelo sociale! È un patrimonio che ci è stato affidato per il bene del mondo.

Per questi motivi e con grande convinzione torniamo a proporre l’adesione al Collegamento Sociale Cristiano.

NB:L’adesione al CSC si fa compilando e inviando a uno degli indirizzi sottostanti la scheda qui acclusa, conservandone ovviamente una copia per sé. A tali indirizzi fanno capo i promotori di questa iniziativa. Con ogni persona aderente sarà stabilito un contatto personale da parte del centro del CSC o da un suo incaricato.

La denominazione dei circoli o gruppi di base sarà scelta dai loro componenti. Si suggerisce di tener conto del nome della località in cui si vive. Nel caso che aderiscano al CSC circoli o gruppi di un’associazione o di un movimento, essa sarà preceduta dalla sigla relativa.

I riferimenti e gli indirizzi sono i seguenti:

– Simoni mons. Gastone, oppure: Ufficio diocesano per la pastorale sociale, piazza Lippi 21, 59100 Prato – tel 0574 499739, fax 0574 499738, e-mail: milesip@libero.it

-“Amici di Supplemento d’anima”, presso A.M. Cuccuini, Via di Novoli 73f, 50127 Firenze

-Luigi Bottazzi, Via S.Rigo 85, 42050 Rivalta – Reggio Emilia

Scheda di adesione alCollegamento sociale cristiano ……………………………………………………………………… (Nome e cognome in stampatello)

sottoscrive il manifesto “Per il Collegamento Sociale Cristiano”, aderisce all’iniziativa proposta, e si impegna a far parte di un circolo locale o gruppo di base e a mantenersi in contatto col centro coordinatore, direttamente o tramite l’incaricato o l’incaricata di zona.

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(firma)

Indirizzo:

Via o piazza……………………………………………… n.

Cap………………Località………………………………………………Tel………………………………………e-mail