Prato

Un grazie per la nostra Chiesa, un grazie per mons. Fiordelli

Uno dei momenti più significativi del 350° anniversario dell’istituzione della Diocesi (1653), unita da allora fino al 1954 alla Diocesi di Pistoia, è senz’altro rappresentata dalla celebrazione del cinquantenario della nostra piena autonomia diocesana, dell’episcopato di S. Ecc. mons. Pietro Fiordelli e della sua venuta da Città di Castello alla guida della Chiesa pratese come suo primo Vescovo residenziale. Anzi, questo evento riguarda la stessa vita civile di Prato che trecentocinquanta anni or sono fu promossa da «Terra» a «Città» e che nell’istituzione della Diocesi può vedere anche un preannunzio della più recente istituzione della Provincia.La convocazione in cattedrale per il solenne «rendimento di grazie» al Signore, la sera del prossimo mercoledì 22 settembre, ha un grande valore ecclesiale e civile. Spero, perciò, che la risposta al mio invito sia davvero corale.Questa memoria, aggiungo, cade in una fase della vita diocesana in cui la fede assoluta nel Signore Gesù e il conseguente amore per la nostra gente e, più in generale, per l’umanità di oggi, hanno spinto il Vescovo – che spera di essere seguito dal presbiterio, dalle persone consacrate e dai laici più impegnati – a cercare di impostare per i prossimi anni il cammino, la preghiera e l’azione della Diocesi secondo una prospettiva «missionaria». Seguendo e condividendo gli orientamenti del Papa e dei Vescovi italiani, e guardando alle necessità spirituali più profonde e più urgenti dei pratesi, abbiamo di mira il rafforzamento e il risveglio delle nostre comunità e la loro capacità di una testimonianza e di un’iniziativa più fortemente, appunto, «missionaria» all’interno della nostra società locale e nel mondo. La memoria, insomma, ci aiuta a sentirci in continuità col passato più remoto e più recente, e non a vivere solo di «ricordanze».Mons. Fiordelli, prima di consegnare il pastorale al suo successore, lasciò un duplice messaggio, nel quale mi sono sempre ritrovato: gettare al largo le reti e avere a cuore i poveri (26 gennaio 1992).Ho avuto e ho sempre presente la sua figura e sua la passione apostolica. Fin da quando ero vicario a Fiesole sentivo ammirazione per questo ascetico e indefesso apostolo d’oggi. Dopo anni, ormai, di stretta vicinanza a lui, quell’ammirazione è cresciuta, e non solo a motivo della sua carità e delicatezza verso di me, ma proprio perché ho conosciuto da vicino il suo animo e il suo fervore pastorale. Solo la malattia ha fermato l’inventiva e la creatività che lo hanno sempre contraddistinto, ma neppure la malattia ha posto limiti al suo spirito e al suo desiderio apostolico, che anzi si è approfondito e affinato, esprimendosi in un esemplare abbandono nel Signore «per le mani di Maria», nel sacrificio «a Dio gradito» della sua sofferenza e in una incessante preghiera. L’amore di lui per Prato credo che non abbia eguali.È un elementare dovere di gratitudine stargli vicini in questi giorni e ringraziare il Signore – ringraziando insieme lui stesso – per il bene senza misura compiuto da mons. Fiordelli, durante i lunghi anni del suo episcopato e in quest’ultimo decennio, sia a Prato e a migliaia e migliaia di persone della Diocesi, sia in Italia (e non solo). È importante che i più anziani ricordino e che i più giovani conoscano. E non è senza importanza che tutti sappiano quanto il Vescovo di ieri e quello di oggi si son voluti e si vogliono bene.Perciò è prezioso il servizio che rende questo numero speciale del nostro settimanale.

+ Gastone Simoni, Vescovo