Fiesole
“Un giubileo tutto per noi”: il vescovo Manetti ai ragazzi della Diocesi di Fiesole
Il vescovo ha inviato un messaggio audio carico di speranza a tutti i ragazzi della diocesi che partecipano Giubileo degli Adolescenti: "Roma senza il Papa, ma piena di attesa". Don Rizzi (pastorale giovanile): "Un cammino che ci chiede di uscire da noi stessi, di fidarci, di affidarci"

Sono partiti stamani, in sei pullman, i circa 350 adolescenti della Diocesi di Fiesole diretti a Roma per partecipare al Giubileo degli Adolescenti da oggi a domenica. Un pellegrinaggio straordinario, carico di significato e di emozione, soprattutto perché si svolge in un momento altrettanto straordinario: una Roma senza Papa, nell’attesa del prossimo Conclave.
Ad accompagnare i giovani pellegrini non solo animatori e sacerdoti, ma anche il messaggio audio del vescovo di Fiesole, Mons. Stefano Manetti, che ha voluto inviare un saluto e una riflessione profonda prima della partenza.
“Stiamo andando a Roma in un momento storico eccezionale, Roma senza il Papa”, ha esordito il Vescovo. “Papa Francesco ha terminato la sua missione e ora noi andremo a Roma per sentire il clima, l’aria di attesa del nuovo Papa”.
Un richiamo forte alla storia viva della Chiesa, che i ragazzi avranno modo di respirare in questi giorni, proprio mentre 135 cardinali da tutto il mondo si sono già radunati nella Città Eterna per preparare l’elezione del successore di Francesco.
Ma il messaggio del Vescovo va oltre la cronaca. È un invito a vivere il Giubileo voluto proprio da Papa Francesco, pensato per i giovani: “È un giubileo tutto per noi”, ha ricordato con gioia. Cuore dell’esperienza sarà il passaggio della Porta Santa nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, un gesto simbolico ma profondamente spirituale.
“Quando sarete davanti a quella Porta Santa cosa proverete?”, ha chiesto ai ragazzi. La sua risposta è diventata un incoraggiamento personale: “Potete portare davanti a quella porta i vostri desideri, i vostri sogni, i vostri progetti di vita e consegnarli al Signore. Ma anche le vostre preoccupazioni, le vostre sofferenze, i vostri dubbi”. Un invito a vivere il pellegrinaggio non solo come viaggio esteriore, ma soprattutto interiore.
Il Vescovo ha anche spiegato il senso profondo della Porta Santa: “Gesù ha detto: ‘Io sono la porta’ (Gv 10). Quella porta è Gesù Cristo. Passarla significa sperimentare la sua vicinanza, la sua bontà, la sua gioia”.
Infine aggiunge una preghiera antica ma ancora viva: “Quale gioia quando mi dissero: andremo alla casa del Signore! E ora i nostri piedi si fermano alle sue porte, Gerusalemme”. E conclude: “Andiamo con gioia a Roma per fare questa esperienza eccezionale”.
“Come Pastorale Giovanile diocesana, in accordo con il nostro Vescovo e seguendo le indicazioni della Consulta Regionale di PG, abbiamo deciso di non partecipare alle celebrazioni previste per il funerale del Papa. Abbiamo scelto invece di dedicare quella mattina ad un momento di confronto e condivisione nei gruppi, che riteniamo più adatto e significativo per i nostri ragazzi”, spiega don Francesco Rizzi assistente della pastorale giovanile diocesana, anche lui in viaggio con i ragazzi della diocesi.
E poi aggiunge due pensieri per gli accompagnatori e per i ragazzi che partecipano a questa esperienza: “Il primo è un grande grazie per la disponibilità e l’attenzione che stiamo ricevendo dalle parrocchie e dalle realtà che ci ospiteranno: stanno facendo davvero il massimo per accoglierci e per offrirci un’esperienza bella, viva, ricca di relazioni e significato”.
Il secondo riguarda lo “spirito del pellegrinaggio”.
“Un pellegrinaggio non è un viaggio comodo, né un evento da “consumare”: è un cammino che ci chiede di uscire da noi stessi, di fidarci, di affidarci. È mettersi in cammino verso una meta che è anche interiore, con uno spirito di essenzialità e apertura. I piccoli disagi fanno parte di questo percorso: diventano occasione di crescita, di solidarietà, di scoperta dell’altro e del senso profondo del nostro essere cristiani. Essere pellegrini significa fidarsi della Provvidenza, camminare insieme, imparare a leggere i segni di Dio nel quotidiano, anche quando è scomodo”, conclude don Francesco.



