Opinioni & Commenti

Un «cortile dei gentili» per agganciarsi a Dio

di Domenico Delle Foglie

Il «cortile dei gentili», secondo la tradizione ebraica, era quell’area del Tempio di Gerusalemme a cui potevano accedere anche i pagani. Ricostruito da Erode il Grande, ai tempi di Gesù ospitava oltre ai visitatori, anche i cambiavalute, i maestri della legge e i venditori di animali. È questo il luogo in cui, secondo i Vangeli, Gesù scacciò i mercanti. Il «cortile dei gentili» precedeva, rispettivamente, quello delle donne, degli uomini e dei sacerdoti. Luogo aperto a tutti, ma da non superare, pena la morte, per i pagani e i non circoncisi.

Fatte queste premesse, appare quanto mai suggestiva la scelta di  Benedetto XVI di servirsi dell’immagine del «cortile dei gentili» per invitare la Chiesa a riaprire e rilanciare il dialogo con quanti, per ragioni diverse, non conoscono Dio. Lasciamo la parola al Papa: «Io penso che la Chiesa dovrebbe anche oggi aprire una sorta di “cortile dei gentili” dove gli uomini possano in una qualche misura agganciarsi a Dio, senza conoscerlo e prima che abbiano trovato l’accesso al suo mistero, al cui servizio sta la vita interna della Chiesa. Al dialogo con le religioni deve oggi aggiungersi soprattutto il dialogo con coloro per i quali la religione è una cosa estranea, ai quali Dio è sconosciuto e che, tuttavia, non vorrebbero rimanere semplicemente senza Dio, ma avvicinarlo almeno come Sconosciuto».

In queste parole del Papa noi intravediamo quasi una seconda tappa di quel cammino che lui ha proposto ai non credenti, quando ha suggerito di condurre un’esistenza «veluti si Deus daretur», come se Dio ci fosse. Questo invito, di cui il Papa è debitore nei confronti di Pascal, fu lanciato dall’allora cardinale Ratzinger a Subiaco, poche ore prima di entrare nel conclave in cui fu eletto Papa. Ora, Benedetto XVI sembra ancor più preoccupato dalla visione di un mondo che non conosce Dio e dunque si interroga: come è possibile che gli uomini si incontrino nella prospettiva del «se Dio ci fosse» se addirittura per tanti, è uno Sconosciuto? Ecco che la sua proposta diventa di estrema attualità per i singoli credenti come per le comunità e le chiese diocesane.

Qualcuno ha evocato l’esperienza milanese della «Cattedra dei non credenti», animata dal cardinale Carlo Maria Martini. Noi abbiamo intravisto un «cortile dei gentili» a Roma, in occasione del convegno «Dio oggi. Con lui o senza di lui cambia tutto», nato da un’intuizione del Progetto culturale della Chiesa italiana, guidato dal cardinale Camillo Ruini. Uno spazio per le domande su Dio, in cui mettere a confronto la ragione credente e la ragione laica non laicista. Uno spazio alto, si dirà. Sì, forse, ma uno spazio vero per uomini e donne liberi dal pregiudizio. Un’esperienza difficile da replicare sui territori e nelle comunità, ma significativa sul piano del metodo. Che parte innanzitutto dall’oggetto: Dio stesso.

Questa non è evangelizzazione, ma per citare Antonio Rosmini, è sicuramente un’opera di «carità intellettuale», alla quale indirizzare le migliori energie. Se è vero, come è vero, che i segni dell’ateismo pratico assediano le nostre città, i nostri mezzi di comunicazione, le nostre stesse vite. Aprire un solo «cortile dei gentili» aprirebbe già una piccola crepa nel muro del silenzio su Dio.