Toscana
Un appello per le «leopoldine»
DI MARCO LAPI
Con l’anno che sta per finire termina anche questa nostra rubrica, che per lungo tempo ha cercato di segnalare, e talvolta di denunciare apertamente, situazioni di rischio per il nostro patrimonio naturale o storico-artistico. Impegno che comunque, beninteso, cercheremo di proseguire in altre forme ogni qual volta dovesse presentarsene l’occasione.
In quest’ultima puntata vogliamo raccogliere e rilanciare l’appello del nostro don Benito Chiarabolli, apparso la scorsa settimana sulle pagine dell’edizione di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, riguardo alle «case leopoldine», definite a ragione come «un vero patrimonio storico, una peculiarità della Valdichiana da salvaguardare». «Furono quelle scrive don Benito le prime case rurali che, nel 1700, sorsero in mezzo ai poderi in seguito alla prosecuzione della bonifica della Valdichiana per opera del Granduca di Toscana Pietro Leopoldo I di Lorena», in seguito alla vasta opera di bonifica ad opera del conte Vittorio Fossombroni.
«Conseguenza di questa opera di risanamento prosegue don Chiarabolli fu la suddivisione del vasto territorio in poderi dotati ciascuno di ampie strutture abitative, le case dette appunto leopoldine, ampie e solide, con l’androne o portico, a volta reale, con le aggraziate loggette coperte, dominate dalla torre colombaria a forma rettangolare; con le spaziose cucine e i grandi focolari con alari, spesso veri capolavori in ferro battuto; con il forno a legna dove ogni famiglia cuoceva settimanalmente il pane. (…) Attualmente molte di queste case leopoldine sono state demolite o hanno subito gravi manomissioni», come aveva rilevato in un suo scritto anche il compianto don Sante Felici, parroco di Farneta. «Per la verità conclude don Benito alcune sono state restaurate e sono tornate a nuova vita; altre svolgono una diversa funzione, adibite a ristoranti, alberghi o agriturismi. Il Comune di Cortona, negli anni passati, aveva fatto un censimento delle leopoldine e di altre abitazioni caratteristiche del territorio: è necessario che tale catalogazione non rimanga lettera morta e si adottino provvedimenti incoraggiando i proprietari alla conservazione intelligente, prima che questo notevole patrimonio della nostra cultura venga irrimediabilmente compromesso da un totale degrado».