La Chiesa non dimentica né allontana chi vive una vita affettiva fuori dalle regole. Certo, non fa sconti, ma invita tutti a sentirsi parte, comunque, della comunità cristiana. Anzi. Dà loro anche alcuni suggerimenti. Il primo è semplice e diretto: senza coltivare ogni giorno l’amore, qualsiasi coppia va poco lontano. Regolare o no, formata da uno o due divorziati come da semplici conviventi, non le bastano, al pari di tutte le altre, la fiammata iniziale dell’innamoramento né la passione. È questo, almeno in parte, il senso del primo incontro con i separati, i divorziati, risposati e conviventi promosso, anche quest’anno, dal «Gruppo di lavoro per la pastorale delle coppie irregolari» e guidato dal vescovo emerito di Pistoia, Simone Scatizzi. Sabato scorso, 11 ottobre, alla Villa del Palco, per un mezzo pomeriggio e una lunga serata, c’erano più di venti persone, oltre agli animatori di un gruppetto di coppie, ormai rodato, formato da monsignor Scatizzi quand’era titolare della diocesi pistoiese. Quasi tutti in coppia, compresi quattro anziani «regolari», e qualche single, hanno ascoltato le parole del Vescovo e, dopo, hanno discusso, senza forzature né obblighi, con gli operatori. S’è parlato, come detto, d’amore. E il titolo dell’incontro già suggerisce qualcosa: «L’amore finisce o lo si fa finire?». Sottotitolo, una prima risposta, che spiega come «l’amore» sia una facoltà che «va educata e alimentata».Ciò detto, argomenti e materie per l’educazione così come ingredienti e dieta per l’alimentazione non sono sempre ben chiari. Il punto di fondo resta uno: sono gli stessi tanto per i «regolari» che per gli «irregolari» e, con tono affabile, parole semplici e una lucidità della quale bisogna pur sempre rendere conto, il vescovo Scatizzi ne ha ricordati alcuni (forse molti), suscitando interesse e il desiderio di tornare. C’è da aggiungere, prima di ricordare alcuni suggerimenti del monsignore, che è parsa palpabile, fra i presenti, la voglia di far parte della Chiesa e di risolvere tante (e diverse) situazioni. Chi con piglio più combattivo e chi capace comunque di comprendere le ragioni di un Magistero che appare spesso restrittivo, le persone che hanno preso la parola si sentono cristiani a tutti gli effetti. Straordinario, in un certo senso, il caso di un uomo che, da ateo, ha riscoperto la fede proprio nel trauma della separazione dalla moglie.Vale la pena, dicevamo, riportare qualche consiglio (che non farà male a nessuno) di mons. Simone Scatizzi. Ebbene, che le «coppie trovino ogni giorno almeno mezz’ora, anche se ci sono i figli, per sé, per raccontarsi la giornata». Non male, passare una serata insieme, magari davanti a una pizza, un volta al mese. Suggerimenti banali? Si può (e si deve) anche approfondire. E allora, a qualsiasi età, non dimentichiamo la tenerezza, le parole dolci, i gesti. Non scordiamoci neppure di dire e dirsi tutto. Occhio, però. Va fatto nei modi e nei tempi più opportuni, con una certa riservatezza riguardo ai peccati. Sulla vita di coppia, poi, incide anche la sessualità. Ma «è l’amore che fa la sessualità» e non il contrario, ricorda il Vescovo.(dal numero 37 del 19 ottobre 2008)