Toscana

UGANDA, MISSIONARIO DENUNCIA ORRIBILI UCCISIONI

Cinque persone, tra cui un bambino di due anni, sono state uccise e una giovane donna è stata barbaramente mutilata dai ribelli del sedicente Esercito di resistenza del signore (Lra) nei pressi del villaggio di Anuria, situato nel distretto nordugandese di Lira, 25 chilometri a nordest dell’omonimo capoluogo: lo riferisce alla MISNA padre Sebhat Ayele, missionario comboniano, precisando che l’attacco dei ribelli risale a martedì mattina, ma se ne è avuta notizia certa solo oggi. Secondo la testimonianza della sopravvissuta, Sophia Aphio, raccolta poco fa da padre Sebhat all’ospedale di Lira, la giovane era andata a cercare cibo con altri civili nella boscaglia, quando il gruppo è stato assalito dai ‘totong’ (macellai, come vengono chiamati i ribelli dalla popolazione Lango), armati di machete e bastoni. I combattenti che fanno capo al feroce Joseph Kony le hanno tagliato le labbra e i lobi delle orecchie in segno di monito nei confronti degli ‘Amuka’, le milizie di autodifesa locali. “Vai dagli Amuka e dì loro che noi siamo qui” ha detto alla donna il comandante ribelle, aggiungendo: “non fare l’errore di tornare indietro a raccogliere del cibo, vai a mangiare quello che distribuiscono nel campo”, in riferimento ad un vicino ‘villaggio protetto’, o presunto tale, che ospita migliaia di sfollati . “Sophia era ancora sotto forte shock – spiega padre Sebhat – e a stento riusciva a pronunciare qualche parola dal momento che non aveva praticamente più le labbra”. Le altre vittime sono il marito della donna, una giovane con il suo bambino e un’altra donna con il congiunto.

Padre Sebhat, di nazionalità eritrea, segretario e portavoce del ‘Lango religious leaders forum’ (Lrlf, riunisce i capi delle diverse confessioni religiose presenti nei distretti di Apac e Lira), ha anche riferito di un’imboscata tesa dai ribelli ad un veicolo nelle vicinanze di Abako, circa 35 chilometri a est di Lira, in cui sono rimaste ferite cinque persone ora ricoverate all’ospedale del capoluogo. “Questi ed altri attacchi non ancora confermati stanno fortemente demoralizzando i civili che non vedono una fine alle loro sofferenze. Soprattutto in un momento come questo, in cui i militari dicono di aver indebolito i ribelli di Joseph Kony” aggiunge il missionario comboniano. “La nostra più grande preoccupazione è che se la gente non riuscirà a tornare alle proprie case ora che la stagione delle piogge sta cominciando non riuscirà a coltivare e ad avere di che nutrirsi. Questo implica – conclude il missionario – che la carestia che affligge questa gente continuerà almeno fino all’agosto del 2005. Come sopravviveranno, chi darà loro da mangiare?”Misna