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Uganda, caccia alle missioni cattoliche
40 seminaristi rapiti, stragi di civili, attacchi alle missioni cattoliche. L'ultima Omya-Anyima, è stata incendiata sabato 31 maggio dall'Esercito di Resistenza del Signore (Lra), in un attacco che ha causato 6 morti tra i civili. Dall'Uganda l'agenzia missionaria Misna ci riferisce di una situazione difficile. E dall'Uganda ci ha inviato una drammatica testimonianza p. Maurizio Balducci, missionario fiorentino.DI PIETRO MARIANO BENNI
Sono diventati intanto 550 i ragazzi e i bambini a cui ogni giorno la locale Missione cattolica garantisce tre pasti caldi e che di notte, anche su richiesta delle loro famiglie, ospita, in modo tale da sottrarli a eventuali attacchi dei ribelli. Circa tremila civili, per la notte, si accampano nel cortile del vicino ospedale Saint Joseph. Il suono dell’arpa agundu’, uno strumento a corde tipicamente ugandese, ha caratterizzato molti momenti del fine settimana alla Missione di Kitgum, accompagnando cori di canti liturgici locali dei catecumeni gli adolescenti che nell’arco di un anno si preparano al battesimo e di coloro che sabato hanno partecipato alle prove del coro e ieri ai riti religiosi della domenica. Sabato sera, a dire il vero, erano risuonati, portati dal vento, anche lontani colpi d’arma da fuoco provenienti da nord-est racconta il direttore della MISNA.
Siamo comunque riusciti ad andare in auto fino a Pajimo, a circa quindici minuti da Kitgum, e la strada era libera aggiunge padre Albanese eccetto alcune donne che portavano acqua e che sorridendo ci hanno detto oggi siamo in vacanza, gli olum non si sono fatti vivi’. Olum, in lingua Acholi, vuol dire erba ed è con questo nome che vengono indicati di solito i ribelli.
Alla Missione, fondata alla periferia di Kitgum l’11 febbraio 1915 e dedicata alla Madonna di Lourdes, dal missionario comboniano padre Cesare Gambaretto di Gambellara (Vicenza), si giunge lungo un viale alberato di qualche centinaio di metri. Qui, nel 1916, padre Cesare battezzò i martiri ugandesi’, i catechisti della tribù Acholi Daudi Okelo e Jildo Irwa, uccisi nel 1918 e beatificati l’anno scorso. Durante il fine settimana, il direttore della MISNA ha incontrato, tra gli altri, la mamma di Isaac, uno dei 40 seminaristi rapiti dall’Lra l’11 maggio scorso a Lachor: Una donna mingherlina, sui 40 anni, vestita con grande dignità e che parla anche inglese; viene qui ogni giorno a pregare e a chiedere la grazia che il figlio sia rilasciato dice padre Albanese.
Parlando con i bambini, si apprendono poi tante altre incredibili storie: quella di Roland, 14 anni che, incaricato di andare a prendere l’acqua, è riuscito a sottrarsi ai ribelli e, di villaggio in villaggio, ha raggiunto una postazione dell’esercito; o quella di Manuel, 12 anni, rapito e portato in Sudan, ma poi fortunatamente ritornato, anche se la sua vicenda smentisce appieno le dichiarazioni del governo di Khartoum che si dice del tutto estraneo alle attività dell’Lra. Ma la più incredibile è quella di Simon Itoo, 14 anni, rapito il 12 giugno dell’anno scorso e fuggito a febbraio, quando, ferito in malo modo al braccio destro, venne trovato in un campo da padre Tarcisio Pazzaglia, che per primo lo soccorse. Simon dice padre Albanese ha raccontato che tre giorni dopo il sequestro, venne unto’ secondo una pratica nota come wiro ki moo’ che non solo li lega all’Lra, ma, in una sorta di rito magico che dovrebbe infondere coraggio e al tempo stesso timore di maledizioni incancellabili, ne fa veri e propri ostaggi psicologici.
Presso la Missione di Kitgum lavora anche la pediatra Lucia Castellani di 46 anni, responsabile dell’attività dell’Avsi (associazione volontari per il servizio internazionale), un’organizzazione non governativa che conta sul posto sette italiani e 32 locali. In Africa dal 1994 e in Uganda dal ’97, Lucia è a Kitgum dall’ottobre 2001, in una struttura alle spalle di quella che ospita le suore della Missione, e coordina progetti che hanno scopi prevalentemente sanitari ma anche con funzioni psico-sociali educative, come la reintegrazione dei bambini- soldato. Ma questo non è un mestiere dice la dottoressa Castellani a padre Albanese o per lo meno non si fa come normale mestiere; il grande paradosso è infatti che qui è più quello che ricevi di quello che dai. E’ un grande, continuo travaso di umanità, sono boccate di vita, di energia, di amore e di fede che riempiono il cuore, nonostante o forse proprio per questo contesto di vita di frontiera in cui ogni giorno sembra a tutta prima insostenibile per la sua assurda violenza. Qui, la gente non ne può più, ma l’attaccamento alla vita è forte e la dimensione della fede aiuta a trovare l’energia necessaria ad andare avanti ogni giorno.
In una realtà in cui, dagli anni Ottanta, sono stati rapiti almeno 15-20mila bambini e in cui continuano ad agire probabilmente tremila ribelli contro i quali i militari sembrano svolgere un’azione quasi del tutto inefficace l’attività di persone come Lucia, come i tre padri e le quattro suore della Missione, è al tempo stesso rischiosa e impagabile, sostenuta dalla fede e da una dedizione senza fine. Uno spirito simile a quello che sta animando un nutrito gruppo di fedeli della parrocchia di Kalongo, a sud est di Kitgum, che, nonostante il pericolo dei ribelli, si stanno recando a bordo di un camion a Kampala per uno speciale atto di devozione. Nei prossimi giorni, nella capitale ugandese si svolgeranno infatti le solenni celebrazioni per i martiri di Namugongo, 26 dei quali vennero uccisi il 3 giugno 1886 per non aver voluto rinunciare alla fede; i primi erano stati uccisi nel dicembre 1885 e l’ultimo nel gennaio 1887.
E la missione di Ommyanyima, dove p. Marvim, giovane costaricano, ha speso gli ultimi 4 anni spesso da solo per formare una nuova parrocchia (dall’immensa parrocchia madre); parrocchia abbastanza piccola perche possa essere gestita dal clero locale.
Per l’insicurezza spesso Marvin in questi anni è stato costretto a dormire nel bosco e a scappare di qua e di là.
Sembra che adesso tutto sia stato distrutto. Una volta ancora il lavoro di anni e la speranza della gente sono andati in fumo in pochi minuti.
Marvin e riuscito ad organizzare rifugio a Kitgum (il ‘vicino’ capoluogo) per 500 giovani della parrocchia. Ma adesso il p. Gerner, parroco, teme che anche la città possa evnire attaccata, anche per la presenza di tutti questi giovani ‘appetibili’.
Marvin si è rifugiato in bici a Namukora dove p. Miotti è da mesi solo e isolato. Il p. Justin, primo comboniano ugandese si era già rifugiato a Kitgum dopo il sacchegio di Namukora, quando era stato brutalmente malmenato!
Solo le missioni cattoliche sono attaccate, una dopo l’altra, e c’è anche da pensare che i protestanti facciano il doppio gioco coi ribelli. Non si sa piu chi sia chi…
È tutta pura follia, un brutto sogno!
Oggi i pellegrini di Gulu (il capoluogo della guerriglia) verranno giù per la celebrazione dei martiri, diventando un bersaglio eccezionale. Siamo preoccupati.
Mentre scrivo anche qui stanno sparando. E cosa normale per noi, come un tuono in Italia, probabilmente. Però ultimamente hanno ripreso a sparare ‘troppo spesso’. La tensione c’è e si sente.
Il p. Ezio e il dott Eric che sono qui da noi per un po’ di giorni per dormire (dopo mesi insonni) non vedono l’ora di tornare dalla gente che hanno abbandonato. Vuol dire per loro viaggiare in aereo fino ad un certo punto (non c’è altro mezzo sicuro) e poi in moto o in bici, fino alla tana del leone… Quanta fedeltà!