Arte & Mostre
Uffizi, una nuova sala per Michelangelo, Raffaello e Fra Bartolomeo
Un nuovo riallestimento che punta l’attenzione sullo scambio artistico tra i grandi geni rinascimentali nella Firenze dei primi anni del Cinquecento e getta luce sul mecenatismo illuminato di alcune famiglie nella prima Repubblica fiorentina di Pier Soderini. I Doni infatti oltre al Papa furono gli unici committenti privati che riuscirono a commissionare delle opere sia a Michelangelo che a Raffaello, mentre per la famiglia dei Nasi, Raffaello dipinse la Madonna del Cardellino che, per anni in un angusto corridoio al primo piano si riunisce adesso al Tondo Doni, dipinto più o meno nello stesso periodo. Non è tutto, se da un lato i ritratti dei coniugi Doni affiancano il grande tondo di Michelangelo riannodando i fili del nesso storico, dall’altra una testa detta di «Alessandro morente» dell’arte pergamena sembra guardare dall’altro lato il maestoso dipinto, oltre a numerosi altri dipinti di Raffaello, un «San Giovanni Battista», i ritratti di Guidobaldo da Montefeltro e di Elisabetta Gonzaga, insieme ad alcune opere di Fra Bartolomeo a cui si ispirò Raffaello durante il suo soggiorno fiorentino, «La visione di San Bernardo», un dipinto che raffigura «Porzia» e il tabernacolo del Pugliese con sul recto l’Adorazione del Bambino e la Presentazione al Tempio e al verso Arcangelo Gabriele e la Vergine Annunciata.
Il progetto di riallestimento è stato possibile grazie al contributo degli Amici degli Uffizi e ieri si è tenuta la conferenza stampa alla presenza del Direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt, di Manuel Guerra, Vicepresidente degli Amici degli Uffizi, del prof. Antonio Paolucci che ha tenuto una lectio magistralis e il l’architetto Antonio Godoli, curatore del patrimonio architettonico degli Uffizi che insieme all’arch. Nicola Santini ha curato il progetto. «La nuova istallazione – ha precisato Eike Schmidt – sostituisce all’esibizione paratattica di capolavori isolati e feticizzati il principio del dialogo tra le opere, gli artisti e i loro committenti, e invita gli spettatori a scoprire e ripercorrere gli scambi artistici tra i grandi del passato. Per questo motivo entra in scena una terza personalità che grazie al confronto con Raffaello riguadagna la propria voce da solista: Fra Bartolomeo (1473-1571), domenicano di San Marco e strettissimo amico del Sanzio, col quale dall’arrivo di quest’ultimo in città nel 1504 si instaura uno scambio intenso e ricco di conseguenze, che il visitatore infatti ora potrà ripercorrere attraverso i quadri esposti».
Ma non è tutto. La Galleria Palatina che ospita il nucleo più importante di opere di Raffaello, ben 11, è destinata ad aumentarlo con l’arrivo, dagli Uffizi, del Ritratto di giovane con la mela ( forse Francesco Maria della Rovere) trasformando la Sala di Saturno in uno spazio dedicato a Raffaello Sanzio, sempre in questa sala verrà ricollocata la Testa di Maria Maddalena di Pietro Perugino maestro di Raffaello e sempre qui tornerà il Ritratto di Leone X, attualmente in restauro all’Opificio delle Pietre Dure, portando a 13 i capolavori. La Sala di Saturno diventerà così una sorta di mostra permanente di Raffaello Sanzio e in particolare sarà possibile ammirare le opere della ritrattistica curiale come il ritratto tardo di Giulio II quello di Fedra Inghirami e il patrono Leone X con i cardinali Giulio de’Medici e Luigi de’ Rossi e quello del Cardinal Bibbiena che fu sostenitore di Leone X.