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Ue, una Carta senza Dio

DI CLAUDIO TURRINI«L’Unione si fonda sui valori del rispetto della dignità umana, di libertà, di democrazia, dello stato di diritto e del rispetto dei diritti dell’uomo… (art. 2)». Non c’è traccia né di Dio né delle radici cristiane del continente nel Progetto di «costituzione europea», presentato lo scorso 6 febbraio. Un testo, come ha commentato mons. Aldo Giordano, segretario generale del Consiglio delle Conferenze episcopali europee (Ccee) che delude «non per quello che c’è scritto ma per quello che non c’è scritto».

È vero che ai 16 articoli manca ancora il «preambolo» dove i riferimenti alle radici cristiane, o giudaico-cristiane, potrebbero trovare spazio, come ha sottolineato lo stesso presidente della Convenzione, il francese Valery Giscard D’Estaing. Ma il dibattito di questi mesi ha mostrato tutte le difficoltà politiche a recepire le richieste dei cattolici. Richieste ribadite autorevolmente da Giovanni Paolo II, nell’Angelus di domenica scorsa, festa dei patroni d’Europa Cirillo e Metodio e dal Segretario di Stato in un’intervista rilasciata martedì scorso al quotidiano «Avvenire» .

Richiamando la posizione del Vaticano ben espressa dal Papa nell’ultimo discorso al Corpo diplomatico accreditato presso la S. Sede, il card. Angelo Sodano ha precisato che «i cristiani europei chiedono l’inserimento di tre disposizioni legislative, egualmente importanti e complementari fra loro. Esse consistono nel riconoscimento giuridico delle Chiese e delle comunità religiose, che, in concreto, comporta il diritto di ciascuna ad organizzarsi liberamente in conformità ai propri statuti ed ai propri scopi; la salvaguardia dell’identità specifica delle Chiese e delle comunità religiose e, in forza del contributo che esse offrono alla vita pubblica, la previsione di un dialogo strutturato fra l’Unione e le confessioni medesime; infine il rispetto, da parte dell’ordinamento dell’Unione, dello statuto giuridico di cui le confessioni religiose godono in virtù delle legislazioni nazionali degli stati membri».Richieste ben precise che erano già state avanzate dalla Commissione degli episcopati della comunità europea (Comece), che pure aveva espresso un parere complessivamente positivo all’impianto della «Costituzione europea». E prese di posizione molto nette si registrano da parte degli episcopati di tutta l’Europa, sia quella che già fa parte dell’Unione sia quella che si accinge ad entrarvi.

«I valori enunciati nei primi articoli della bozza di Trattato, libertà, dignità umana, democrazia, tolleranza, solidarietà – ha affermato Nikolaos Foskolos, presidente della Conferenza episcopale della Grecia –, sono valori che trovano fondamento nel Vangelo. Non basta enunciarli ma vanno inseriti nel cristianesimo che è proprio dell’Europa. L’Europa immaginata dai padri fondatori era principalmente cristiana, basata sullo spirito. Oggi, però, è l’economia, la finanza a farla da padrona. Non mi sembrano gli ideali più adatti per la nuova Europa».

Il governo italiano, per bocca del vicepresidente del Consiglio, Gianfranco Fini, rappresentante dell’esecutivo in seno alla Convenzione, si è detto d’accordo con queste critiche e ha già presentato un pacchetto di emendamenti che vanno nella direzione auspicata dalle Chiese. Sulla stessa lunghezza d’onda anche il presidente della Camera Pierferdinando Casini, mentre un «no» ad ogni riferimento a valori religiosi è venuto dall’esponente dei Ds Valdo Spini. L’iter della «Carta» comunque è ancora lungo. Il testo, che approderà presto nell’aula di Strasburgo è solo orientativo e ogni decisione definitiva verrà presa dalla Conferenza intergovernativa, cioè dagli esecutivi dei Paesi membri.

COSTITUZIONE EUROPEA, GIOVANNI PAOLO II AUSPICA RIFERIMENTO A RADICI RELIGIOSE

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