Italia

UE, CHIESA E FISCO; DALLA TORRE (LUMSA): NESSUN PRIVILEGIO E NON TOCCA LA CONCORRENZA

Nessuna “affermazione di privilegi”: l’esenzione dall’Ici per la Chiesa e per ”tutti quei soggetti che non sono né Stato né mercato” permette di erogare “servizi assistenziali e sociali alle fasce più deboli della popolazione”, altrimenti escluse da essi. Giuseppe Dalla Torre, rettore della Università Cattolica Lumsa di Roma, chiarisce al Sir i termini del dibattito sulle presunte agevolazioni fiscali di cui gode la Chiesa in Italia, in merito alle quali l’esecutivo dell’Unione europea avrebbe chiesto al governo “informazioni supplementari”, oltre a quelle del 25 giugno scorso. “L’Unione europea – ricorda il giurista – non ha nessuna competenza in materia di rapporti tra lo Stato e le chiese. Ogni Stato, infatti, ha una sua peculiare regolamentazione di tali rapporti, in base alla propria tradizione e alle situazioni delle diverse Chiese, molto diverse tra di loro. E’ quanto stabilisce l’art. 52 del Trattato dell’Unione, poi non entrato in vigore”. L’”eventuale iniziativa” dell’Unione europea, dunque, “può riferirsi solo all’esenzione dall’Ici: un problema che non riguarda la Santa Sede, semmai la Chiesa italiana, ma non solo, perché tale facilitazione fiscale – prevista da un decreto legislativo del governo Amato del 1992 – riguarda tutti quegli enti, istituzioni o confessioni religiose che hanno finalità sociali e senza fini di lucro”.Dalla Torre definisce l’esenzione dall’Ici una “disposizione giusta”: “Se non ci fosse – commenta – il prezzo da pagare per la società sarebbe molto alto, in termini di minori servizi assistenziali e sociali alle fasce più deboli della popolazione”. Colta nella sua reale portata, l’esenzione dall’Ici “incoraggia la società civile, cioè tutto ciò che non è né Stato né mercato, ad impegnarsi nel sociale”. La questione dell’Ici, osserva dunque Dalla Torre, “non tocca la concorrenza e non produce nessuna alterazione del mercato”, perché riguarda “ambiti, settori e servizi a cui il mercato non è interessato, e qualora lo fosse, lo sarebbe soltanto a costi elevati, che presuppongono redditi elevati e taglierebbero fuori la maggior parte della popolazione”. Quanto alla confusione e all’abbinamento improprio, fatto da gran parte dei media, tra Chiesa italiana e Vaticano, Ici e Concordato, Dalla Torre commenta: “E’ pretestuoso tirare in ballo il Concordato. L’Ici non è materia concordataria, e i concordati non si fanno e si disfanno, ma sono destinati a durare nel tempo. Il ricorso allo strumento del Concordato è del resto previsto dalla nostra Costituzione, nella parte che riguarda i principi fondamentali”.Sir