Lettere in redazione
Uciim: alla scuola manca persino lo stretto necessario
Associazione professionale cattolica di insegnanti dirigenti e formatori (Uciim) guarda con preoccupazione alle vicende della scuola. Di fronte a interventi e a progetti di riforma l’Associazione ha tenuto sempre un atteggiamento non pregiudiziale, valutando i provvedimenti negli aspetti che giudicava positivi e criticando quelli che riteneva negativi.
Lo stesso atteggiamento equilibrato, fondato sulla sostanza dei problemi e non sulla logica degli schieramenti, ha assunto nei confronti degli interventi del ministro Gelmini, impegnandosi attivamente nell’educazione alla cittadinanza e nell’aggiornamento culturale e didattico.
Si sente ora in dovere di evidenziare la grave difficoltà in cui versano le scuole, per la mancanza di fondi necessari al loro normale funzionamento, come denunciano dirigenti, docenti, personale Ata, genitori e studenti non solo della Toscana, ma di ogni parte d’Italia.
Si aggiunga a questa carenza il continuo, sistematico e generalizzato discredito che viene riservato ai docenti e a tutto il personale della scuola.
La drammatica conseguenza di questo stato di cose è un grande disagio e un diffuso scoraggiamento, che avverte chiunque entri in contatto con le varie componenti scolastiche, proprio con quei docenti, dirigenti e personale della scuola, che più amano la scuola stessa e che si sono impegnati per migliorare la didattica, ampliare l’offerta formativa, accogliere dignitosamente alunni stranieri e portatori di handicap.
L’Associazione, che ha sempre accompagnato e sostenuto l’attività di docenti e dirigenti, con incontri, corsi di aggiornamento, convegni, invita le autorità di governo a riprendere contatto col mondo della scuola, a guardare ai problemi nella loro giusta dimensione e complessità, in primo luogo non soffocando economicamente la scuola, e considerare l’istruzione e l’educazione gli investimenti più sicuri per il progresso del paese.
Questo documento, approvato dal Consiglio regionale dell’Associazione, riunito a Livorno domenica 17 maggio e inviatoci dal presidente Marzio Paoli, dovrebbe scuotere le nostre coscienze. La scuola non è un settore marginale della vita del Paese. È il cuore del suo futuro. Investire nell’educazione e nella formazione dei giovani non garantisce consensi immediati. E nell’era delle «vacche magre» di bilancio e questo è un dato di fatto è facile pensare di risparmiare tagliando in questo settore. Non è un discorso contro questa maggioranza di centrodestra e contro questo ministro. Le responsabilità vanno ascritte all’intera classe politica e i governi precendenti, quantomeno, hanno fatto poco. Poi c’è il vizio tutto italiano che quando un ministro si insedia su quella poltrona in viale Trastevere pensa di poter cambiare tutto quello che aveva fatto il ministro precedente, senza prima cercare di capire i veri problemi e aver cercato di far funzionare al massimo la «macchina», che ha indubbiamente anche sprechi e inefficienze.