Vita Chiesa

Ucciso in Uganda un missionario toscano

La Chiesa cattolica paga un nuovo tributo di sangue alla violenza che sta squassando l’Africa: un missionario uzzanese, il comboniano padre Luciano Fulvi, è stato ucciso nella notte tra martedì 30 e mercoledì 31 marzo nel Nord dell’Uganda, secondo le prime indagini, nel corso di una rapina. La notizia è stata diramata dall’agenzia missionaria Misna, il cui direttore, padre Giulio Albanese, ha ricordato che i martiri missionari del 2003 sono stati 29: un arcivescovo, venti sacerdoti, un religioso, tre seminaristi, due volontarie laiche, due laici. Di questi, ben 17 sono stati uccisi in Africa; 10 in America Latina; 2 in Asia.

Padre Luciano Fulvi aveva dedicato tutta la sua via alle missioni e all’insegnamento. Tra i primi ad esprimere il «grande dolore e profonda tristezza» è stato il nostro vescovo mons. Giovanni De Vivo: «Ho parlato con lui recentemente e l’ ho trovato molto sereno, nonostante la gravità della situazione che sta attraversando tutto il centro Africa. Era perfettamente consapevole dei pericoli, anche per la sua vita, e delle tensioni provocate dalle grandi potenze in questa terra martoriata».

Secondo le prime ricostruzioni, il missionario sarebbe stato ucciso nel corso della notte con un colpo di arma da taglio nella sua stanza alla missione di Layibi, alla periferia di Gulu. Fonti dell’agenzia missionaria precisano che un confratello, che aveva notato la porta della sua stanza aperta, ha provato a chiamarlo, ma padre Fulvi non ha risposto. Pensando che stesse già dormendo, il confratello ha chiuso la porta. Solo stamattina, quando padre Fulvi non si è presentato alla messa, e vedendo che né la sua bicicletta, né la sua macchina erano state spostate, i confratelli sono andati a cercarlo in stanza. È stato trovato riverso a terra, in una pozza di sangue. Le stesse fonti riferiscono che gli assassini potrebbero essere entrati in missione scavalcando un muretto che separa il cortile da una foresta di eucaliptus. È piuttosto frequente, infatti, che la gente della zona circostante cerchi riparo la sera in missione per timore di un attacco dei ribelli dell’Esercito di resistenza del Signore (Lra). In questo caso, tuttavia, le responsabilità sono ancora da accertare: potrebbe essersi trattato di un episodio di banditismo.

Padre Fulvi era nato a Uzzano il 15 maggio 1928. Era entrato tra i missionari comboniani nel 1948 e ordinato sacerdote il 30 maggio 1953. Subito, in preparazione alla missione, è stato inviato in Inghilterra dove era rimasto fino al 1956 quando partì per l’ Uganda, dove rimase fino al 1965, per tornare di nuovo nel paese africano nel 1990. Dal 1995 al 2001 aveva lavorato nella capitale dell’ Uganda, Kampala, come superiore dalla Casa Comboni e cappellano nazionale della Ycs (Giovani studenti cristiani). Nel 2002 si era trasferito a Laybi, nell’arcidiocesi di Gulu, nel Nord Uganda, dove aveva ricoperto il ruolo di superiore della comunità e cappellano degli studenti delle scuole della zona. Proprio a Laybi ha trovato la morte.

«Aveva la missione nel suo cuore, la sua vita era là»: così lo ricordano i familiari. In Valdinievole, a Ponte Buggianese vive la sorella Giuliana. Un’altra sorella, suor Maria Daniela, è missionaria comboniana in Egitto. La famiglia ha appreso la notizia da un vicino che aveva ascoltato il giornale radio. Poco dopo sono stati due padri comboniani della casa madre di Lucca a portare la triste notizia alla famiglia. Al momento in cui chiudiamo il giornale, Giuliana non è ancora riuscita a mettersi in contatto con Kampala. «Credo – ha detto – che mio fratello verrà sepolto in Africa. L’importante è che sia rispettata la sua volontà».

I familiari sono distrutti dalla notizia. «Non riesco a capire come possa essere successo – dice la sorella fra le lacrime – mio fratello ha fatto solo del bene. Non meritava una fine del genere». Padre Luciano amava profondamente l’Africa e nemmeno un infarto lo aveva fermato: lo aveva avuto nel 2000 subendo anche un intervento chirurgico e per qualche mese era stato a Ponte Buggianese dalla sorella. «Era consapevole dei rischi che correva – ricorda un vicino – ma non appena è stato un po’ meglio è voluto tornare in Uganda». A Ponte Buggianese era ritornato anche nell’estate scorsa per festeggiare i 50 anni di sacerdozio, poi era ripartito per l’Africa.