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Tutti pazzi per le stelle
Intendiamoci. Dare un’occhiata all’oroscopo può anche essere un’abitudine del tutto innocua. Un po’ come leggere le frasi dei baci Perugina. Ma quello che preoccupa è che il fatturato di maghi e cartomanti è in costante aumento e capita sempre più spesso come ha documentato di recente «Striscia la notizia» che le persone più indifese cadano vittima di imbonitori televisivi privi di ogni scrupolo. Basta dare un’occhiata all’ultimo numero della rivista Astra, leader del settore con 450 mila copie, per rendersi conto del giro che ci sta dietro. Le ultime cento pagine ospitano esclusivamente pubblicità (ne abbiamo contate oltre 250) di maghi e chiaroveggenti, accomunate dall’immancabile presenza dei loghi delle principali carte di credito e del ricorso ai numeri 166 (quelli a pagamento). È per questo che la Chiesa mette in guardia da tali pratiche. Come hanno fatto i Vescovi toscani con una apposita «Nota pastorale» nel 1994. E come ha fatto Giovanni Paolo II nel discorso per il Te Deum del 31 dicembre scorso.
L’aumentato interesse per gli astri lo si constata anche dallo spazio che gli dedicano i «media» e in particolare la rete Internet. Anche il tg regionale di alcuni giorni fa ha dedicato gran parte della puntata ad una mega intervista a tale Paola Gallerini, qualificata come «astrologa».
Eppure basta poco per rendersi conto del bluff. Guardate i tre oroscopi che abbiamo pubblicato in queste pagine: pur essendo dello stesso giorno (martedì 8 gennaio) non sono concordi quasi su niente. Il segreto di tanto successo è l’uso di previsioni generiche (tanto poi ci pensa chi ascolta a dar loro significati precisi) e nel fornire ritratti contrapposti in modo che la gente si possa riconoscere in un aspetto piuttosto che in un altro. Un segreto vecchio come il mondo. Del resto la Sibilla rispondeva a chi la interpellava: «Ibis redibis non morieris in bello» («andrai tornerai non morirai in guerra») che significa una cosa e il suo esatto opposto a seconda del verbo al quale si colleghi il «non». E vi assicuro che c’azzeccava sempre.