Pisa

TUTTI IN FILA PER LO SCAPOLARE

di Francesca Benucci

Un grande numero di fedeli da giovedì scorso ha varcato con devozione sincera la soglia della chiesa del Carmine – a Pisa nella centralissima Corso Italia – nei giorni di preparazione alla festa in onore della Madonna del Monte Carmelo, per recitare il santo rosario e partecipare alla celebrazione della santa messa. Nella memoria della Madonna del Carmelo (lo scorso 16 luglio) una grande folla di fedeli si è ritrovata in chiesa riempiendo ogni panca disponibile per assistere alla celebrazione eucaristica presieduta dall’arcivescovo Giovanni Paolo Benotto. La Messa è stata animata dalla corale Laudate Dominum, trenta cantori diretti dal maestro Michele Caris.

Nell’omelia l’arcivescovo ha riflettuto sulle parole della prima lettura, tratta dal Primo Libro dei Re, proiettandole ai nostri giorni: come il popolo di Israele, che rivolgeva le proprie preghiere agli idoli, aveva bisogno di riscoprire il senso, il mistero e la presenza di Dio, così la cultura del mondo di oggi ha bisogno di ritrovare il senso della fede autentica. Un bisogno reso ancora più evidente e necessario dalla proclamazione di un anno dedicato alla fede indetto da Papa Benedetto XVI.

Il Primo Libro dei Re narra come il profeta Elia sia salito sul monte Carmelo a pregare perché tornasse la pioggia su un mondo arido, dove la vita era minacciata dalla mancanza di acqua. Ma in senso spirituale Dio voleva evidenziare che era la vita interiore, quella dell’anima, ad essersi estinta, perché era venuta meno la fede e il culto dell’unico e vero Dio. Come Israele viene richiamato alle proprie radici e alla propria fede, allo stesso modo anche oggi Dio deve tornare ad avere il posto centrale nel cuore dell’uomo: è una questione di fede -come ha evidenziato monsignor Benotto- «la fede è il fondamento e quando si chiude il cuore, e quindi la vita, al senso e alla presenza di Dio anche tutto il resto viene meno: un Dio allontanato dalla vita degli uomini lascia spazio soltanto alle cose più ignobili che l’uomo possa pensare e realizzare».

Si è chiesto l’Arcivescovo: «che cosa ha a che fare questo racconto con la celebrazione della festa della Madonna del monte Carmelo?». Nel testo si dice che alla settima volta il servo vede salire dal mare una nuvoletta, come un pugno d’uomo: essa è figura di Maria, di «colei che, attesa da tutti gli uomini anche se non riconosciuta, viene a irrorare la terra, permette al Cielo di far piovere l’amore, la giustizia, la pace, la verità, la pienezza di Dio, il Figlio di Dio che si fa uomo nella pienezza dei tempi, come diceva la seconda lettura». Quindi, celebrare la Vergine del Carmelo è «celebrare il senso di una fede che permetta di dare spazio all’azione di Dio nel mondo per la salvezza di tutti» ha spiegato monsignor Benotto, insistendo che Dio non viene a intralciare i passi dell’uomo, ma viene a renderli più sicuri e capaci di indirizzarsi verso una meta nella quale ciascuno può realizzare quella vocazione di bene e di salvezza alla quale il Signore lo ha chiamato.

Guardando alla persona e al compito della Madonna, il cristiano, nel proprio cammino di fede, sa di poter contare sulla sua presenza e sul suo aiuto per cogliere in Gesù la strada da percorrere, la meta cui giungere, il monte verso il quale salire, dove incontrare il Padre.

«Chiediamo che Maria ci accompagni in questo nostro cammino, che ci renda generosi e disponibili nella fede, per offrire al mondo il segno concreto di una fede che può vincere ogni male e che può dare all’uomo di ogni tempo, quindi anche all’umanità di oggi, il senso vero della speranza»-ha concluso monsignor Benotto.

A fine celebrazione i padri carmelitani hanno imposto ai fedeli lo scapolare segno di protezione mariana e di affidamento di se stessi alla Madonna.