di Andrea BernardiniCoccole e carezze, sms dai contenuti cifrati, serate romantiche al lume di candela, Baci Perugina capaci di vaticinare il futuro, rose dal colore rosso fiammante, provenienti dal Kenia – dove la manodopera viene pagata un euro al giorno – confezionate in Olanda e arrivate nelle boutique italiane del fiore per essere vendute a sette euro l’una. Sono i «riti» di San Valentino, la festa più sdolcinata dell’anno. In vicinanza della ricorrenza i pubblicitari aguzzano l’ingegno, i commercianti si fregano le mani.Il santo nessuno se lo fila. Eppure riscoprirlo non farebbe male.Lui, vescovo di Terni, costruiva le doti per le ragazze povere che altrimenti non avrebbero potuto sposarsi. Lui, icona della Chiesa che benedice l’amore della coppia, perché «specchio» dell’amore di Dio verso i suoi figli.Da due anni l’arcivescovo Giovanni Paolo Benotto, nel giorno di San Valentino, incontra e benedice le coppie di sposi ed i fidanzati. Anche quest’anno non sono pochi quelli che hanno risposto al suo invito: almeno centoottanta coppie si sono ritrovate martedì scorso in Cattedrale.Accolte dai canti guidati da quattordici coristi di San Casciano, diretti da Fabrizio Antonioli, un sindacalista con il pallino della pastorale familiare, e accompagnati all’organo da Francesco Volpini. Dal sorriso di Francesco e Lucia Masi, una vita spesa tra i loro cinque figli, il lavoro, la parrocchia di Uliveto e l’impegno di responsabili del servizio diocesano di pastorale familiare.E commosse dalla cordialità del nostro arcivescovo.Monsignor Giovanni Paolo Benotto ha preso spunto dal discorso di Gesù ai suoi discepoli raccontato in quattro versetti del vangelo di Matteo (Mt 5,13-16). «Giocando» sulla simbologia del sale – che deve rendere gustosa e saporosa («e non soporifera») la vita di coppia – e della luce, che, in definitiva, riflette l’amore di Dio per l’uomo («l’amore non lo abbiamo inventato noi, noi lo abbiamo ricevuto da Dio. E possiamo trasmetterlo agli altri») e per la «sua» Chiesa.Le ha collegate con le iscrizioni che tutti possono leggere sull’immagine del Cristo Pantocratore nell’abside della Cattedrale («Ego sum lux mundi», «Io sono la luce del mondo») e nella venerata icona della Madonna di sotto gli organi (nel Vangelo che sorregge il bambin Gesù si legge un testo in greco che si traduce così: «Io sono la luce del mondo. Chi segue me non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita», Gv 8,12). Poi ha parlato di Giuseppe Toniolo, prossimo beato, e di sua moglie Maria Schiratti. Ha osservato l’Arcivescovo: «se la causa di beatificazione fosse iniziata più di recente, probabilmente, a salire all’onore degli altari sarebbero stati entrambi e non solo Giuseppe». Dal carteggio tra i due emerge con chiarezza come la donazione di uno/a verso l’altra/o crebbe di giorno in giorno nella consapevolezza che la loro era una storia a tre, dove il terzo protagonista era Gesù. Illuminante uno scritto rinvenuto nel diario di Maria Schiratti: «Questo marito è davvero santo» dove la parola santo è sottolineata.Alla fine della celebrazione, l’Arcivescovo ha letto la preghiera di benedizione per gli innamorati. Poi ha voluto consegnarne una copia ad ogni coppia: occasione ghiotta per fermarsi, anche solo per qualche istante, con ciascuno dei partecipanti all’incontro.Lucia Masi, che seguiva ad un passo, commenta: «Ci ha impressionato come molte coppie si avvicinavano al vescovo con sorpresa: forse non avevano pensato di stringergli le mani, forse perché lo vedevano così vicino, normale, come uno di noi, uomo e vescovo. Qualcuno si è commosso».Un cioccolatino, per la verità, se lo sono portati via anche gli sposi e i fidanzati presenti a questo San Valentino in salsa cristiana. «Ci ricorderà le tante cose buone che Dio ci ha riservato nella nostra vita» ha commentato Francesco Masi.Un cioccolatino ed anche un braccialetto fosforescente, consegnati alle coppie da Lorella Antonioli e Claudio Righi: a ricordare come, nella coppia, l’uno – con l’aiuto di Dio – deve essere luce per l’altra.Auguri.