Vita Chiesa

Tutte le «prime volte» di Giovanni Paolo II

DI DON FRANCESCO SENSINIIl papa è morto. Non è stato bello vedere la falsa pietà con cui la televisione ha gestito questo avvenimento. Non sono poi mancate cadute di stile e di rispetto da parte di alcuni quotidiani.

È vero che un proverbio popolare fa dire «morto un papa se ne fa un altro!», ma per Giovanni Paolo II questo suona più come offesa che come commento. In realtà uomini e donne, al di là della fede e della religione, hanno avvertito la perdita di un familiare. E la risposta è stata il silenzio e la preghiera.

Non possiamo d’altronde dimenticare che la morte di un papa sia qualcosa che va oltre il fatto stesso e diviene un segno. Quando muore un uomo o una donna dopo mesi e mesi di sofferenza e dolore si può parlare, senza mancare di rispetto ai familiari, di liberazione. Quando muore un giovane, la morte è sempre tragica; quando muore un bambino la morte è sempre ingiusta; quando muore un padre o una madre è sempre una tragedia; e quando muore un papa? Quale aggettivo attribuire alla morte?

Gesù nel dialogo con i due discepoli di Emmaus, così parla della sua fine: «Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». Questo è quello che credo di Giovanni Paolo II. Un altro aspetto che ha motivato il dialogo tra le persone, in questi giorni, è stato quello del giudizio sull’opera del papa. D’altra parte, al termine della vita di grandi personaggi, è naturale fare bilanci e verifiche. E qui ciascuno ha cercato sulla base della propria visione di vita, una chiave di lettura. «È stato un grande comunicatore, ha saputo sfruttare al meglio la televisione», «È stato un vero missionario, ha girato il mondo per portare il vangelo», «È stato un abile politico, ha distrutto il comunismo»; «È stato un grande papa perché prima di tutto è stato un grande uomo!». Certamente Giovanni Paolo II è stato tutto questo e molto di più. Qui voglio solo ricordare alcuni gesti che costituiscono «la prima volta» di un papa. Sono gesti che Giovanni Paolo II ha compiuto perché i suoi predecessori avevano preparato il terreno e sono gesto che daranno i loro frutti per l’opera dei suoi successori.

Giovanni Paolo II è stato il primo papa ad entrare in una sinagoga (aprile 1986). È stato il primo a visitare una moschea (6 maggio 2001), il primo a parlare in una chiesa protestante (11 dicembre 1983), il primo ad andare in un paese ortodosso (Romania 7 maggio 1999). Se è vero che «il primo amore non si scorda mai», la chiesa, grazie a Giovanni Paolo II, ha già una storia d’amore iniziata. Dovrà solo avere il coraggio di viverla fino in fondo.