Toscana
Turismo, in Toscana presenze ridotte alla metà nel 2020. Ma ci sono segnali di ripartenza
Il crollo c’è stato, ma non più drammatico di quanto accaduto complessivamente in Italia. E comunque si intravedono segnali di ripresa e di ripartenza, a partire da un’offerta variegata che sicuramente è un punto di forza: con mille e seicento nuovi operatori che nel 2021 si sono iscritti alla piattaforma “Make” di Fondazione Sistema Toscana e 1030 nuovi pacchetti e idee di possibili viaggi, 3 milioni di visualizzazioni per 1 milione circa di utenti su www.visittuscany.it (rispetto all’anno scorso i francesi cresciuti di quasi nove volte, i tedeschi del 249 per cento, gli svizzeri del 135), 85 milioni di visualizzazioni su google e 13 milioni su facebook per la campagna “Toscana Rinascimento senza fine”. I dati del 2020, attesi, certamente rimangono e costituiscono l’impatto del Covid su un segmento importante dell’economia.
Il turismo in Toscana, rileva l’Irpet nel suo rapporto annuale (http://www.irpet.it/archives/60291), segna infatti alla fine nel 2020 il 54,3 per cento di presenze in meno. Il numero misura il complesso dei giorni di permanenza, moltiplicato per i turisti che sono arrivati. Naturalmente il comparto più penalizzato è quello straniero (- 76,5 per cento) rispetto alle presenze di italiani (- 28,7 per cento).
Questi almeno sono i dati nelle strutture ricettive ufficiali perché, rilevano sempre gli analisti, se si potessero quantificare i flussi anche degli affitti di case indipendenti e degli appartamenti ‘non ufficiali’ (AirBnb, ad esempio) – i più ricercati nel 2020 assieme alle strutture per il turismo all’aria aperta, una tendenza giudicata strutturale e di medio periodo, assieme al ritrovato protagonismo del turismo interno e del ‘viaggio lento’ – alla fine le perdite sarebbero probabilmente inferiori rispetto a quelle che appaiono. Sempre l’Irpet stima un – 45,3 per cento complessivo (-26,8 per cento solo sulle non ufficiali). I turisti hanno prediletto la rarefazione delle persone e la natura, due dati di cui far tesoro, assieme ad un’esperienza turistica sempre più digitale e con prenotazione estremamente flessibili. Quanto al turismo organizzato, la maggior parte degli esperti non precede un ritorno ai livelli pre-pandemia prima del 2023 o anche fino al 2024
Il turismo pesa in Toscana per circa il 10 per cento sul lavoro attivato nella regione. L’impossibilità o comunque la minore propensione a viaggiare causata dall’emergenza sanitaria ha avuto dunque riflessi rilevanti sulle diminuzione del prodotto interno lordo che, sempre secondo le ultime stime di Irpet, si attesta nel 2020 intorno tra il 10 e l’11 per cento. Si calcola che 46,8 milioni di presenze in meno in un anno siano valse 5,8 miliardi di euro di minori entrate sui dieci complessivamente persi dall’intera economia toscana.
Nel dettaglio gli arrivi di turisti internazionali, racconta l’istituto di programmazione economica della regione, sono crollati del 72,8 per cento. Meno turisti, con soggiorni lievemente più brevi. Effetto dell’impossibilità o comunque della minore propensione a viaggiare. Ma in Toscana non è andata molto diversamente che altrove: in Asia e nel Pacifico gli arrivi sono crollati del 74 per cento, in Europa del 68,5 per cento, del 71 per cento nell’area mediterranea.
A mitigare il crollo ci hanno pensato, grazie soprattutto al breve ma intenso boom estivo, gli italiani e il mercato interno, che storicamente costituisce però in Toscana solo una percentuale piccola dell’intero movimento, fatto da sempre di turisti in arrivo per lo più da oltralpe e da oltre oceano.
I paesi extra europei interrompono quasi completamente il flusso verso la Toscana a partire dalla fine di febbraio. Il calo dal Nord America è superiore, alla fine dell’anno al 90 per cento, così come da India e Cina. Crollano anche gli arrivi dalla Spagna (-87,5 per cento di presenze in meno) e dal Nord Europa (- 90,3 per cento): meno peggio per Francia (-73,5%), Paesi Bassi (-63,5%), Germania ed Austria (-60,4%) e Svizzera (-44,4%). Conta la prossimità. Per quanto riguarda il mercato interno i lombardi diminuiscono del 22,9 per cento, i piemontesi del 21,8 per cento, gli emiliano romagnoli del 27,7 per cento, ma i laziali del 37,7, i campani del 45,2, i siciliani del 49,2, i pugliesi del 50,7 e i sardi del 58,6. Numeri coerenti con un turismo che nel 2020 è stato soprattutto estivo e balneare, con spostamenti più limitato da regioni con accesso al mare.
Le città d’arte sono le destinazioni di gran lunga in maggior sofferenza: -72 per cento di presenze. Ma gli europei dell’ovest, diminuiti nelle città del 75 per cento, sono mancati anche nelle aree collinari quasi quanto nelle città d’arte, contribuendo alla fine quasi per la metà alle perdite di presenze in quel segmento, che segna alla fine un meno 62,4 per cento. La montagna si ferma invece a -49 per cento.