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TURCHIA: PER VESCOVI EUROPEI (COMECE) L’INGRESSO NELL’UE NON È QUESTIONE RELIGIOSA MA POLITICA

La decisione sull’avvio dei negoziati per l’adesione della Turchia all’Ue “non è una questione di ordine religioso ma politico”. Essa “merita una discussione approfondita all’interno della società civile europea”. Al termine dell’assemblea della Comece (Commissione degli episcopati della Comunità europea), svoltasi il 18 e 19 novembre a Bruxelles, è stata resa nota una dichiarazione intitolata “Riflessione sulla Turchia e l’Ue”. I vescovi dei Venticinque affermano: “Per la Chiesa cattolica è importante che la Turchia e l’Unione sviluppino relazioni costruttive e amichevoli. Non ci possono essere ostacoli di natura religiosa a ciò che un paese a maggioranza musulmana divenga membro dell’Unione”. A tale scopo è però “necessario che la Turchia rispetti i diritti fondamentali, per esempio l’uguaglianza di status delle donne, la libertà di espressione e la libertà religiosa”. La Comece ha dedicato ampio spazio al dibattito su tale argomento, ascoltando anche studiosi ed esperti di diverse nazionalità. I vescovi si chiedono dunque se “sia opportuno aprire i negoziati con la Turchia benché i diritti fondamentali, ivi compresa la libertà religiosa, non sono pienamente rispettati in questo Stato”. La Comece suggerisce di chiedere ad Ankara di “correggere le carenze” evocate in un recente documento della Commissione”, relative “alla libertà di espressione religiosa e alla tutela delle minoranze”. Tema, questo, che potrebbe essere discusso durante il prossimo Consiglio europeo del 16 e 17 dicembre, quando i capi di Stato e di governo dell’Ue assumeranno una decisione definitiva riguardante la Turchia. Sir