Toscana

TURCHIA NELL’UE: PERPLESSITÀ DELLA CHIESA ORTODOSSA RUSSA

Il Patriarcato di Mosca esprime forti perplessità sulla possibilità della Turchia di diventare Stato membro dell’Unione Europea. E’ quanto si legge in una nota del Dipartimento per le relazioni estere del Patriarcato in risposta ad un “documento di discussione” della Kek (la conferenza delle Chiese europee che raggruppa 125 chiese ortodosse, protestanti, anglicana e vetero-cattolica di tutti i paesi europei) dedicato alle relazioni tra l’Unione europea e la Turchia. “La partecipazione della Turchia all’Ue – scrive il Patriarcato di Mosca – è impossibile senza che prima non si siano risolte le esistenti contraddizioni tra la Turchia e gli Stati europei. E questo è impossibile se prima non si riconoscono le reciproche ferite e offese inflitte, e senza una revisione della storia passata e dei passi concreti da compiere verso la riconciliazione e la cooperazione”.

Due i motivi di perplessità sollevati da Mosca. Il primo è di natura geografica: “come si sa – si legge nella nota – l’80% del territorio turco si trova in Asia e solo il 20% in Europa”. Il problema è che “una possibile entrata della Turchia nell’Ue porterà inevitabilmente anche gli altri Stati che si affacciano sul Mediterraneo a reclamare un’identità europea e ad anelare ad entrare nell’Ue. Se la Turchia fosse ammessa, saprà l’Unione europea negare l’accesso a questi Stati?”. L’altra perplessità rimanda alla più delicata questione delle minoranze. Ciò che preoccupa “in particolare” la Chiesa russa è la situazione in cui vive la “Chiesa ortodossa di Costantinopoli” che “al momento attuale non ha diritto ad una identità legale. Ci sono anche problemi relativi alla restituzione di chiese e all’apertura della scuola teologica di Halki”. Mosca fa notare che anche le altre comunità cristiane in Turchia sono sottoposte a “controllo governativo” e “restrizioni politiche ed amministrative”. Sir