“Il governo dice regolarmente di onorare i suoi obblighi internazionali in materia di diritti umani, ma queste affermazioni sono lontane dalla realtà. È davvero arrivato il momento che le autorità cessino di rispettare i diritti umani solo a parole e adottino misure concrete per porre fine alle violazioni”: lo dice Hassiba Hadj Sahraoui, vice direttrice del Programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International, commentando il rapporto “In nome della sicurezza: in Tunisia le violazioni sono la regola”. “Come primo passo, devono riconoscere i preoccupanti fatti denunciati nel nostro rapporto, impegnarsi ad aprire indagini e portare i responsabili davanti alla giustizia” afferma Sahraoui. Il Rapporto parla di gravi violazioni dei diritti umani commesse nell’ambito delle politiche di sicurezza e antiterrorismo. Nel tentativo di prevenire la formazione di quelle che chiamano “cellule terroriste” all’interno del paese, le autorità si rendono responsabili di arresti e detenzioni di natura arbitraria, in violazione della stessa legge tunisina, di sparizioni forzate di detenuti, torture e altri maltrattamenti e, infine, di condanne emesse al termine di procedimenti iniqui, in cui imputati civili vengono processati da corti marziali che utilizzano elementi di prova scarsamente circostanziati. Il rapporto di Amnesty descrive i casi di Ramzi el Aifi, Ousama Abbadi e Mahdi Ben Elhaj Ali, tre coimputati nel cosiddetto processo Soliman. I tre prigionieri hanno riferito ai loro avvocati di essere stati picchiati, legati e presi a calci, il 16 ottobre 2007, per aver intrapreso uno sciopero della fame contro le condizioni di detenzione della prigione di Mornaguia. Il 20 ottobre, l’avvocato di Abbadi ha incontrato il suo cliente: impossibilitato a camminare, era su una sedia a rotelle, con un occhio pesto e una profonda ferita aperta su una gamba. Non risulta che i responsabili siano stati puniti né che sia stata avviata alcuna indagine. Ramzi el Aifi e Ousama Abbadi sono stati condannati all’ergastolo, Mahdi Ben Elhaj Ali a 12 anni. In appello, la condanna di Abbadi è stata ridotta a 30 anni, quella di Ali a 8. “Le autorità tunisine hanno l’obbligo di proteggere la popolazione e combattere il terrorismo ma, nel farlo, devono rispettare gli obblighi assunti nei confronti del diritto internazionale dei diritti umani” – ha precisato Hassiba Hadj Sahraoui. “Devono assicurare che tutta la normativa relativa alla lotta al terrorismo non faciliti le violazioni dei diritti umani e che l’operato del Dss e delle altre forze di sicurezza rispetti sempre le norme e gli standard internazionali sui diritti umani”.Sir