Vita Chiesa
Tsunami, un anno dopo l’India è ancora più povera
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Eccellenza, ad un anno dallo Tsunami, ha trovato rassegnazione o voglia di riscatto?
«I due stati d’animo convivono nella loro contraddizione, come, del resto, ricco di contraddizioni, è tutto l’immenso sub-continente indiano. La tragedia dello scorso anno ha reso ancor più drammatica la povertà di tanta gente sulla costa orientale. Senza le barche questi pescatori non hanno potuto lavorare per mesi».
Lei denuncia spesso le ingiustizie che affliggono la gran parte della popolazione mondiale. Che effetto fa vederle di persona?
«Si tocca con mano, nel senso letterale dell’espressione, la disparità spaventosa tra l’Occidente ricco e il Terzo e il Quarto mondo. Per questo, dopo un’esperienza così, si comprende, ancor più chiaramente, quanto sia urgente una politica internazionale che promuova lo sviluppo e la giustizia per tutti i popoli».
E la Chiesa cosa fa in un contesto così carico di contraddizioni?
«L’India è un mondo che avvince col suo fascino, che è fascino innanzitutto spirituale. La Chiesa si innesta in questa spiritualità diffusa e la porta a compimento, annunciando Gesù Cristo. La Chiesa vince una certa rassegnazione diffusa e, insieme con la Grazia di Dio, porta ovunque umanizzazione. Ho trovato comunità cattoliche vitali che sanno incarnarsi nelle attese e nelle sofferenze della gente. Dove c’è una comunità religiosa, come nella bella realtà delle Suore domenicane del Santo Rosario, c’è evangelizzazione ma ci sono anche dispensari, scuole, iniziative per la giustizia e la dignità. Per questo la preghiera e il sostegno materiale che possono venire dalle nostre Diocesi è fondamentale. E, vi assicuro, ho visto con i miei occhi che i soldi sono spesi e sono spesi bene».
Nata nel 1895, la Congregazione conta circa duecento suore, di cui la metà vive in India. Qui l’opera delle Domenicane è rivolta soprattutto all’educazione e all’assistenza sanitaria. Tra le prime richieste della popolazione locale c’è sempre, infatti, quella di dare un’istruzione ai propri figli, e così sono sorte scuole in lingua inglese. «Le scuole cattoliche hanno molto prestigio in India» ha spiegato suor Maria, incontrata sabato scorso a Villa Martelli, nella sede di Iolo.
«Molte autorità politiche e istituzionali, non cristiane, provengono da queste scuole. Solo così si riesce ad abbassare la percentuale troppo alta di analfabeti nel Paese». L’altro fronte che vede impegnate le suore di Santa Maria del Rosario è quello medico. Lebbra, tubercolosi e Aids colpiscono senza distinzione uomini, donne e bambini.
«Quando siamo giunti in India, vent’anni fa, abbiamo iniziato ad occuparci dei malati di lebbra – prosegue suor Maria – abbiamo dovuto bussare ad ogni porta perché di solito le persone affette vengono nascoste e emarginate, per paura del contagio. Una paura sociale che abbiamo sfatato, accogliendo i malati nei nostri dispensari, curandoli e permettendo quindi loro di riprendere una vita normale. Adesso ci stiamo occupando anche di reperire macchinari più moderni, in modo da garantire condizioni più sicure anche per chi lavora a stretto contatto con chi soffre di malattie infettive».