Toscana
Troppo sangue sulle strade delle vacanze
Che siate sull’autostrada Firenze-Bologna, o sulla superstrada Firenze-Pisa-Livorno, sulla variante Aurelia o sulla Statale di Paganico (la Siena-Grosseto), la prospettiva non cambia di molto. Quello che vi aspetta è un viaggio a rischio. Non solo per la possibilità di un incidente, che facendo i debiti scongiuri può essere in agguato ovunque. Ma per le code, i disagi per i cantieri, il pericolo per pneumatici e sospensioni che sono assicurati. Ogni anno, all’inizio dell’esodo estivo, tornano gli stessi problemi. La Toscana sconta ritardi nell’ammodernamento della sua rete stradale, errori di progettazione e realizzazione oltre ai soliti veti incrociati che bloccano le scelte. Intanto le immatricolazioni aumentano portando a 3 milioni i veicoli toscani ai quali vanno aggiunti quelli in transito nella nostra regione.
Nel corso del 2002 nei 423,9 km di autostrade toscane gli incidenti sono stati 1.084 con 1.806 feriti e 46 morti. Nello stesso periodo si sono avuti 1.709 incidenti sulle strade statali (2.617 feriti e 123 morti) e 1.009 in quelle provinciali (1.500 feriti e 60 morti). L’ora più pericolosa le 18, quando i pendolari rientrano a casa dal lavoro o, come nel caso della domenica, si rientra da una gita. Ma il discorso cambia se si guarda alle conseguenze dell’incidente, perché allora le ore più pericolose sono quelle notturne con il tasso di mortalità (numero di morti per 100 mila incidenti) che si impenna fino a quota 7.594,9 alle 5 del mattino, mentre tocca il punto minimo, 1.933,6 all’ora di pranzo. E gli incidenti notturni del venerdì e sabato notte sono il 44,4 % di tutti quelli notturni, a ricordarci che quella del rientro a casa dopo una notte in discoteca rimane la situazione di maggior rischio.
Infatti nell’ultimo week-end i morti sulle strade sono stati 65. Di chi è la colpa di questa strage continua?.
«Nel nostro paese le distanze di sicurezza sono un optional, non vengono rispettate. La gente corre e c’è questa abitudine deleteria di mettersi attaccati alla macchina precedente cercando il momento del sorpasso».
Quali sono i punti più critici del sistema stradale toscano?
«I nodi sono quelli noti. Prima di tutto il triangolo Firenze-Prato-Pistoia, dove si ha il maggior numero di incidenti sulle strade extraurbane e anche in autostrada; assieme a quello di Bologna, è uno dei punti più critici di tutta Italia. Poi c’è l’altro nodo, quello livornese, con i noti problemi dell’Aurelia».
Finalmente sono partiti i cantieri della variante di valico, ma l’adeguamento della nostra rete procede a rilento.
«La bretella Prato-Mezzana che è in costruzione, allevierà in parte la viabilità pratese. Poi ci sarà la terza corsia autostradale che è un progetto già annunciato ma ci vogliono ancora anni».
Quanti?
«Almeno tre o quattro per un alleggerimento. Però quando si parlava della bretella Barberino-Incisa, la variante di valico era un progetto molto più ambizioso e risolutivo. Adesso l’impatto e la portata si sono ridotti».
Con il passaggio delle competenze dall’Anas alle regioni c’è stato un miglioramento?
«Il passaggio dall’Anas alle regioni e quindi poi alle province, dovrebbe essere positivo, perché sono occhi più attenti alla realtà locale. Però poi bisogna vedere quali sono le risorse a disposizione. Coi tagli continui che si preannunciano… Mi risulta che alcune province sono impegnate in un’opera notevole di intervento e di manutenzione, ma occorrono risorse economico-finanziarie rilevanti».
Uno dei problemi della viabilità toscana è la strada di grande comunicazione Firenze-Pisa-Livorno, nata male e tenuta anche peggio. C’è chi propone di trasformarla in un’autostrada a pedaggio.
«Certamente questa sarebbe una soluzione che risolverebbe il problema, ma la vedo come la soluzione ultima. Se si potesse attingere a qualche altra ipotesi, ricorrendo anche a un project financing per attenuare gli oneri a carico dell’utente sarebbe meglio. Comunque la situazione non è più sostenibile e allora meglio un’autostrada a pagamento che una strada con un fondo pericoloso, dissestata, senza sicurezza…».
Poi c’è l’altro problema dell’autostrada tirrenica sulla quale non c’è accordo.
«Qui ci sono questioni di carattere politico. È difficile mettere d’accordo tutti, non solo Stato e regione, ma anche i vari comuni… Mi ricordo che 20 anni fa si titolava Aurelia, strada assassina. Qualcosa è stato fatto per migliorarla, però il problema di fondo rimane sempre. Dei due tracciati in discussione, quello suggerito dalla Regione ha il pregio di contemplare molte esigenze, però richiede tempi più lunghi. Bisogna che tutti i soggetti interessati mettano da parte gli interessi particolare per lavorare nell’interesse comune».
C’è anche un problema di segnaletica, spesso incoerente o imprecisa…
«A volte si segnalano i 50 km/h quando tranquillamente si potrebbero fare i 70 e nessuno li rispetta. Poi c’è il problema dell’educazione stradale. Su questa dovremmo lavorare e investire di più. Come Aci abbiamo lanciato il 7 aprile la campagna Né morti, né incidenti sulle strade che ha avuto effetto, facendo calare gli incidenti quasi del 30%. Queste cose servono, ma non devono essere degli spot, devono essere costanti. Le scuole sarebbero la palestra migliore. Bisognerebbe che l’educazione alla sicurezza, che è diventata materia obbligatoria, fosse costantemente curata come una materia che conta».
Invece, come si è visto con i corsi per il patentino, la scuola non sembra all’altezza di questo compito.
«Si è trovata impreparata perché mancavano risorse e mancavano anche le strutture. Non si improvvisa tutto nell’arco di sei mesi».
Torniamo agli incidenti dell’ultimo weekend. Come spesso avviene ha visto coinvolti mezzi pesanti.
«L’80% del trasporto merci è su gomma. Purtroppo ne parliamo da 20 anni alle conferenze del traffico di Stresa e Riva del Garda, ma il problema è rimasto immutato».
Alla vigilia del grande esodo, che partirà questo fine settimana e si concluderà non prima dell’8 agosto (ma poi sarà la volta del controesodo), le istituzioni lanciano la campagna per una partenza sicura. Un vero e proprio appello ai cittadini affinché si mettano in auto responsabilmente. «Noi garantiamo una rete sicura e presidiata, in cambio pretendiamo dagli automobilisti rispetto di regole, prudenza e responsabilità» dicono all’unisono l’amministratore di Autostrade per l’Italia Vito Gamberale, il sottosegretario alle Infrastrutture e Trasporti Paolo Uggè e il capo della Polizia stradale Pasquale Piscitelli. Un «patto per la sicurezza», insomma, tra cittadini e istituzioni, dove ognuno faccia la sua parte. E viste le ultime cifre 65 morti nell’ultimo week end, 17 in più dell’anno scorso e addirittura 22 in più rispetto al fine settimana precedente ce n’è davvero bisogno.
A muoversi dal 22 luglio al 7 settembre, secondo le stime di Autostrade, saranno 110 milioni di veicoli: un 10% in più rispetto al 2003 e, soprattutto, un numero inferiore al totale, visto che la società gestisce soltanto una parte, seppur consistente, delle autostrade italiane. Per affrontare simili numeri servono dunque interventi netti e precisi. Il primo è stato già preso, dal ministero delle Infrastrutture: i mezzi pesanti oltre agli abituali divieti del sabato e della domenica non potranno circolare venerdì 23 luglio e venerdì 6 agosto dalle 16 alle 24.
Al blocco dei tir si aggiungeranno interventi sulle infrastrutture e sui servizi, per garantire il massimo della sicurezza: saranno presenti sulle autostrade 6mila addetti e 1.600 automezzi speciali. Sette milioni di volantini saranno a disposizione per conoscere le previsioni del traffico e solo 14 dei 160 cantieri giornalieri rimarranno aperti. Un’informazione più precisa e incisiva, tramite i notiziari radiofonici e i pannelli a messaggio variabile, e gli assistenti ai caselli e nelle aree di servizio completeranno il quadro. Sull’esodo, inoltre, vigileranno 1.600 pattuglie della Polstrada e 150 presidi in altrettante aree di servizio.
Anche la tecnologia darà un notevole aiuto: è già in via di sperimentazione il nuovo sistema di controllo della velocità media ed entrerà in funzione il sistema «Policemap»: le operazioni di rilievo degli incidenti verranno velocizzate attraverso la semplice ripresa della scena, che verrà poi inviata ad un computer, permettendo così la rimozione quasi immediata dei veicoli. Saranno, infine, allestiti 25 presidi di volontari della protezione civile lungo i tratti autostradali più trafficati, con le squadre pronte ad assistere i viaggiatori rimasti bloccati. Ma tutto ciò non basta, se non c’è la collaborazione di chi è al volante.
«Il viaggio non è una gara ma un avvio delle vacanze dice Gamberale e le vacanze non devono rappresentare uno stress o una gara, ma un riposo. Ci auguriamo che queste nostre raccomandazioni vengano seguite». «Il consiglio aggiunge Piscitelli è di controllare bene le condizioni dell’auto prima di partire, affrontare il viaggio nelle migliori condizioni fisiche ma, soprattutto, mantenere la distanza di sicurezza e andare piano, rispettando i limiti di velocità». Insomma, ancora Gamberale, «il comportamento di guida al 91% è responsabile di ciò che accade. Guidare non rispettando i limiti di velocità o le distanze di sicurezza è un crimine e va trattato come tale. Un crimine contro se stessi, contro i propri compagni di viaggio e contro gli altri che viaggiano». E contro questa piaga, avvertono i rappresentanti istituzionali, non c’è che la «tolleranza zero».
Ministero dei trasporti e infrastrutture
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