Opinioni & Commenti
Triduo «a banda stretta»
E prima? Prima dello schiacciamento sulla linea dello zero? Prima la banda si restringe, perdendo picchi positivi e negativi, configurando un’oscillazione minima. Oscillazione che ben descrive quella ridotta capacità di piangere e di gioire, di compatire o stare soli, tipica del nostro tempo e delle ultime generazioni in particolare.
Il Triduo germoglia nell’humus di un’amicizia indicibile (la si vedrà, poco dopo il cenacolo, dare la vita per chi amico non si ritiene più), sprofonda nel dolore abissale di uno sconcio rifiuto mortale, sosta in un attonito silenzio che taglia l’anima e sboccia in una gloria che il cuore non contiene, al punto che può morirne. Il Triduo si incunea e spacca la caricatura di emozioni e di sentimenti, si innesta nella verità della vita, dilatando gli affetti, soffrendo per ingiustizia e morte, compatendo per malattia e fame, restando silente davanti ad ogni forma di assenza ed esplodendo in entusiasmo che stravolge la mente e cambia la vita.
Davanti ai colori sbiaditi e confusi delle emozioni studiate e dei pensierini senza subordinate, davanti al rumore continuo e ai sorrisi forzati sta la sapienza della chiesa che ce lo dona intatto nella sua potente freschezza: unità e distinzione nei tre giorni culmine del nostro anno. Tre passi di un cammino che si rinnova in consapevolezza, pur conservando l’umana opacità. La stessa che il Signore condivise con noi e trapassò per sempre con l’urlo sulla croce in cui consumò il corpo consegnandolo all’eterno. In quell’invocazione dall’abisso, la sua fede squarciò il velo e ci aprì l’infinito. Nei rapporti spezzati e banalizzati, virtuali e polverizzati, massificati o telepilotati, lo Spirito può entrare scuotendoci: la vita potrebbe essere immensamente più appassionante di una telenovela.