Prato

Trepidazione per Maurizio

Ore di trepidazione a Prato, come del resto in tutta Italia, per la liberazione di Maurizio Agliana e degli altri tre ostaggi in Irak, data per imminente mentre andiamo in stampa. Le trattative segrete e, da ultimo, la mossa andata a buon fine del corridoio umanitario della Croce Rossa a Falluja sembrano aver prodotto risultati significativi. Così tutti sperano di poter presto tirare quel sospiro di sollievo a lungo trattenuto. Della vicenda e degli ostaggi, in particolare del body-guard (ovvero guardia del corpo) pratese ormai si è detto tutto. Anche se restano ancora – sono gli stessi familiari a sottolinearlo – alcuni lati da chiarire circa la loro partenza per l’Irak nella veste di vigilantes privati. «Ma non sono mercenari», come hanno tenuto subito a precisare accoratamente i parenti.La vicenda che ha emozionato tutta la nazione inizia il martedì di Pasqua, 13 aprile. Quattro agenti privati di sicurezza italiani vengono rapiti in Irak da un gruppo di estremisti islamici (come ormai piuttosto sommariamente sono definite queste bande di criminali) non meglio precisati. Rilasceranno i sequestrati soltanto se l’Italia ritirerà le truppe dall’Irak. «Non siamo disposti a trattare», risponde subito il Governo italiano, anche se si precisa di voler fare il possibile per la liberazione degli ostaggi. Il giorno dopo la tv araba Al Jazira dà l’annuncio choc: uno degli ostaggi è stato ucciso; il nome viene fornito in diretta Tv, a «Porta a Porta», la trasmissione di Bruno Vespa: la vittima è Fabrizio Quattrocchi. In casa Agliana si tira comprensibilmente un sospiro di sollievo. Si vivono ore di angoscia: la situazione sembra ormai precipitare. I sequestratori annunciano altri ultimatum ma, scaduto il primo, grazie all’intensificazione dell’impegno diplomatico, le speranze tornano a farsi timidamente strada. È stato proprio questo dramma a far scoprire agli italiani una realtà del tutto sconosciuta della guerra irakena: la presenza – si parla di alcune migliaia di unità – di agenti privati di sicurezza al servizio delle imprese straniere che stanno operando nel paese medio-orientale dopo la caduta del regime di Saddam. Anche Maurizio Agliana, 36 anni, era partito da Prato alla vigilia di Pasqua per questo pericoloso lavoro. Non aveva dato molte informazioni ai familiari: è uomo di poche parole. Dopo pochi giorni i suoi lo hanno rivisto nell’ormai famoso video-annuncio girato dai sequestratori e trasmesso da tutte le televisioni del mondo. Professionista della sicurezza, molto apprezzato per il suo lavoro di guardia del corpo e di «buttafuori» nelle principali discoteche della Toscana, Maurizio Agliana è fin da ragazzo impegnato nell’Arciconfraternita della Misericordia di Prato, dove per i molteplici servizi gli è stato conferito il titolo di «capoguardia». Non a caso i familiari hanno provveduto ad inviare in Irak il curriculum umanitario di «cucciolo», come affettuosamente è soprannominato Maurizio: una mossa che sembra aver prodotto qualche effetto.La Misericordia e il Vescovo Gastone Simoni, dal canto loro, si sono subito mobilitati in favore del «confratello», prendendo contatto rispettivamente con il Patriarcato cattolico caldeo e con la Santa Sede. Sabato 17 aprile, nell’oratorio della Misericordia, il correttore mons. Lorenzo Lenzi ha celebrato una messa con una particolare intenzione di preghiera per Maurizio; anche nella sua parrocchia del S. Cuore ai Ciliani si è pregato nella domenica in Albis. E proprio dalla sede dell’Arciconfraternita, lunedì 19 ha mosso la fiaccolata di solidarietà organizzata dagli amici a cui hanno partecipato diverse centinaia di persone, sindaco di Prato in testa.Al di là dell’ufficialità delle notizie, il ruolo della Chiesa nella vicenda sembra essere stato incisivo. Il Nunzio apostolico a Baghdad mons. Filoni e il Patriarcato Caldeo, anche per la netta opposizione alla guerra, godono di stima da parte delle diversi comunità musulmane. Mons. Simoni, in questi giorni, è stato in continuo contatto telefonico con il Nunzio.Ora a Prato tutti aspettano la notizia della liberazione.G.R.