Arezzo - Cortona - Sansepolcro

Trent’anni d’impegno per i volontari ospedalieri

«La mia prima lettura e quel bambino in corsia»

E’ un bambino di pochi anni: viso simpatico, capelli chiari, occhi vispi. Siede sul suo lettino intento a giocare, viene interrotto dal nostro arrivo nella camera, lascia il suo gioco e ci guarda incuriosito. Ci presentiamo, anche lui dice chiaramente il suo nome, poi alza una mano con il palmo rivolto verso di sé e mostra le dita centrali per formare il numero dei suoi anni: sono tre. Io ho in mano un libro con un’illustrazione colorata e attraente sulla copertina. Gli dico che mi piacerebbe leggergli una storia, se vuole ascoltarla. Sicuramente l’idea gli è congeniale, dal letto si sposta sulla poltrona che si trova nella cameretta e si mette seduto in posizione di ascolto. Mi guardo intorno per cercare una sedia da accostare alla poltrona, in modo da essere entrambi comodi durante la lettura, il bambino capisce e mi precede: la sua manina batte più volte sulla poltrona dove siede, nel gesto di chi invita a prendere posto accanto a sé. Un gesto spontaneo, che conquista subito. Ora siamo seduti sulla stessa poltrona, separati da un libro aperto e nello stesso tempo uniti da quel libro. Comincio a leggere, guardiamo insieme le illustrazioni colorate, io leggo le parole, lui legge le immagini, ne commenta qualcuna, con la spontaneità e la semplicità di un bambino della sua età. La storia si avvia verso il grande finale…a sorpresa, il bruco diventa una grande farfalla colorata. Non si è ancora spenta la meraviglia per la trasformazione, accompagnata dalle ultime parole in rima del racconto, che il bambino chiede subito di ricominciare la lettura. Leggiamo lo stesso libro ancora e poi ancora, in tutto tre volte, una volta per ognuno dei suoi piccoli anni. È il primo giorno di lettura nel reparto di pediatria all’ospedale. Questo bimbo è il primo che mi ascolta. Ora la finestra è aperta, spalancata da una piccola mano che usa il dito indice, medio e anulare per indicare il numero tre.

Sara D’Introno

Liberabimbi

La storia della piccola Halina e del regalo rimasto impacchettato

Hai in testa un fazzoletto a fiori legato dietro, per nascondere quello che non c’è più. Io ho il naso rosso per nascondere il pugno chiuso che sento nello stomaco. Vieni da lontano e parliamo lingue diverse, ma ci intendiamo subito e il gioco viene facile. La tua risata! La sento ancora, parte timida, titubante, poi ti lasci andare e sono mille campanelli d’argento, e gli occhi trovano finalmente i loro 7 anni! Per Natale ti ho comprato un regalo speciale, ho fatto un pacchetto colorato con un gran fiocco. Non vedo l’ora di guardarti mentre lo scarti. La meraviglia, la gioia! Non hai fatto in tempo, sei volata via prima di poterlo sciogliere quel fiocco! Il pacchetto è da 8 anni in fondo al mio armadio. Non lo darò a nessun altro bambino. Era per te piccola Halina. Ti immagino giocare con gli angeli, non hanno il naso rosso, ma fanno magie più belle delle mie.

Clown-dottore

«Io, volontaria che tendo la mano a chi è solo»

Sono Franca e faccio volontariato da dieci anni. Il giovedì sono nel reparto di malattie infettive ed ematologia, il venerdì in chirurgia. Sono due reparti dove trovo dolore e sofferenza. Nell’aiutare le persone malate, dimentico le mie preoccupazioni e ottengo da esse coraggio e speranza come io cerco di darla a loro. Salgo con l’ascensore ai reparti e pensando che potrei essere io al posto dei malati che vado a trovare o, peggio ancora, qualcuno della mia famiglia, rifletto sul modo di pormi: dovrò dire cose giuste secondo le diverse situazioni che incontrerò per non farli sentire soli nella sofferenza, nell’angoscia, nel dolore e quindi far sentire che c’è qualcuno che condivide le loro tribolazioni. C’è chi ha bisogno di cose materiali, ma c’è anche chi vuole essere ascoltato, capito e chi ti tende la mano e vuole che io la stringa con le mie. Purtroppo ci sono tante persone sole, abbandonate dai parenti. Per alleviare queste sofferenze aggiuntive della solitudine basta poco: una parola, un sorriso, un piccolo favore.

Franca Grini

Volontaria Avo