Lettere in redazione
Trent’anni di Medjugorje, cosa ne dite?
Su quanto avviene da trent’anni a Medjugorje siamo intervenuti più volte, anche in questa pagina. E in occasione del trentennale abbiamo segnalato sulle pagine regionali l’evento nazionale che si è tenuto al Mandela Forum di Firenze, il 21 maggio, dedicandogli poi alcuni servizi sull’edizione fiorentina del settimanale. Certo, potevamo anche fare di più per un anniversario «rotondo» com’è il trentennale. Ma in fin dei conti Medjugorje non ha bisogno di… pubblicità, quanto piuttosto di «prudenza». Ricordo che durante l’ultima «visita ad limina» (16-20 aprile 2007) i vescovi toscani ebbero, come di consueto, anche un incontro presso la Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede, con il Segretario monsignor Angelo Amato, il quale, proprio a proposito delle apparizioni di Medjugorje li invitò «a rendere pubblica l’omelia del vescovo di Mostar, per fare chiarezza sul fenomeno religioso legato a questo luogo», cosa che poi regolarmente avvenne tramite i «Bollettini diocesani». Quell’omelia, pronunciata il 15 giugno 2006 da mons. Ratko Peric, è molto critica verso i «veggenti» e ribadisce tra l’altro che «in base alle indagini e prassi finora avute», «riguardo agli avvenimenti di Medjugorje per tutti questi 25 anni non è accertata, a livello ecclesiastico, nessuna apparizione della Madonna come autentica». Di nuovo c’è che dal 26 marzo scorso è all’opera un’apposita commissione internazionale d’inchiesta, voluta dal Papa e presieduta dal card. Camillo Ruini, che sta operando come è opportuno con la massima discrezione. Penso che possa dissolvere dubbi e accuse (come quelle sul ruolo di padre Vlasic, dimesso dallo stato clericale e dall’ordine francescano nel marzo 2009). Difficilmente, però, potrà dire una parola definitiva sull’autenticità delle apparizioni e sul «messaggio» che ne deriva, fintanto che queste continueranno a ripetersi. Ma per un credente anche l’apparizione mariana più importante, anche quella storicamente più assodata, non aggiunge nulla al deposito della fede. «Il loro ruolo come si legge al n. 67 del «Catechismo della Chiesa Cattolica» non è quello di migliorare o di completare la Rivelazione definitiva di Cristo, ma di aiutare a viverla più pienamente in una determinata epoca storica».
Claudio Turrini